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I cadaveridi Davide NotaIl fiume Hai il corpo smangiato dagli oli, morto
(dall'autopresentazione) Rifiutare tendenzialmente gli ultimi venticinque anni di nuova poesia italiana (con le dovute eccezioni: Dario Bellezza, Gianni D’Elia, pochi altri) significa rinunciare all’idea di una vita, e di una poesia, ridotte a poco più che attività decorative, da casa o bottega. La tradizione della grande poesia italiana, neovolgare, popolare e popolata, è invece un continuo incontro epifanico con i messaggeri della nuova epoca. In questa cerco di muovere i miei personaggi in versi, tentando di restare fedele al loro reale visivo e tonale, anche sottolineandolo con contrasti stilistici. Occorrerebbe rimuovere definitivamente l’idea controriformista e male innamorata di una poesia meramente poetica, tornando all’esperimento orale e plurilinguistico della vita che pulsa nel fango, e non nel suo epigono privato della media koinè centro-settentrionale. |
grafica Kaleidon | © copyright fara editore |