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Ardea Montebelli: nunzio.lupo1@tin.it
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Intervista ad Ardea Montebelli,
autrice del Paradosso della memoria
Cosa ti ha spinto a scrivere delle meditazione in versi sulle Lettere
di Giovanni?
Parlare della mia scrittura mi imbarazza: non tanto per il timore di svelarmi
ma per il timore di essere fraintesa. Ad esempio, se il mio fare poesia
venisse inteso come un mezzo come un altro per differenziarmi dagli altri
e per caricare sugli altri il peso di questa diversità. Senza addentrarmi
troppo nel problema, vorrei spendere alcune parole sul perché,
a un certo punto della mia esistenza, abbia deciso di dedicarmi alla poesia
religiosa.
Sì, cosa puoi dirci in merito?
La poesia è un mezzo molto felice per comunicare agli altri le
proprie urgenze interiori. Domande inquietanti mi stanno davanti come
specchi ad interrogarmi. Fare poesia significa aprire il cuore, la mente,
la coscienza ad un'indagine minuziosa, estremamente critica, a volte anche
severa.
Ma perché scrivere proprio un libro di poesa religiosa?
Perché attraverso questo libro ho cercato e trovato l'unico Dio
possibile, non confinato alle mie devozioni o ai miei momenti di depressione,
né tantomeno ai momenti di pace ed esultanza, ma un Dio che c'entra
con tutto o non è Dio. Io credo che considerare con onestà
il significato della nostra esistenza apra alla possibilità di
un incontro reale, non fittizio o ideologico. Sinceramente non mi interessa
un cristianesimo moralistico, che scende fino ai dettagli nella definizione
di quello che posso o non posso fare. Vale la pena sprecare i miei giorni
o non è meglio farli finire perché non hanno senso? Ecco,
a me il cristianesimo ha dato la risposta a questo. Avevo bisogno che
nel mio cuore entrasse Qualcuno che fosse il senso per i miei giorni e
un senso che è prima, durante e dopo i miei giorni. Non è
diverso il primo passo che faccio verso una meta, dal secondo, dal terzo,
dal centesimo o dal millesimo perché tutti sono mossi dall'unica
origine e vanno verso l'unico esito. Certo camminare sporca le scarpe,
ma l'importante è sapere dove si va. Sapere la totalità
di una Presenza che invade l'aria che respiro, la terra che calpesto,
il cibo che mangio, il mio lavoro, i miei affetti, la mia stanchezza,
che invade tutto e dà a tutto unità e significato.
Hai qualche altra passione, oltre alla poesia?
Mi occupo anche di fotografia. Prediligo il bianco e nero. Cerco di sviluppare
attraverso le immagini le stesse tematiche che propongo con i testi. Da
anni organizzo letture di poesia in chiese e monasteri. Ho collaborato
con musicisti e anche con un pittore.
Quali sono le tue letture preferite?
Leggo quasi esclusivamente poesia, prediligendo autori come David Maria
Turoldo e Clemente Rebora.
(Fara Editore, febbraio 2001)
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