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dello stesso autore
La simmetria imperfetta
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In cerca
di Chiara De Luca
Caro Alessandro,
Intanto complimenti per il curriculum. Lingue orientali non è certo
una strada facile, ma tutto il lavoro che si intuisce dietro l'esperienza
di Fara mi aveva già di per sé suggerito che non sei uno
che prende scorciatoie. Mi hai chiesto un commento spassionato e all'occorrenza
sagace riguardo al tuo libro... quindi sarò sincera, come sempre
(pure troppo). Mi sono portata il tuo libro in una delle mie ricerche
estemporanee di non si sa mai bene cosa. Partivo per Ferrara, dove normalmente
vado a cercare la confluenza del mio passato, del mio presente, dei mille
volti avuti accanto, persi, dispersi, ritrovati. Ho letto il tuo libro
attendendo il treno, nella sala d'aspetto della stazione, mentre davanti
al vetro persone diversissime e d'ogni età andavano e venivano
con i bagagli, o con le mani nelle tasche, partivano, tornavano, esitavano.
E poi sul treno, accanto al finestrino, mentre le immagini scorrevano
veloci. Perché così è anche il tuo libro, un fluire
di flash (in questo Matteo Fantuzzi
mi trova d'accordo) che non sono casuali, ma abilmente scelti tra mille
altre immagini pungenti che - si avverte - hai dentro di te. Flash che
scorrono, proprio come le immagini di fronte ai vetri della sala d'aspetto,
o al finestrino del treno, diapositive che sfrecciano senza che il lettore
- all'apparenza - abbia il tempo di fissarle. E invece quelle immagini,
nella loro essenzialità e immediatezza, gli hanno già toccato
un punto dentro, dove si dilatano, come una puntura di spillo che provochi
un sanguinare attorno a sé. Così il tuo dolore e la tua
esperienza, la tua ricerca della gioia e della comunione con il mondo,
con Dio, con le cose, anche le minuscole, diventano le stesse di chi legge,
che richiama alla memoria la propria esperienza di dolore e di ricerca.
Nuovi flash scaturiscono nel lettore dall'immagine di partenza che gli
fornisci tu, così che la tua esperienza diviene condivisa (o condividibile).
Il tuo "io" qui dentro si fa piccolo, quasi scompare, eppure
osserva, accompagna, sta a fianco in silenzio, in punta di piedi, trattiene
il respiro, lasciando spazio al lettore.
Se è vero che qua e là qualche considerazione potrebbe essere
alleggerita per aumentare l'efficacia del libro nel suo fluire complessivo,
sopra tutto emerge la vividezza delle immagini. La loro essenzialità
il loro rapido e apparente sfumare, mi pare predominare nettamente sulla
"pesantezza" (mai comunque schiacciante) di certe considerazioni.
O forse non è neanche giusto definire così il desiderio
di dire la propria, di appellarsi ad una legge più rigida, più
ardua da rispettare. E in questa società in cui in così
tanti casi l'unica morale accettata è quella (quadrupla-quintupla)
che coincide con la ricerca del proprio tornaconto, sia pur esso minimo,
sacrificando al proprio ego schiacciasassi tutto quanto si ha attorno…
beh, è facile per chi è in cerca di altro incorrere in qualche
affermazione un po‚ troppo assertiva
Perdona il paragone sportivo, ma ti definirei un velocista, uno che riesce
al suo massimo sulla breve distanza, dove un nulla ti separa dallo sparo
dello starter e la linea (fluttuante) di un traguardo che non lo è
mai. E sulla breve distanza mi pare che la tua poesia mostri rari cedimenti,
perché lì la riflessione e la tendenza a spiegare troppo
che c'è in alcune poesie, non ha tempo per minacciare la tua voce,
che è limpida e decisa. Ma anche tra le poesie che presentano un
ritmo meno "concitato", e più dilatato nel tempo, che
ne sono alcune che mi paiono riuscitissime, come Scansioni parallele
con la 'e' e Sotto il sole.
Molte sono le poesie cui ritornerò, tra queste: L'ansia nascosta
nel respiro, Doppio scacco, Leit motiv, Sorriso,
Sedizione, Lo squarcio, Agenda, Privilegio
della scelta, Occasione, In cerca, Fuori pista,
Istantanee, Circuiti…
E poi mi hanno colpita singoli versi che emergono come scintille in un
fluire di luce più corposa, come quell' "Esitare progetti",
che ben conosco, in 1985 (un altro allora), o versi come "I
luoghi visitati mi hanno inciso / fino a farne la mia topografia"
(Camões); "Da un altipiano le cose risultano / meno
toccanti: è un'illusione credere / di impostarle nelle buche degli
altri" (Segmenti di viaggio); "Ed intanto invecchia
il nostro mallo / pur continuando a pensarci in nuce" (Guscio);
"Io ti dirò chi sono / come un bambino / che non sa recitare
/ il silenzio della vita" (Rivelazione).
Io ho un modo molto diverso dal tuo di scrivere, più fluviale,
come un magma, dal quale scaturiscono spuntoni di roccia solida…
eppure mi sono ritrovata in questo libro, e vi ho ritrovato la sintesi
di molte esperienze… similari, credo.
Io ammiro sempre molto la capacità di sintesi e l'efficacia sulla
breve distanza, come un fondista che ammira lo scatto del velocista, che
tanto volte gli sarebbe utile al momento del rush finale, quando occorre
liberarsi di ogni zavorra e sfrecciare verso il traguardo del dire.
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