Intervista a Samuel Ayotunde Kalejaiye
autore di La mia prima mamma
Come ti descriveresti in poche righe?
Mi ritengo una persona molto religiosa e cerco di vivere la mia vita ed
i rapporti con gli altri secondo le regole dettate dal mio credo. Sono
una persona tranquilla che cerca il dialogo piuttosto che il conflitto.
Sono molto propenso ad aiutare le persone in difficoltà e, anche
se parlo molto, sono anche un grande ascoltatore. Sono pure molto ambizioso
e questo spiega perché svolgo moltissime attività nella
mia vita.
Quali sono i tuoi interessi e le tue letture preferite?
Il mio interesse più importante è quello di dare una mano
a chi è in difficoltà. Amo molto la musica e leggo spesso
la Bibbia e tutti quei libri che trattano di argomenti costruttivi. Oltre
naturalmente agli innumerevoli testi che leggo per le mie diverse attivivà
ed impegni.
Quali tappe della tua vita ti hanno portato alla scrittura?
Ciò che mi ha portato a scrivere sono tutte quelle situazioni di
ingiustizia nel mondo che ho cominciato a vedere con occhi diversi da
quando sono sbarcato in Occidente: vedi le violenze sulle persone sia
bambini che adulti, maschi o femmine.
Come è nata l’idea di scrivere un libro su un funerale?
L'idea di scrivere un libro su un funerale mi è nata perché
volevo quasi esorcizzare un evento così brutto e negativo trasformandolo
in un evento di riflessione persino positivo. Ma sono stato spinto anche
dall'idea di confrontare la nostra cultura per quanto riguarda i riti
funebri con ciò che succede in occidente.
Cosa vedi di africano negli italiani e cosa invece di più
lontano in loro dalla africanità?
Vedo di africano negli Italiani la loro grande solidarietà e la
capacità di rialzarsi dopo qualsiasi tipo di disgrazia. Sono però
molto diversi dagli Africani quando vedo lo spreco, la loro poca considerazione
della vita umana e l'eccessiva ostentazione della immoralità...
Su quali basi pensi possa esserci una società interculturale?
Ho molta fiducia che prima o poi ci sarà una società interculturale
fondata sul principio della solidarietà e fraternità senza
distinzione di razza, classe sociale e colore. Credo che arriverà
quel giorno che tutti saranno rispettati per ciò che valgono e
che sono… Stiamo lavorando anche per questo…
(Fara Editore, gennaio 2004)
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