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Il
libro
Un racconto inedito
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Intervista a Fabrizio Bolivar
autore di Maledetta vita
vincitore della II edizione del concorso Pubblica con noi
Come sei venuto a conoscenza del nostro concorso e perché
hai deciso di partecipare?
Ho saputo del concorso navigando in internet. Ecco, ho pensato mentre
leggevo il regolamento, questo è il concorso che fa per me. Da
un po' di tempo cercavo l'occasione giusta per spedire a qualcuno la raccolta
di racconti "Maledetta vita che mi hai voltato le spalle", ma
i concorsi letterari richiedono quasi sempre racconti singoli o romanzi.
Sebbene i miei racconti siano slegati uno dall'altro, li ho sempre considerati
un'opera unica. E allora quando ho letto del concorso Pubblica
con noi non ho esitato nemmeno un attimo. Inoltre il premio in caso
di vittoria sembrava decisamente interessante... La pubblicazione, per
un autore completamente sconosciuto, penso sia il miglior riconoscimento
possibile.
Che rapporto hai con la scrittura (scrivi abitualmente, in certe
situazioni, quando capita, per te stesso, avendo in mente dei lettori…)?
Appena ho tempo, scrivo. Purtroppo non capita così spesso come
vorrei, e allora mi limito ad annotarmi frasi o idee su un foglietto per
poi riprenderle e approfondirle davanti ad un monitor alla prima occasione.
Questa mancanza di regolarità nella scrittura forse è il
motivo principale della mia predilezione per il racconto breve. I progetti
ambiziosi richiedono decisamente una costanza maggiore. Per questo motivo
sto cercando di crearmi gli spazi necessari per terminare il romanzo che
ho iniziato a scrivere alcuni mesi fa. Scrivere mi diverte, e lo faccio
unicamente per me stesso, anche se sono sempre molto curioso di sapere
cosa pensano i lettori della mia scrittura e delle mie storie.
Come definiresti il tuo modo di scrivere, a quali autori ti senti
particolarmente vicino?
Lo definirei vivace e diretto. Soprattutto perché la mia scrittura
è fatta di frasi brevi, azioni e dialoghi. Nutro scarsa simpatia
per le descrizioni particolareggiate. Mi soffermo solo sui dettagli che
giudico significativi. Ma la cosa non è funzionale al racconto
breve, è proprio il mio modo di scrivere che è così,
anche nel racconto lungo.
Gli autori che preferisco sono Jerome K. Jerome, Charles Bukowski e John
Fante. La cosa che secondo me li accomuna è l'ironia. Questo aspetto
me li fa sentire vicini.
Quali libri ti hanno particolarmente segnato, credi ancora nel
futuro del libro?
"Ad Ovest di Roma" di John Fante e "Post Office" di
Charles Bukowski sono sicuramente tra i libri che mi hanno lasciato un
segno.
Non ho mai avuto dubbi sul futuro del libro. Penso che il suo fascino
lo salverà dagli attacchi della tecnologia.
Il libro contiene due opere diverse per genere: ti crea disagio
essere accostato a un poeta?
Assolutamente nessun disagio. Secondo me le figure del narratore e del
poeta non sono così distanti come qualcuno sostiene. Basti pensare
al già citato Bukowski, autore di romanzi e racconti, ma soprattutto
autore di moltissime poesie. Avere a che fare con le parole è sempre
interessante e stimolante. Credo che condividere questa esperienza con
un poeta darà ad entrambi un'importante opportunità di confronto.
(Fara Editore, gennaio 2004)
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