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Corrado Giamboni
La foto
Io mio nonno Primo non l'ho mai conosciuto. Le cose che so di lui mi
sono state raccontate da mio padre, che a sua volta le aveva sentite dire
dalla gente che aveva conosciuto suo padre meglio di lui. E si sa poi
come funziona la trasmissione orale dei racconti, molte cose possono essere
inesatte, altre certamente vengono amplificate quando non addirittura
inventate. Quella che ne viene fuori è comunque la figura di un
uomo generoso e grande, che tutti avrebbero voluto avere come nonno, e
quello è mio nonno. Mio nonno Primo era partigiano e quando fu
ucciso nel 1944 mio padre aveva nove anni. Se è vero che io non
ho avuto un nonno, mio padre si può dire che quasi non abbia avuto
un padre. Nella foto c'è mio nonno Primo e suo nonno, cioè
il mio bisnonno, che si chiamava Donato. E la mia bisnonna, che si chiamava
Maria. La foto è del 1900, c'è scritto dietro a penna, semicancellato
da una goccia scura che ha quasi completamente cancellato il numero "1".
Il padre di mio nonno si chiamava Donato come suo nonno, e faceva il contadino,
poi il fattore. Andava spesso ai mercati, dove portava i prodotti, le
bestie, le ceste che facevano la mia bisnonna e le altre donne la sera
nelle veglie, e il suo mandolino, perché il mio bisnonno, come
poi mio nonno e poi suo figlio e così via fino a me, abbiamo sempre
suonato per hobby. Io suono la chitarra, mio padre ha suonato per anni
l'organo in chiesa, mio nonno e il mio bisnonno la chitarra e il mandolino.
Musicisti a tempo perso. Quel mandolino ritratto nella foto esiste ancora
ma è praticamente distrutto, insuonabile. Ho pensato di farlo restaurare
ma mi hanno detto che non sarà facile perché ci sono intere
parti da sostituire. Mio nonno lo usava alle feste e alle fiere, che in
parte erano anche delle feste. La mia bisnonna ha avuto sei figli in tutto.
Il primo è morto a venti giorni, si chiamava Primo, poi c'è
stato di nuovo Primo, poi Secondo, poi la Carmen, che è morta di
tubercolosi a 16 anni, poi la Felicita, poi Ettore. Tra il primo e l'ultimo
c'era una differenza di quattordici anni. La mia bisnonna si occupava
della casa e delle bestie, si svegliava tutte le mattine alle quattro
e mezzo, d'estate alle quattro. Si ricordava che da bambina le raccontavano
le storie dei garibaldini che venivano a chiedere ospitalità e
che poi partivano all'improvviso. Queste storie le ha raccontate a mio
padre, che se ne ricorda bene ancora alcune. La mia bisnonna è
vissuta più di mio nonno. Era del 1874 ed è morta nel 1950.
Il mio bisnonno era del 1873 ed è morto nel 1943, dopo dodici anni
di immobilità per via dell'anca che ha smesso di funzionare. Mio
nonno Primo era nato nel 1898. La foto è stata fatta a Santarcangelo
di Romagna, probabilmente durante un mercato. Anche il luogo è
scritto dietro a penna con calligrafia svolazzante: "S. Arcangelo di R.",
con un colore più chiaro di inchiostro rispetto a quello della
data. Mio nonno a quell'epoca aveva un anno e mezzo e i miei bisnonni
ventisei e ventisette anni. A me piace fare questi calcoli e tutte le
congetture su queste persone, pensare come potevano vivere, cosa potevano
pensare, tanto più che queste sono le uniche immagini che ho di
loro e che non ho conosciuto personalmente nessuno di loro. Di mio nonno
per fortuna ho anche altre foto, ma questa è quella che mi piace
di più. Anche tecnicamente e' una foto ben riuscita, i soggetti
si sono mossi pochissimo ed erano abbastanza a fuoco. C'è da dire
che la foto è stata restaurata perché era rovinata, ma questo
non le toglie valore. Se penso che questa fotografia ha cento anni e rappresenta
un documento mi commuovo. Mi rendo conto del carattere soggettivo della
cosa, ma la foto piace, in ogni caso, a tutti quelli a cui la faccio vedere.
Mi commuove quel mandolino sulla sinistra in basso e quella cesta, che
rappresentano il tempo libero dei miei nonni, che però non era
tempo perso. Mi commuovono quei piedi scalzi, mi commuove quella faccina
un po' imbronciata del bambino, quelle facce sempre un po' imbronciate
che hanno le persone dell'Ottocento nelle fotografie, forse perché
non erano del tutto felici. Mi commuove la fierezza dello sguardo del
mio bisnonno e mi sono chiesto se quel bastone servisse per la foto o
già per i problemi all'anca. In quegli sguardi mi sembra di vedere
una profondità che attraversa la storia e che arriva fino a noi,
oggi, cent'anni dopo, apparentemente così diversi…
E se invece la foto fosse stata scattata nel luglio del 2000 a Santarcangelo
di Romagna da un fotografo che si chiama Ceska, un fotografo di Pitigliano
che si serve di riproduzioni fedeli di macchine fotografiche del secolo
scorso per fare fotografie vecchio stile? Perché questa è
la realtà. L'esposizione è di un secondo con luce del tramonto
che non ha permesso una impressione ottimale del negativo. Si tratta dunque
di una foto in costume, una finta foto d'epoca, ma verosimile in quanto
alle attrezzature e alle modalita' di ripresa. I soggetti fotografati
sono: Corrado (1963), Beatrice (1964), Giovanni (1998). E questa è
la realtà, che l'immagine pare non riuscire a svelare, anzi.
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