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Scheda:
Autori Vari
Africa Italia
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Le ragioni dei limiti della politica africana italiana nel
Corno
1) L'Italia ha cercato in piu' occasioni di rimediare alla
sua debolezza come "mezza potenza" virtuale moltiplicando le iniziative
e compiacendo le varie parti nello stesso tempo. Questa strategia ha portato
a contraddizioni (Somalia contro Etiopia, autodeterminazione contro integrita'
degli Stati, simpatia per le forze di liberazione contro la cooperazione
con i governi) che alla fine l'Italia stessa non fu piu' in grado
di controllare. Di tempo in tempo e' stato quasi impossibile distinguere
le reali intenzioni della politica italiana in Africa. Trattare con gli
Stati, con le nazioni,
con i territori, con i popoli, con le forze politiche, con le classi,
con i dirigenti a titolo individuale? Rispettare le aspettative locali,
migliorare la stabilita' politica o perseguire i propri interessi? La
via d'azione prescelta fu quasi sempre quella di rinviare le decisioni
definitive o di arrangiare precarie e non difendibili sintesi fra le varie
opzioni predicando un po' retoricamente i vantaggi della "conciliazione"
anche quando le parti erano chiaramente irriconciliabili.
2) A parte la confusione sugli obiettivi, l'Italia ha adoperato mezzi
impropri. Data la forte polarizzazione del sistema politico italiano,
specialmente negli anni
della guerra fredda, quando l'Italia era un avamposto molto esposto e
la sua scena politica era attraversata dai contrasti connessi col rapporto
Est-Ovest, fu sempre impossibile realizzare una politica che godesse
l'appoggio sia del governo che dell'opposizione, tanto
piu' che il governo stesso era in piu' momenti diviso al suo interno.
Invece di una politica "bipartitica", i partiti della coalizione di maggioranza,
e talvolta addirittura fazioni organizzate all'interno di uno stesso partito,
condussero politiche o fornirono analisi che erano fra di loro molto differenti.
Il governo italiano concentro' percio' i suoi sforzi, e i fondi resi possibili
dalle allocazioni della politica ufficiale di aiuto allo sviluppo, su
un partner specifico o su uno specifico argomento, aspettandosi dei vantaggi
in termini di lealismo politico, di clientelismo e
di ritorni economici leciti o illeciti. Questo rese ancora piu' difficile
esprimere un approccio coerente e affermativo che rispettasse i "diritti"
delle nazioni africane o anche l'equilibrio a livello regionale.
3) Finalmente, con il crollo dei regimi militari che erano stati indulgentemente
sostenuti come alleati di fatto per molti anni dalle autorita' italiane,
in Somalia e in Etiopia, cosi' come da molte imprese pubbliche e private,
ciascuno per i propri utili, divenne chiaro che l'Italia non poteva piu'
padroneggiare l'emergenza in Africa con le sue poche risorse economiche
e politiche. Era
improbabile che l'Italia avesse la capacita' di assistere le forze locali
nel riassetto delle istituzioni e dell'economia nell'era della globalizzazione.
Gli Stati africani hanno messo da parte molte delle loro antiche ambizioni
e si sono lasciati incorporare nell'economia mondiale in una posizione
di subalternita', ma in tutto questo processo, del resto ancora non terminato,
l'Italia ha dimostrato una capacita' molto limitata di essere attiva e
propositiva ed e' stata di fatto sorpassata e alla fine quasi accantonata
dalle maggiori capacita' di iniziativa politica di un paese come la Francia
e alla lunga soprattutto degli Stati Uniti, frustrando l'obiettivo da
tanto tempo agognato di essere accreditata, anche dai suoi alleati del
campo occidentale, come il principale punto di riferimento della politica
nel Corno. (...)
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