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Chiara Daino web-site
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Intervista in Shortvillage
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Chiara
Daino
La Merca
recensione di Leela Marampudi
“Tu che hai avuto bellezza, intelligenza, talento, amore, sostegno,
salute: tutto. Credi di avere il diritto di essere arrabbiata? Triste?
Depressa?”
Ma quel “tutto”, comprende anche una reale opportunità
di esistere data da qualcuno che non sia te stesso? A parte i “genitori”,
esiste qualcuno che dia, non a pagamento o per falsa carità, una
necessità per non diventare, a volte, dei d.c.a.?
La Merca di Chiara Daino è un libro che fa riflettere con cruda
schiettezza sulla nascita e sulle conseguenze del problema del disturbo
del comportamento alimentare, ponendo come punto di partenza la sensazione
che tutti possibilmente potremmo essere/sentirci vittime e responsabili
di qualcosa.
“Sì! Mea culpa quando ho chiesto: nessuno può
aiutare un fiore secco a sbocciare.”
Alla falsa carità o all’accettare “l’amore”
a pagamento degli specialisti, Jenny, la protagonista, cerca di ribellarsi
con orgoglio percependo una forza che la porta al: piuttosto da “sola”.
Vittima/ir-responsabile.
Continui cambi di ritmo interiori per una musica metal – passando
dal glam: speranza di vivere serenamente il trauma: “Nessuno conosce
il corpo meglio di chi lo detesta” – uno shake di talento.
Lei, un burattino nascosto che sente tirarsi i fili invisibili del senso
di colpa originario, non vuole esserlo e allora, nel mostrare il suo esistere,
pubblica in nero raggirando il sistema.
Un tuono per capire dove Buttare quella colpa che rimbalza tra due sponde:
Jenny “odiava il silenzio: speculare”
Rispetto:
si vorrebbe ascoltare.
tolto-chiesto:
silenzio-speculare.
Jenny, “bambina invecchiata, tra speranza e disillusione”
non vuole piangere nel ricordarsi mentre continua a mostrarsi: “Siate
specchio e vi condanneranno”
Una musica, per me, alla “Dream Theater”, che mi ha fatto
amare Jenny rendendomi reale la situazione. Una lucida visione che mi
ha portato alla mente queste parole:
Se dobbiamo progredire, non dobbiamo ripetere la storia, ma farne
una nuova.
All’eredità lasciataci dai nostri padri dobbiamo aggiungere
qualcosa. (Mahatma Gandhi)
(febbraio, 2007)
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