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Il
libro con i racconti editi
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Il raccontino allegro del buon umore
di Fabrizio Bolivar
Ofelia stava annaffiando le betulle nel suo giardino supersonico. Che
lei lo chiamava così, il suo giardino.
Non è l’aggettivo più adatto, mi sembra, le aveva
detto Gastone, il suo vicino di casa. Il tuo giardino è bello meraviglioso
e curato, ma supersonico non mi sembra molto azzeccato, come aggettivo,
ecco, le aveva detto Gastone.
Poi era morto. Era lì dietro la siepe cha parlava con Ofelia del
giardino supersonico e patapunf, si era accasciato a terra ed era morto.
Ti sta bene, aveva pensato Ofelia. Così impari a contraddirmi.
Poi Ofelia era tornata in casa e si era buttata sul divano.
Oh, si era detta. Adesso faccio proprio un bel riposino.
Aveva chiuso gli occhi ed era morta. Il riposino per farlo l’aveva
fatto, è che lei non pensava di farlo così lungo, il riposino.
Quando sua nipote era andata a trovarla e l’aveva vista lì
sul divano le aveva detto di smetterla di far finta di essere morta. Che
sua zia le faceva sempre lo stesso scherzo. Si metteva su divano e faceva
finta di essere morta.
Allora, la pianti? le aveva detto la nipote.
Niente, Ofelia non si muoveva. Che di solito reggeva lo scherzo per qualche
minuto poi si stufava. Ma quella volta lì no. Era costretta a resistere.
La nipote aveva mandato a quel paese la zia ed era uscita di nuovo. Prima
o poi la capirà che quello scherzo non è affatto divertente,
si era detta la nipote. Era lì che camminava sul marciapiede scancherando
contro quella testona della zia, quando sguisch, era scivolata ed era
morta.
Un passante l’aveva soccorsa e aveva chiamato aiuto. Era arrivata
l’autoambulanza ma non c’era stato niente da fare. Che poi
quel passante lì c’era rimasto male. E pensare che era così
di buon umore, prima di vedere l’incidente. Anche vederla cadere
gli era piaciuto. Che la ragazza aveva fatto proprio uno svoltolone spettacolare.
La gonna le era finita in testa e lui le aveva visto le mutande. E poi
si era messo a ridere. Dopo, quando si era accorto che quella tipa ci
aveva lasciato le penne, aveva cambiato umore. Allora era andato al bar,
aveva preso un’aranciata, l’aveva bevuta ed era morto. Sbadabam,
aveva fatto cadendo dallo sgabello. Che il barista si era sporto dal bancone,
aveva guardato in terra e gli aveva chiesto se l’aranciata era troppo
fredda. Poi si era accorto che era morto e allora aveva chiuso il bar
per sempre.
Ma vacca troia, aveva raccontato alla moglie. Gli ho dato l’aranciata
e quello lì non mi va mica a morire subito, aveva detto alla moglie.
Che se moriva dopo mezzora a casa sua non era mica meglio? No, lì
al bar mi va a morire, mi va, aveva detto.
Sono cose che succedono, aveva detto la moglie coprendosi di più
con le lenzuola. Dai Tazio, non te la prendere… Tazio? Tazio?
Era morto anche lui.
Qui non si può raccontare una storia che muoiono tutti, vacca troia
merda, aveva pensato lo scrittore all’avanguardia che aveva in mente
il raccontino allegro del buon umore. Che uno non fa neanche in tempo
a creare un personaggio che vacca boia questo qui muore, si era detto
lo scrittore all’avanguardia. Va' che è una bella fregatura
che appena entra un personaggio nella storia va a finire ch
(giugno 2004)
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