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Scheda:

Stefano Cammelli
Te' verde

Le anatre selvatiche di Stefano Cammelli

- Presto comincera' il primo freddo. Allungo' il braccio per mostrare uno stormo d'uccelli migratori in formazione. Diretti a sud. La larga manica di seta rimase sospesa. Una macchia di giallo chiaro contro il cielo.

- Partono in silenzio - aggiunse abbassando il braccio.

L'uomo alzo' lo sguardo oltre il nero delle rocce. Si volto' lentamente verso di lei. Non guardo' dove la sua mano aveva indicato. Sembrava piuttosto stesse osservando il suo viso con la curiosita' nascosta di una prima volta. Pareva stesse sorridendo. Perche' quell'espressione debole, quasi infantile? Parte della baia era gia' nell'ombra. Il promontorio ancora illuminato dai raggi del sole. In quel punto il colore delle rocce e della vegetazione sembrava particolarmente vivo. Quasi brillante. C'era qualcosa d'acceso nel verde degli alberi. Lei taceva. Sulla pelle una luce incerta, forse dovuta ai riflessi del tramonto sulle onde del mare. Alle loro spalle, dal grande bosco di pini, giungeva il fruscio dei rami mossi dal vento. Sembrava fosse l'unico rumore nella piccola baia. Come altre volte in passato avevano portato in riva all'acqua dei cuscini di seta di Taegu.

Il colore oro e cremisi contrastava sul fondo scuro della riva. Diveniva, a sua volta, fonte di luce. Di riflessi dorati.

- Vanno a sud. Forse tra qualche giorno giungeranno a Shanghai - rispose, scandendo lentamente le parole.

C'era qualcosa di teso in lui. Quasi non la stesse ascoltando. Oltre il promontorio roccioso alla loro destra si udirono dei rumori. Giunsero le voci di alcuni pescatori. Apparvero una, due barche. Dirette verso il largo. Le loro sagome scure tracciarono una lieve linea sull'acqua fino a che, doppiata completamente la punta, volsero la prua verso il mare aperto. Per un poco le voci dei pescatori si mescolarono al rumore dell'acqua franta dai remi. Poi tutto sembro' confondersi in un indistinto fruscio.

Un'eco portata dalla brezza marina da un punto imprecisato, lontano da loro. Il silenzio di quell'ora parve ancora piu' intenso. Erano di fianco, seduti a breve distanza l'uno dall'altro, lo sguardo rivolto lontano. Scambiavano, ogni tanto, poche parole. Cui seguivano lunghi silenzi. Le loro sagome, solo leggermente convergenti ma non esattamente di fronte l'una all'altra, parlavano di due persone abituate da tempo a stare insieme. C'era fra loro la familiarita' che permette il silenzio.

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