|
Fara
Editore è nata nel 1993.
Il marchio è un carattere cinese arcaico che significa "parola,
dire, esprimere": un simbolo il cui significato è espresso
nello slogan "l'universo che sta sotto le parole".
Il nuovo millennio ha bisogno di idee che non siano meri ed astratti
fantasmi, ma la sintesi di valori fondanti che possano aiutare l'uomo
a crescere in consapevolezza e in capacità di azione.
Confucio diceva che non è possibile governare con giustizia
una nazione se prima non ci si accorda sul senso delle parole:
i nostri libri vorrebbero aiutare a rendere un po' più chiaro
e definito il senso delle parole chiave dell'uomo.
vai al nostro Catalogo
L'universo che sta sotto le parole
via Covignano 165-B
47923 – Rimini
tel. 0541-22596
fax 0541-709327
|
|
La linea lunga delle Edizioni
Fara
di Vincenzo
D'Alessio & G.C.F. Guarini Montoro
In tempi difficili, come quelli che viviamo, sopravvivono i pochi che
sanno scegliere le strade sicure, vincenti, legate sovente non solo
all’economia della propria borsa quanto alle amicizie in ambienti
che contano. Fare nascere una Casa Editrice con la sola volontà
del proprio denaro è una vera avventura.
Quando ho incontrato Alessandro Ramberti, in occasione della XV edizione
del Premio Nazionale Biennale di Poesia Città
di Solofra, era sabato 25 marzo 2006, ci ospitava la Scuola Primaria
di Solofra, Primo Circolo, gestita dal dirigente scolastico dr. Paolino
Marotta, avevo già letto una buona quantità dei volumi
prodotti dalla sua casa editrice e recensiti alcuni di questi.
I libri, in formato tascabile, si susseguivano con cadenza alternata
a saggi di diversa natura sulla letteratura nazionale e sul valore della
testimonianza etica e filosofica. Ho assunto la certezza che la strada
che seguiva quel giovane editore, snello, occhialuto, con un retroterra
di studi anche fuori della nostra derelitta nazione, fosse un’avventura
su una strada irta di “pietrisco” che certamente avrebbe
dato dei frutti maturi negli anni con autori di tutto rispetto.
Non si cantano le lodi di una casa editrice che ha più o meno
quindici anni di vita. Si possono intravvedere dei solchi, i primi,
ma come bene dicono i contadini: il primo solco è solco e non
è solco! Così abbiamo atteso che maturassero gli avvenimenti
e un poco alla volta è venuta affermandosi una linea convergente
di poeti, autori, critici,letterati, sacerdoti, che hanno contribuito
non poco ad innalzare il livello letterario di questa microeditoria
italiana.
Il tributo maggiore è venuto dagli autori stranieri, dalle loro
vicende umane e dalla loro esperienza di multietnicità: due patrie,
due lingue, due esperienze e più, di socializzazione. La Fara
ha puntato l’indice sul tasto giusto. Avanti così! La macchina
da scrivere si è messa in sintonia con il mondo e la stanza riminese
è divenuta il forno delle idee da dove sfornare nuovi intelletti,
nuove speranze, presagire le aspettative di quegli Autori che dall’editore
attendevano non solo la pubblicazione e la pubblicità quanto
il rispetto per le idee e per l’economia. Questo è quanto
risulta dall’esperienza del mercato editoriale sui volumi di Fara.
Devo ammettere che il ricorrere al concorso Pubblica
con noi è stata un’ottima soluzione per vedere tirati
fuori dai cassetti i tanti lavori che altrimenti sarebbero rimasti lì
in attesa di una mano postuma che li avesse o pubblicati o continuati
a conservare per tempi migliori (dal punto dell’economia). Resta
questo incontro annuale un porto sicuro per le giovani generazioni (e
anche per i meno giovani) specie per l’osmosi che si genera tra
partecipanti e giurati, disposti al dialogo sul loro operato e ad elargire
suggerimenti ed indicazioni per i neofiti.
Una lunga sfida di Autori a confronto con il futuro prossimo in una
terra, la nostra variegata Italia, ancora non disposta a riconoscere
i suoi talentuosi giovani e le loro sincere esperienze prive della coccarda
di “raccomandato”. Tra i volumi che conservo gelosamente
dell’editore riminese c’è Il
coraggio dei sogni di Zina Righi pubblicato nel 2005, edito a cura
dell’associazione “ex emigrati nel mondo di Longiano e Cesena”,
che costituisce un altro mattone nel muro dei testi utili a convincerci
che non siamo stati i primi, né ci sono ultimi, costretti ad
emigrare e ad essere definiti “extracomunitari” o “terrun”.
A chi promuove opere di questo valore antropologico giunga l’augurio
di continuare ad amare la Vita e ad essere un docile strumento nelle
mani di Chi ha voluto realizzare in lui, in loro, un disegno più
vasto.
Novembre, 2008
|
|