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Chiara De
Luca
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La collezionista
ovvero la Sindrome di Babbo Natale
di Vincenzo
D'Alessio
Il nuovo romanzo di Chiara De Luca è bello e travolgente al tempo
stesso, carico di profonda umanità e sereno altruismo.
Chi cerca lavoro di questi tempi e non lo trova farebbe bene a leggere
queste pagine, piene di fumo di sigarette (proprio ora che la legge le
vieta), stracolmo di autentica poesia.
Il personaggio Consoli (anche se l'autore siciliano si chiama Consolo)
meridionalee legato, come tutti i meridionali, più ai sentimenti
che alla cruda e nera realtà, si muove nella bellissima toscana
e dintorni con la prontezza giovanile dei neolaureati.
Ma la laurea che cos'è? Un biglietto per un treno che non raggiunge,
se non dopo troppo tempo, la stazione desiderata. Troppi ritardi nella
nostra Penisola e in modo orrendo al Sud della penisola italiana.
Bellissima la correlazione umanesimo-Babbo Natale, che ha visto morire
la poesia dopo Montale troverà in queste pagine diverse risposte
senza scomodare i grandi autori nazionali o internazionali dalla piccola
mente di una fragile creatura.
I prodromi per guardare con attenzione alla postavanguardia del terzo
millennio.
Non c'è poesia più bella di un romanzo scritto bene.
De Luca fa il suo corso senza troppi inciampi e questo è un bene
per la lingua italiana scritta e letta nel romanzo.
Una giusta postazione tra Éparchia e Epílogos: l'umanesimo
regge in tutto la costellazione dell'essere:
"(…) vidi un ragazzo seduto sui gradini di una chiesa (…)
Poi vidi la sua mano destra armeggaire (…) Vidi l'ago conficcarsi
nella carne, andare a fondo, sparire." (p. 134)
Montoro Inferiore, settembre 2005
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