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Opere di Carla
de Angelis presso Fara
Salutami
il mare (parzialmente presente anche in Voci
condivise)
Nella foto qui sotto Carla alla presentazione
di Diversità apparenti
presso l'Istituto G. Caetani di Roma (1 marzo 2007).
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Intervista a Carla De Angelis
a cura di Stefano Martello (li si vede entrambi
nella foto a fianco)
Chi è Carla De Angelis quali sono le sue passioni?
Non è una domanda facile se posta all’interessata. Sono
una persona che ama tutto o quasi della vita, il passato e il futuro con
una attenzione particolare al presente, cerco sempre di assorbire capire
quello che mi circonda e quello che soprattutto è dentro di me.
Il mio segno zodiacale è la bilancia: due piatti, due persone che
camminano insieme senza scontrarsi, amo la musica classica e il rock.
Sono affascinata e incuriosita dalla vita dei nostri antenati, da tutte
quelle cose che per loro potevano costituire paure oppure oggetto di venerazione,
spesso mi perdo nel leggere questi testi. Le mie letture preferite sono
da sempre Cicerone, Catullo, Lucrezio, Caro; amo Dante, Ungaretti, il
Fanciullino del Pascoli, Lalla Romano come poeta e come scrittrice, Quasimodo
e molti dei contemporanei. Non è uno sfoggio di cultura ma piacere
e passione autentici.
Più recentemente salto da un romanzo ad una scrittura poetica come
mi mancasse il tempo per quello che voglio ancora apprendere.
Negli anni ’80 ho fondato insieme ad una équipe specializzata
il “Gruppo di ricerca di psichiatria sociale” all’interno
del quale, oltre a coordinare varie attività, insegnavo ceramica:
infatti l’altra mia grande passione/amore è per gli Etruschi
e, camminando per le terre da loro calpestate, ho sempre sognato di sprofondare
in una tomba per farmi narrare di loro. Modellare la terra non lascia
spazio a pensieri, a rumori, a profumi: c’è la terra, il
contatto e il forte desiderio che dalle mani esca un oggetto che appaghi
la frenesia di fare… quando la plasmavo quasi mai mi sedevo al tavolo
con un progetto predeterminato. Infine l’attesa e l’apertura
del forno dove l’oggetto finito è messo a cuocere. Nel forno
può accadere tutto, anche che si frantumi, ma se viene fuori armonioso
è come bere dopo avere attraversato il deserto.
Lavoro nel settore pubblico e nel 1995 il Capo dello Stato Oscar Luigi
Scalfaro mi conferì il diploma di Cavaliere al merito della Repubblica.
Sono questo e altro, soprattutto so che non posso vivere senza sognare,
immaginare che potevo vivere altre vite altre storie, scrivere.
In un anno 2 libri: come è nato il primo? perché
hai sentito il bisogno di uscire con un testo di poesia e un altro più
saggistico-narrativo?
Il primo era già in
me. Ho trasferito sulla carta emozioni che volevo condividere da tempo
e, che a rileggerle non sembrassero più mie: è servito a
pacificarmi. Mi ero allontanata per troppi anni dalla scrittura è
stata una sorta di necessità, le mie prime pubblicazioni infatti
risalgono al 1962.
Nella poesia c’è un piacere intenso ad esprimere con una
frase o parola un concetto anche se, per rispetto del lettore, vado in
cerca della parola più giusta per comunicare ciò che sento.
Al secondo libro mi hai invitato tu (Stefano Martello) con la tua curiosità
di capire di più il mondo delle famiglie che hanno persone diversamente
abili.
“Diversità apparenti” è scritto in
modo semplice pur parlando di questioni complesse e la scelta non pare
casuale…
Questo libro è un dialogo con te che avevi già scritto la
prefazione a Salutami
il mare, ponendoti delle domande sulla “diversità”
su come rapportarsi con le persone apparentemente diverse: eppure basta
scalfire un po’ la scorza dell'autodifesa per sorprendersi che abbiamo
tutti le stesse necessità, in alcuni casi c’è solo
la fatica di spiegare e farsi capire. La difficoltà è più
grande in chi non si è mai imbattuto in simili problemi, e in effetti
la non conoscenza crea rifiuto e spavento. Nel libro, Stefano, mi hai
posto molte domande: ho sentito di rispondere spontaneamente senza fare
correzioni e ripensamenti… solo rileggendolo mi sono accorta di
non aver sempre risposto in maniera esaustiva, ma penso che il testo,
anche se scorre fluido, sia sufficientemente articolato, ponga a sua volta
domande e faccia delle riflessioni sulla società di oggi, nella
quale ci sono senz’altro valori che cambiano con il progresso dei
tempi, ma un valore che bisogna recuperare, a parer mio, è quello
di dare più certezze alle giovani generazioni. Sicché non
è un caso che si parli di globalizzazione, lavori a progetto, informazione/comunicazione
ed altro.
Che tipo di lettore prevedi per questo testo e sopratutto quali
sono i tuoi obiettivi?
Vorrei che più persone leggessero queste parole perché
come dico nel libro tutti dovremmo essere protagonisti del mondo che abitiamo.
Vorrei generasse curiosità, e ammorbidisse qualora ce ne fosse
bisogno atteggiamenti troppo decisi o duri verso chi non corrisponde ai
canoni della cosiddetta “normalità”, vorrei, facesse
nascere altre domande e soprattutto accettare che in ogni caso la verità
assoluta non esiste, ma molte verità insieme contribuiscono a farci
essere più indulgenti senza cadere nel qualunquismo o buonismo
che dir si voglia.
Vorrei che lo leggessero i politici e si convincessero leggendolo di fare
meno tavole rotonde o riunioni e decidessero velocemente ciò che
doveva essere fatto ieri. Spesso mi accade di notare adulti che portando
per mano un bimbo non rispettano i suoi passi e lui si affanna a star
dietro il ritmo dell’adulto.
La mia collega di stanza leggendo una mia poesia si è riappacificata
con il fratello.
Hai in cantiere altri progetti?
Continuo a scrivere e prendere appunti perché è parte della
mia vita.
Come quando sedevo ed avevo un pezzo di terra da lavorave in mano e non
sapevo cosa ne venisse fuori… così non ho un progetto preciso,
anche se per almeno un anno non ho intenzione di fare altre pubblicazioni,
ma piuttosto parlare di Diversità
Apparenti con i giovani, nelle scuole e ovunque ci sia anche una sola
persona disposta ad ascoltarmi ed imparare io stessa da loro.
Che cosa ti colpisce dell’attuale letteratura italiana?
In verità da pochi anni ho ripreso a leggere testi che non fossero
legati ai temi specifici della evoluzione mentale e dell’autismo.
Margherite Duras e Banana Yoshimoto, Italo Svevo, Pedro Shimose…
insieme ad altri autori contemporanei sono le letture che mi tengono buona
compagnia.
Mi colpisce positivamente la facilità dei giovani autori, che siano
poeti o narratori, all’uso della parola, la loro preparazione e
cultura, pertanto li leggo molto volentieri. In alcuni testi c’è
tutto, offrono una chiave di lettura diversa e si rivolgono ad un pubblico
vario, quello che mi piace di meno è l’uso troppo frequente
delle parolacce. A Roma diciamo “quanno ce vò ce vò”
ma appunto solo allora.
(Fara Editore, febbraio 2007)
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