Intervista a Gilberto Ciavatta
autore di E la luna partì
Come ti descriveresti in dieci righe?
"Non si è ma vista una luna equilibrista!"
Sono un po' come la luna del mio racconto quando, in equilibrio sul filo,
è attratta dal suo futuro ma prova delle vertigini se lo guarda.
Ritrova l'equilibrio solo se concentra lo sguardo dritto davanti a sé,
ma nuovamente non riesce a trattenere la sua curiosità.
Sono un romantico, mi appassiono a tutto quello che può in qualche
modo mettermi alla prova e mi offre la possibilità di comunicare
agli altri quello che vivo.
Sono infinitamete riconoscente a Dio per la famiglia e gli amici che mi
ha messo accanto.
Da cosa nasce il desiderio di scrivere?
Ho sempre desiderato scrivere ma è rimasto a lungo un sogno nel
cassetto.
Nasce certamente da un bisogno di comunicare i miei stati d'animo, le
mie paure, i miei sogni. Quando scrivo mi lascio trasportare dalla corrente
dei miei pensieri e in qualche modo questo mi aiuta a scoprirmi e a rivelarmi
agli altri.
Per scrivere questo racconto sono dovuto uscire da me stesso per mettermi
nei panni dei personaggi. Vedere le cose da un'altro punto di vista, come
ho più volte ripetuto nel racconto, aiuta a capire e ad amare sé
stessi e gli altri.
Quali letture, quali autori ti hanno maggiormente colpito?
Mi piace leggere tutti i generi letterari. Sicuramente Hermann Hesse ha
influenzato molto la mia ricerca spirituale. Ringrazio Michael Ende per
l'amore che ho per la fiaba, mentre a Kurt Vonnegut devo il gusto per
l'ironia e la satira.
Fino a che punto la scrittura riflette il vissuto dello scrittore?
Molto. I protagonisti del racconto vivono esperienze o provano sensazioni
che in qualche modo ho vissuto. Nonostante questo non considero E
la luna partì uno scritto autobigrafico.
Nella luna c'è tutto il mio desiderio di svincolarmi dai ritmi
e dalle convenzioni che mi vengono inposte e la volontà di trovare
la "verità". Nei personaggi che incontra c'è la
mia paura di cambiare, la difficoltà che ho ad assumermi le responsabilità
e la tentazione di anestetizzarmi e omologarmi.
Nel racconto ho cercato di esprimere la mia visione dell'uomo e il suo
ruolo/rapporto con la società. Ho tentato di mettere in risalto
il contrasto tra il mondo del potere e dell'economia con quello dell'etica
e dei valori. In fondo voglio raccontare come le scelte che più
o meno coscientemente ogni giorno ci troviamo a fare, in qualche modo
cambiano il nostro destino e quello degli altri.
Questa è la tua opera prima: perché hai scelto di scrivere
un racconto-fiaba?
La cosa mi è venuta abbastanza naturale forse perché si
prestava all'argomento che volevo affrontare. Amo le favole perché
in qualche modo ci permettono di ricreare un mondo fuori dalle regole
convenzionali. I personaggi non si devono attenere ai parametri di spazio/tempo
che condizionano la nostra esistenza ed è possibile dilatare le
situazioni in modo che vengano amplificati gli stati d'animo e le emozioni
che normalmente non trovano spazio nei ritmi serrati nella nostra vita.
Considero la fiaba una sorta di "boccata d'aria".
Hai progetti letterari in corso di realizzazione?
Sì. Attualmente sto annotando tutte le idee che mi vengono in mente.
Mi piacerebbe molto scrivere qualcosa sul rapporto tra nord e sud del
mondo. Sono particolarmente sensibile a questo argomento e vorrei scrivere
una fiaba che faccia riflettere su come sia indispensabile cambiare il
nostro stile di vita se vogliamo dare un futuro di pace al nostro pianeta.
Quale tipo di lettori ti piacerebbe in modo particolare raggiungere?
Sicuramente tutti coloro che hanno voglia di riflettere e farsi provocare.
Sarei felice che il mio libro arrivasse ai giovani che si trovano nel
periodo delle grandi scelte. Loro sono più facilmente influenzabili
da un sistema tende a considerare la persona sempre più come consumatore
che come soggetto unico e originale. Chi detiene il potere economico è
fortemente iteressato a renderci il più possibile uguali. In questo
modo consumiamo le stesse cose, abbiano le medesime abitudini e siamo
più funzionali e facilmente controllabili. E
la luna partì vuole essere una riflessione su tutte queste
cose.
(Fara Editore, febbraio 2003)
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