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Scheda: |
Le anatre selvatiche di Stefano Cammelli- Presto comincera' il primo freddo. Allungo' il braccio per mostrare uno stormo d'uccelli migratori in formazione. Diretti a sud. La larga manica di seta rimase sospesa. Una macchia di giallo chiaro contro il cielo. - Partono in silenzio - aggiunse abbassando il braccio. Il colore oro e cremisi contrastava sul fondo scuro della riva. Diveniva, a sua volta, fonte di luce. Di riflessi dorati. - Vanno a sud. Forse tra qualche giorno giungeranno a Shanghai - rispose, scandendo lentamente le parole. C'era qualcosa di teso in lui. Quasi non la stesse ascoltando. Oltre il promontorio roccioso alla loro destra si udirono dei rumori. Giunsero le voci di alcuni pescatori. Apparvero una, due barche. Dirette verso il largo. Le loro sagome scure tracciarono una lieve linea sull'acqua fino a che, doppiata completamente la punta, volsero la prua verso il mare aperto. Per un poco le voci dei pescatori si mescolarono al rumore dell'acqua franta dai remi. Poi tutto sembro' confondersi in un indistinto fruscio. Un'eco portata dalla brezza marina da un punto imprecisato, lontano da loro. Il silenzio di quell'ora parve ancora piu' intenso. Erano di fianco, seduti a breve distanza l'uno dall'altro, lo sguardo rivolto lontano. Scambiavano, ogni tanto, poche parole. Cui seguivano lunghi silenzi. Le loro sagome, solo leggermente convergenti ma non esattamente di fronte l'una all'altra, parlavano di due persone abituate da tempo a stare insieme. C'era fra loro la familiarita' che permette il silenzio. |
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