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Intervista a Laura Bonalumi
Gli occhi del mondo
Cosa puoi dire di te ai nostri lettori?
Sono una trasformista.
Mi piace seguire l’onda che muove il mio istinto. E così
ho raccolto lungo il mio cammino, ormai giunto al quarantesimo giro, tante
esperienze. Tutte legate al mondo dell’arte, della comunicazione.
La sfida maggiore è stata quella di sfatare un luogo comune: “gli
art director non sanno scrivere!”. Ascoltare, guardare, pensare.
Questi sono i comandamenti della mia quotidianità. Raccolgo informazioni,
di ogni tipo, che poi lentamente elaboro. È una preziosa eredità
che mi ha lasciato il mestiere di pubblicitario.
Quali sono i tuoi interessi, le tue letture?
Ora che sono diventata mamma (mamma bis, ho due bambine), i miei interessi
trovano sempre meno spazio. Il talento di George Michael è stato
battuto alla grande da: “I migliori successi dello Zecchino d’Oro”,
e il cinema è esclusivamente firmato Walt Disney.
Comunque, tutto aiuta!
Però il tempo per leggere nessuno me lo toglie. Leggerei sempre.
È una passione antica. Non ho preferenze di genere, anche se i
thriller difficilmente mi interessano. Volentieri acquisto un libro di
Camilleri, mi rilassa, ma quando ho bisogno di nutrirmi, di apprendere,
allora scelgo i classici della letteratura russa: Dostoevskij e Tolstoij
(Anna Karenina è uno dei miei libri preferiti).
Comunque, sopra tutti, in cima alla classifica c’è:
I ragazzi della via
Paal di Molnar. Lo leggevo da piccola, rappresentava perfettamente
la mia idea di mondo, di amicizia, di gruppo. Lo consiglio a tutti.
Com’è nata l’idea di scrivere Gli
occhi del mondo?
Vorrei che nessuno facesse del male ai bambini. Da quando sono diventata
mamma, questo pensiero è diventato più forte. Si è
quasi trasformato in paura. La paura che qualcuno possa offendere, ferire
anche le mie bambine. E questo mi spaventa. Così l’idea di
farne un libro. Provare a parlarne, evitando volutamente la morbosità
dei dettegli, senza cedere alle atrocità delle descrizioni. Raccontare
che può succedere, a chiunque, in qualsiasi momento. I bambini
sono sacri, sono preziosi e come è citato nelle prime pagine del
mio libro: “L’unica cosa necessaria per la serenità
del mondo è
che ogni bambino cresca felice” (Capo indiano Dan George).
Hai progetti nel cassetto?
Ho un grande sogno: frequentare un corso di pasticceria. Penso che la
cucina sia la somma completa di tutte le arti, magicamente riesce ad unire
e a stimolare tutti i nostri sensi. Ma per ora resta un sogno, la realtà
mi vede già impegnata a raccogliere materiale per iniziare un nuovo
testo. Vorrà dire che i miei ospiti si accontenteranno di una banale
fetta di torta alle mele!
(maggio 2006)
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