Intervista a Helene Paraskeva
autrice del Tragediometro e altri racconti
Chi è Helene Paraskeva in poche parole?
Per essere onesti la mia caratteristica specifica è quella di sbagliare
"maschere". Uso quella privata in pubblico o quella pubblica
nel privato e combino pasticci. Qualche volta dimentico addiritura la
"maschera" e sono guai.
Come è nata la passione per la scrittura?
Una volta pensavo che fosse nata per motivi sbagliati, come la solitudine,
la disubbidienza, la sfida. Adesso che la passione è matura, mi
guardo indietro e rivaluto quei motivi. Un parto può anche essere
difficile ma la nascita è sempre positiva.
Quali sono gli autori preferiti?
Hemingway e Moravia perché mi ci sento molto vicino. Mi piace U.
Eco, J. Lahiri e H. Kureishi. Christiana de Caldas Brito mi riempie di
ottimismo.
Che tipo di lettore pensi possa maggiormente apprezzare i tuoi racconti?
Il tipo di lettore che non desidera essere classificato. L'altro giorno,
la signora gentillissima di una libreria mi ha detto che avrebbe collocato
ll Tragediometro
nel reparto di scrittura femminile. Ma se le donne leggono scrittura femminile
e gli uomini scrittura maschile, quando impareremo a conoscerci?
Come definiresti il tuo stile?
Quando ero studentessa, l'estate lavoravo come mascherina in un cinema
all'aperto. Le mie "mansioni" erano principalmente due. Sradicare
l'erbaccia che cresceva fra le sedie, attività che odiavo, e vendere
il "programma", cioè la sintesi della trama dei film
per orientare lo spettatore, cosa che amavo fare. Adesso capisco il valore
della prima mansione. Il mio stile non è vendere trame...
Che rapporto c'è fra vita e scrittura?
Mi sembra un tormentato rapporto amoroso. L'Autore cerca la Vita ma lei
fa la difficile. Poi la Vita finalmente si sveglia, capisce che l'Autore
è l'uomo per lei e lo cerca ma lui non è più disponibile.
Oppure succede l'inverso. La Vita per prima cerca l'Autore ma lui è
impegnato altrove. E quando l'Autore capisce che lei era la sua Vita,
lei è già passata. Nel corso di questi inseguimenti, qualche
volta si congiungono. È la felicità.
Hai qualche progetto nel cassetto?
Non lasciare che il mio romanzo rimanga nel cassetto.
(Fara Editore, febbraio 2003)
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