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Siamo lieti di
comunicare la classifica della VI edizione del concorso
Pubblica con noi che prevede, per i tre vincitori delle due sezioni,
la pubblicazione premio. I giurati
Mary Leela Peverelli, Marco Bottoni e Stefano Martello per la sezione
Racconto; Antonella Pizzo, Angelo Leva, Massimo Pasqualone e Massimo
Sannelli per la sezione Poesia; Alessandro Ramberti in qualità
di segretario hanno così deliberato:
Per la sezione poesia
Vincitori
1° classificato Il lavoro del luogo
di Giovanni Turra Zan, Dueville (VI)
Vicentino, è nato nel febbraio del 1964. Laureato in Scienze
psicologiche, lavora come coordinatore di una cooperativa sociale e
come counselor. È diplomato al Conservatorio Musicale Statale
"A. Pedrollo" di Vicenza. Facilita gruppi di auto mutuo aiuto
al cordoglio ed al lutto, ed è stato volontario di "Peace
Brigades International" in Sri Lanka. Vincitore del concorso nazionale
di poesia "Poeti per Posta" 2005, organizzato dalla trasmissione
radiofonica di Rai Radio 2 "Caterpillar" e da Poste Italiane,
sue poesie sono apparse nelle antologie Poeti per Posta 2005
ed. Rai Eri, Il Segreto delle Fragole – Poetico Diario 2006,
ed. LietoColle, nonché nella rivista online El
Ghibli – Letteratura della migrazione edita dalla Provincia
di Bologna, e su TellusFolio.
Una sua poesia è stata segnalata nella rubrica "Scuola di
Poesia" (diretta da Maurizio Cucchi) nel settimanale Lo
Specchio de «La Stampa».
Ecco un libro su cui il respiro si può esercitare: scritto
bene, come deve essere; e realistico, ma senza impennate troppo eroiche
e crolli neocrepuscolari; un progetto rabbioso che non sbava e che scandisce,
in versi lunghi (una poesia che non ha timore di compromettersi con
la prosa, è chiaro; ma con il coraggio di essere poesia, anche
ritmicamente: come molti, oggi, non osano fare). La ricchezza della
realtà, i moltissimi nomi di oggetti, la scansione forte a martello:
non so chi abbia scritto, e immagino una persona che ha molto sofferto,
molto amato, molto letto, molto riso, con forza (e pianto, ugualmente)…
Qualcuno che conosce bene, per abitudine lunga, Kafka, i Greci, la fatìca.
(Massimo Sannelli)
Una storia di dolore, una memoria necessaria, lavorio, elaborazione,
elencazione di vicende e di luoghi per non dimenticare. Occorre morire
prestino e non lasciare eredi, ma chi resta sa e dice, chi resta ricorda
e racconta. Una scrittura aspra, a tratti rabbiosa, scrittura di singulti
e spasimi, urgente. (Antonella Pizzo)
2° classificato Padri della terra
di Vincenzo D'Alessio, Montoro Inferiore (AV)
Nato a Solofra (AV) nel 1950, vive a Montoro Inferiore. Ha pubblicato
per le Edizioni Gruppo Culturale "F. Guarini" nella collana
"Luci Meridionali - poesie" le seguenti raccolte:
La Valigia del meridionale, 1975; Un caso del Sud,
1976; Oltre il verde, 1989; Lo scoglio, 1990; Quando
sarai lontana, 1991; L'altra faccia della luna, 1994;
Costa di Amalfi, 1995; La mia terra, 1996; Ippocampo,
1998; D'Amore e d'altri mali, 1999;
Elementi, 2003; Versi di lotta e di passione, 2006.
Un omaggio al sud e agli uomini che lo abitano, versi intrisi di
amore e rispetto per un tempo passato fatto di sudore e di duro lavoro,
di donne e uomini, di padri e madri. Calvanico, Montefusco, i luoghi
dell’Irpinia ci appaiono in tutta la loro concretezza e in tutto
il loro dolore, e chi abita la storia e i luoghi ha nome e cognome.
Sono nomi comuni: Pietro Maria, Michele, Antonio. I versi semplici e
sinceri sono buoni e da elogiare come il pane di Montefusco. (Antonella
Pizzo)
L’Italia è terra di piccole patrie locali e ha anche
le sue retoriche locali: le nebbie padane e i terreni spaccati meridionali,
i ciottoli liguri e le acque adriatiche, ecc. Ma chi ha scritto
Padri della terra ha in cuore (e nelle mani) soprattutto un «pensiero
meridionale». E questo autore non sarà, forse, un professionista
della poesia, come dimostrano certi sbalzi retorici, che l’emergenza
sociale del Sud rende quasi inevitabili (forse la lingua è piana
e di buon gusto solo dove/quando non ci sono emergenze, o dove non vogliamo
vederle…). Ma il poeta ha grazia, sa trovare la sua misura perfetta
in testi come Mio nonno Vincenzo… e (potentissima) Dante
che pieghi le stelle a Dante. (Massimo Sannelli)
3° classificati ex aequo
Un tramonto sommario e Schegge
di fuoco
rispettivamente di Francesco Accattoli, Osimo
(AN)
e Rita Giurastante, Pescara
Un tramonto sommario
Francesco Accattoli è nato ad Ancona il 17-07-77. Nel
2002 è uscito per Stamperia dell’Arancio il suo primo libro
Come acqua che riposa…, grazie al quale ha potuto ricevere
importanti riconoscimenti a premi nazionali come il Sandro Penna e il
Minturnae.
C’è, nel percorso poetico in questione, un’estroiettazione
catartica che attraversa le liriche, materializzando sulla pagina luoghi
e tempi dell’anima, un’anima sensibile e capace di cogliere
gli attimi, di specificare le sensazioni attraverso un sapiente dosaggio
delle figure retoriche che nel susseguirsi delle meditazioni aprono
squarci di comprensione che mettono in sintonia il lettore e l’autore.
(Massimo Pasqualone)
Schegge di fuoco
Rita Giurastante è nata a Lecco il 23 aprile 1948 e
abita a Pescara. Ha partecipato a diversi concorsi di poesia con risultati
soddisfacenti. Ha pubblicato la silloge Piccola nota ed. Il
Filo 2005. Ha tre figli, che sono il suo bene più prezioso e
una grande passione per la montagna. È da poco in pensione.
È una poesia dalla struttura semplice ma non rinuncia alle
influenze onomatopeiche sullo stile di Rigoni Stern o a una costruzione
alla Coleridge di Ode al Vento Occidentale o ancora e meglio alla sapienza
delle antiche lodi. Ognuno non ci può vedere quello che vuole
, non c’è la libertà dell’interpretazione,
è la poesia settaria di chi esprime una passione. (Angelo
Leva)
Menzionati
Poesie
di Serafina Tarantini, Milano
La proposta ermeneutica della raccolta è il risultato di
una perizia tecnico-stilistica notevole, fatta di schemi metrici non
legati al solito sperimentalismo di maniera. La tecnica si fa ricerca,
percorso zetetico che accomuna uomo e natura, anima e dimensioni spazio-temporali.
(Massimo Pasqualone)
Biblioteca Francescana
di Gabriella Bianchi, Perugia
È una bella ricerca di termini desueti per poetare e ha
quindi il merito di rapidamente inserirci nel contesto. Non cerca quindi
l’assonanza ma il flash dell’immagine, riuscendoci. Usa
gli spazi da padrona della casa e in una volata dal Garda all’Aral
rimane in un lago e dice molto di sé. (Angelo Leva)
Viaggio a vuoto
di Costantino Loprete, Salerno
L’energia e la satira (disperata o goliardica? forse entrambe
le cose). Monostici e distici: per il coraggio di sapere che è
così che, oggi, i lirici greci si presentano a noi: frammenti
logorati. Ma il mondo cambia: diventa cesso e fabbrica. Chi scrive lo
vede, eppure non ne è il fotografo presuntuosamente “oggettivo”.
Chi scrive vede l'irruzione delle cose (brutte) e rompe la lingua. Chi
oserebbe scrivere un verso come «l'Aleste edlap Natede gaglap
gaglap engloi ele»?. Cesare Viviani fu l'autore di Ono, in
un'altra vita. Ma chi ha scritto queste poesie è oltre l'essere
parlante-innamorato, orfico, sperimentatore, ecc. Le cose da dire ci
sono; ogni cosa chiede il suo stile particolare e la sua satira (disperata
o goliardica? forse entrambe le cose). (Massimo Sannelli)
Le mie scarpe son sporche di sabbia anche d'inverno
di Stefano Bianchi, Rimini
È la poesia per simboli del pensatore profondo, con poche
parole vuole rappresentare un frammento di vita. E’ uno scrivere
che passa dall’espressione strutturata a quella libera senza regole,
sì che l’importante sia altro. E’ la poesia di uno
spirito libero per cui le cose banali di tutti i giorni diventano spunti
di pensiero, campioni di realtà, scampoli di bellezza da sottolineare.
(Angelo Leva)
Graffiti sul mio corpo
di Cristina Rosetti, Bacucco (RO)
Caratteristica essenziale della raccolta è la frugalità
del dire, la semplicità dell’essere poesia che materializza
sulla pagina gli stati d’animo, quelle dimensioni recondite che
ogni poeta vorrebbe concretare nel verso. La parola, nella migliore
tradizione postmoderna, è logoterapia, è apertura al mistero
che l’autrice scioglie con l’essenzialità del dettato
poetico. (Massimo Pasqualone)
Terra del ventre
di Stefano Leoni, Forlì
La terra è madre e la madre è donna, la donna ha
ventre che fa frutto, che figlia. La donna è pianeta nello spazio,
pianeta da esplorare in tutti i suoi anfratti e nascondimenti, terra
e donna da percorrere nel tempo di un giorno e di una notte, lo scavo
nel profondo, la scoperta di nuove coordinate, segni mai visti prima
ma di cui non si riesce a trovare il senso e il nesso, e si rimane ancora
sotto il cielo. (Antonella Pizzo)
Per la sezione racconto
Vincitori
1° classificato Il paradiso è un cul-de-sac
di Camilla Jagna Ugolini Mecca, Verona
Nata nel 1971 nella città dove attualmente vive, per alcuni
anni ho collaborato con una rivista culturale veronese. Nel 2003 ha
pubblicato Ambigue stanze – Un itinerario nell’opera
di Antonio Possenti con la casa editrice Liberty House di Ferrara.
Si tratta della rielaborazione della sua tesi di laurea in psicologia
dell’arte, riguardante la simbologia presente nell’opera
del pittore lucchese. Di quando in quando continua a scrivere testi
di presentazione di giovani artisti, per riviste e cataloghi. La scrittura
è per lei una sorta di gatto randagio, che se ne va per i tetti
e ogni tanto ritorna, mentre si occupa d’altro.
Uno sguardo attento che restituisce la lettura consapevole, nella
pacatezza, di un percorso. La malinconia trattenuta, ma non nascosta,
diviene il quid per scrivere. Culla verso l’inizio di
una storia non chiusa. Aumenta piacevolmente il tono nelle riflessioni,
quasi bucassero, senza farsi notare, il racconto, che naturalmente diviene
pretesto per quest’ultime. La storia: una ferita che viene rimarginata
in quello che è “un primo sguardo”. L’ambientazione
francese, ottima per cercare la chiusura: laddove, forse per pensiero
comune, i finali rimangono aperti. (Mary Leela Peverelli)
Racconto ben strutturato e ben scritto. L’Autore porta avanti
una introspezione sincera, onesta e coraggiosa, servendosi di uno stile
efficace e di una scrittura allo stesso tempo ricca ed essenziale. Tentativo,
a tratti molto ben riuscito, di indagare le verità dell’animaper
mezzo delle parole: dall’inizio alla fine un bel racconto sull’Amore.
(Marco Bottoni)
2° classificato La misura quotidiana delle parole
di Oreste Bonvicini, Casal Cermelli (AL)
Nato ad Alessandria il 21 febbraio 1958, ha pubblicato due sillogi
poetiche: Cibernetica
nel 2000 con Montedit e Il
granaio di Nalut nel 2001 con Prosepttiva Editrice. Suoi testi sono
presenti in rete e altrove. Vive in provincia di Alessandria, esercitando
professione tecnica presso la P.A.
Lo stile e il racconto rappresentano i dubbi che l’autore/autrice
si pone e ci pone. Un testo di riflessione che passa dal poetico al
prosastico e dal prosastico al poetico, ma principalmente mantenendosi
in una terra di transizione. Ci invita nei suoi spostamenti per cercare
una via trasversale alla ritualità. Degli appunti di viaggio
che svelano la migranza in ognuno di noi e quanto la dinamicità
dettata dal bisogno, nella decisione dell’esplorazione, implichi
il tentativo di salvarci. (Mary Leela Peverelli)
Sicuramente “vecchia scuola”, con una attenzione decisa
per ogni singola parola. Si sente il gusto della costruzione di un bel
periodo, ma manca un po’ l’attenzione al Lettore. Testi
e parole difficili da comprendere ad una prima lettura. Può essere
un merito, sia chiaro, ma un bisogno più alto di concentrazione
nella lettura potrebbe allontanare proprio da quelle splendide parole
scelte con così tanta cura. (Stefano Martello)
3° classificato Un inverno di due giorni e altri
racconti
di Giuseppe Acconcia, Salerno
Nato a Salerno il 13 giugno 1981, si è laureato alla Bocconi
in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali.
Collabora con traduzioni, interviste, recensioni e articoli a diverse
testate.
Roma come Città del Messico: Periodi
e frasi che sembrano ripresi da Azorin, in mezzo ad una babele di luoghi,
linguaggi, aspettative e desiderio di sopravvivenza. Una scrittura complessa
e fluida al contempo che esplora temi sociali, riportando un quotidiano
(troppo invasivo per essere ricordato o per ragionarci sopra) ad una
dimensione di disagio e di dequalificazione della dignità di
uomini e donne. Gli extraterrestri erano arrivati dallo
spazio: In un richiamo a Straniero in terra straniera
di Heinlein, il racconto esprime, in poche illuminanti battute, il paradosso
di un buon senso che si ritrova in chi non è come noi. L’esaltazione
dell’irrazionalità che prevale sulle forme/formalità
di interazione; un clima di perenne “informazione parziale”
che declina tutto ciò che non comprende (l’esaltazione
della razionalità) trattando solo l’ovvio con ovvietà
poco rischiose. Tutti elementi che arricchiscono un linguaggio a tratti
complesso, ma anche affascinante. Il telefono pubblico:
L’insignificante che assume significato, che travalica la quotidianità
d’uso per arrivare ad una visione più estesa, che è
sociale, tecnologica, culturale. C’è tutto questo nel racconto
che è quasi una confessione. Di fragilità di fronte ai
cambiamenti, di fronte a comportamenti che si attuano non certo per
consapevolezza, quanto per semplicità o immagini evocative. Il
telefono “che serve solo a vecchie donne senza un soldo”
diviene un monito. Un avvertimento. Scritto in maniera apparentemente
fredda, emana un calore difficile da non provare. (Stefano Martello)
Menzionati
Il Guardiano della Diga – Penitenza – Hopes
di Monica Malaguti, Crevalcore, BO
Un linguaggio secco e deciso, dai molti punti e a capo. Una scelta
misurata dei vocaboli che nulla lascia all’ego dello scrittore
e che, al contrario, ricerca l’immediata comprensione del lettore.
Favorendo un tono della trattazione quasi ipnotico, sicuramente suggestivo.
Citando le pagelle calcistiche di Ziliani, Azorin. (Stefano Martello)
Bar centrale
di Manuela Spurio, Montefiore dell’Aso (AP)
Notevole la capacità di rendere descrizioni vivaci e precise
di ambienti, situazioni, emozioni. La scrittura ha coerenza, organizzazione,
ritmo e il racconto ci offre un ritratto nitido e godibilissimo della
realtà adolescenziale. (Marco Bottoni)
Parole. Raccolta di racconti
di Enrico Macelloni, Torino
Tre racconti diversi che però si tengono per mano. La scrittura
come strumento introspettivo, all’inizio, cerca di definire ricordi
sfumati, contorni non definiti che determinano gabbie invalicabili.
Poi l’incontro dialettico tra tasselli scissi: un protagonista
si confronta con ciò che sembra essere il suo inconscio. Ho apprezzato
il ritmo creato dall’autore/autrice alternando a questo incontro
le descrizioni di personaggi a mo’ di fermo immagine. Infine sorge
il pensiero che tutti e tre i racconti concorrano ad un riscatto per
quei personaggi-vittime. (Mary Leela Peverelli)
Spazio e Tempo
di Francesco Troccoli, Roma
Affronta i temi principali della “science-fiction”
(il viaggio nello Spazio, il viaggio nel Tempo, il viaggio nell’ultradimensione)
con abilità e stile, servendosi di argomentazioni plausibili
e di immagini credibili. Efficace nelle descrizioni, riesce a mantenersi
coerente e rigoroso anche nello spingersi più lontano delle argomentazioni
di fantasia. Lettura interessante e godibile. (Marco Bottoni)
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