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Il libro
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Stefano Sanchini
Interrail
recensione di Vincenzo
D'Alessio
nominato il 2 giugno 2007 Cavaliere dell'Ordine “Al merito della
Repubblica Italiana"
Affrontare la lettura, la disamina, di una raccolta poetica che spazia
accostandosi alla parola nei termini che seguono: «Io delle parole
mi son fatto amico / e ogni tanto ci gioco, (…)» (p. 74) non
è poi così semplice, anzi diviene quello che Davide
Nota, nella pare introduttiva, definisce: «Profanare il tempio
della banalità di massa con lo scandalo della poesia.»
Lo stesso autore, nella Premessa, mette mano alla raccolta definendo in
pieno quanto Davide
Nota ha sottolineato: «Questo libro vuole essere una provocazione
contro l’autorità nascosta dietro la parola…»
(p. 8). Ma la parola ricercata dal poeta, attraverso la Poesia, qual è?
Ci vengono in soccorso i versi a p. 85: «La parola: / strumento
nato dal brusio del fuoco / e dal silenzio dei pesci.»
In questo modo le parti della raccolta, “Città”, “Isole”,
“Cieli”, “Terre”, “Dialoghi rubati”,
“Di tutte le finzioni” si legano tra di loro come i vagoni
di un treno, tra due rotaie, molte stazioni, e nessuna fermata.
Vengono alla mente i bei versi di Giorgio Caproni: «Se non dovessi
tornare, / sappiate che non sono mai / partito. / Il mio viaggiare / è
stato tutto un restare / qua, dove non fui mai.» (da Poesie,
1932-1986)
Viaggiare, prendere al tempo e ai luoghi l’anima energetica per
assaporare finalmente il meglio dell’esistere, perché l’Infinito,
leopardianamente affiorante nelle poesie e nel modo di scriverle, è
una finzione cha fa dell’uomo il poeta.
Luoghi, forze creative; esseri umani e oggetti inanimati; poeti richiamati
dal vicino Novecento a ricomporsi nelle varie didascalie poetiche…
Sanchini si piega sulle parole,
le tenta, le spoglia, piange per loro.
La Parola, però, ha un peso enorme. E non basta il silenzio per
averne ragione.
(luglio 2007)
per contatti:
Vincenzo D'Alessio
via Sala 29 - frazione S. Felice
83025 Montoro Inferiore (AV)
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