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UniversoPoesiaMartedì, giugno 29, 2004 nei prossimi tempi parlerò di diversi titoli della casa editrice riminese fara, non perché riceva da essa particolari tangenti ma perché francamente mi sta simpatica. innanzitutto perché ha pubblicato alcuni anni fa l'opera prima di Paola Turroni, animale, autrice cesenate di cui credo fermamente sentiremo parlare molto nei prossimi anni (nel bene, s'intende) e di cui già qui vi ho ampiamente trattato. ma in sostanza perché trattasi fara di casa editrice capace di decisioni folli, come pubblicare poesia appunto, e con uno sguardo particolare alla poesia straniera (peggio che peggio) andando a pescare autori davvero sconosciuti nel nostro paese, roba da assoluti addetti ai lavori (oddio, anche la szymborska qua prima che si beccasse il nobel non se la cagava nessuno... ma anche dopo che ha preso il nobel...). ad esempio Rosana Crispim da Costa, Il mio corpo traduce molte lingue, Fara editore, Santarcangelo di Romagna, pag. 64, euro 6,20 Nao estou aquì para escrever romances, / as minhas tentativas eu errei todas. / Sou adepta da poesia do momento, / da inspiraçao selvagem, / daquela que vem de dentro / sem avisar, / acordando boas recordaçoes / me fazendo feliz. / O passado pode ser correto com o amor, / sofro de saudade e procuro a cura; / compro somente discos antigos / os novos eu deixo envelhecerem. / Espero que a mùsica possa sequestrar / un momento especial / radicalmente meu. Non sono qui per scrivere romanzi, / i miei tentativi li ho sbagliati tutti. / Sono adepta della poesia del momento, / dell'ispirazione selvaggia, / quella che viene da dentro / senza preavviso, / svegliando bei ricordi / facendomi felice. / Il passato può essere corretto con amore, / soffro di nostalgia e cerco la cura; / compro solo dischi vecchi / i nuovi li lascio invecchiare. / Spero che la musica possa sequestrare / un momento speciale, radicalmente mio. Brasiliana di San Paolo, Crispim da Costa ci dà un esempio di lingua strumento di una parola forte e femminile, sensuale per giunta. Bella in definitiva, leggetela in portoghese, aiutandovi con la traduzione e capirete che certi poeti, davvero, è un delitto non farli conoscere in Italia, solo perché poche case editrici, spesso, troppo spesso solo le piccole, sono pronte a rischiare. E la domanda finale allora seguendo anche la recente diatriba nel blog di GR Manzoni è: ma sono poi così male le piccole case editrici? E fra pubblicare con una di quelle case editrici smaccatamente a pagamento che pubblicano chiunque e davvero chiunque, basta che li paghi e una piccola casa editrice di qualità che pubblica (magari sempre allo stesso prezzo della precedente...) solo pochi titoli ma curandoli e amandoli, secondo voi, anche se magari si fa un poco più anticamera, secondo voi dove è meglio mirare a finire? perché per assurdo conosco anche un paio di ragazzi mica malvagi che per le case editrici truffa hanno pubblicato, ma come fai poi a mettere nel curriculum che sei finito tra le grinfie di quegli avvoltoi? finisci per vergognartene... state bene
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