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Scheda:
Katia Bernuzzi
(a cura di)
I linguaggi della
follia
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Intervista a Katia Bernuzzi,
curatrice dei Linguaggi della follia
Cosa ti ha spinto a curare un libro dedicato alla follia?
In realta' mi sono laureata a Bologna con una tesi intitolata "Commenti
di Marsilio Ficino ai dialoghi di Platone" col prof. Pietro Capitani.
Il periodo rinascimentale e in particolare i commenti di Marsilio Ficino
ai dialoghi platonici, non ancora tradotti in Italia, sono ancora al centro
dei miei studi. Mi sono avvicinata al tema della follia attraverso un
autore di passaggio tra tardo medioevo e Rinascimento: Sebastian Brant
con "La Nave dei folli". Grazie al tema della follia mi sono
di recente dedicata pure alla lettura di testi di Foucault e in genere
di testi di psicologia affrontata con "sguardo filosofico" -
ho in mente Remo Bodei e Umberto Galimberti, ad esempio.
Che cosa caratterizza il volume di inizio millennio di «arcipelago»?
I linguaggi della follia e' dedicato ai linguaggi, appunto, attraversi
i quali si manifesta la follia. Il tentativo e' quello di offrire una
panoramica su una delle "manifestazioni dell'essere" piu' misteriose,
affascinanti e sconvolgenti. La follia mette in gioco i linguaggi "normali",
quelli in cui si muove il senso comune, e ne crea di propri, ogni volta
singolarissimi e spesso assai difficili da interpretare. Per questo il
volume cerca prima di tutto di ascoltare tali linguaggi, di raccontarli
evitando definizioni precostituite, di individuare un'essenza della
follia stessa. Fra l'altro il volume contiene due interviste una a Emilio
Santoro (docente di Sociologia del diritto all'Universita' di Firenze)
su criminalita' e follia in carcere; l'altra a Carlo Gentili (docente
di Estetica all'Universita' di Bologna) dedicata al convegno (Bologna,
novembre 2000) su Nietzsche tra Illuminismo e Modernita': Gentili non
manca di far riferimento alla questione della follia in Nietzsche intesa
sia in senso "attoriale" - con riferimento ai personaggi dei
suoi scritti - che insenso patologico ovvero accennando alla pazzia di
Nietzsche stesso, e tra le due non deduce alcuna relazione. Un articolo
e' dedicato alla follia dionisiaca in Platone e un intervento al Momus
di L.B. Alberti. Per la sezione "l'uomo e il sacro" ospitiamo
uno scritto sulla teosofia di ispirazione in W.B. Yeats. Vincenza Perilli
"recensisce" il film di Allio Dopo Foucault con altri mezzi,
e Cristina Clozza il testo I viaggiatori folli di Ian Hacking.
Franco Melandri analizza la figura del "contrario" nelle culture
tribali, Elena Petrassi la malattia mentale in due poetesse (A. Sexton
e S. Plath) che hanno fatto della scrittura una sorta di terapia, Chiara
dall'Anese la figura di Artaud e il suo "teatro della follia".
L'editoriale del volume e' piu' corposo del solito: vuole suggerire al
lettore un percorso fra gli articoli proposti offrendo un iter
"descrittivo" fra i tanti possibili.
Mi pare che il volume contenga anche una chicca preziosa...
Si', abbiamo l'onore di ospitare uno scritto da Etienne Balibar, allievo
di Foucault, scritto inedito in Italia. Il contributo analizza i complessi
rapporti esistenti fra psichiatri e giuristi, in particolare a partire
dall'art. 64 del Codice Penale (un disturbo psichico quale opertore di
annullamento del cirmine). Giuridicamente l'individuo continua ad essere
giudicato a partire da due categorie di esclusione: folle o criminale.
Balibar si chiede: il diritto del malato e' diritto alla cura o diritto
alla follia? A partire da queste dense problematiche, l'Autore sviluppa
un discorso alquanto stimolante per il lettore, che lungi dal trovarsi
di fronte a risposte definitive e' "costretto" ad una continua
riflessione sui corni della questione.
(Fara Editore, febbraio 2001)
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