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Su Mai -
Linkami l'immagine
di Vincenzo D'Alessio
I racconti compresi nel titolo Mai di Leonardo
Marini sono stati giudicati nel concorso Pubblica
con noi che l'editore Fara orgnanizza per portare alla ribalta dei
suoi lettori le giovani leve.
La freschezza che erompe dal primo all'ultimo rigo di scrittura ha il
sapore della "vendetta" che i giovani si prendono contro i meno
giovani detentori di un potere "power" economico trasmesso in
modo irrazionale e violento.
La satira che l'autore adotta è la formula per sgravare il parto
di una angoscia intraducibile qual è l'attesa di una giusta occupazione
nei ruoli sociali.
Bellissima la scrittura che nelle sue note colorite, bizzarre, blasfeme,
rituali delle nuovizzime "generazioni" trasmette quello che
ogni essere uamno sente proprio: "Ho passato la vita a pensare che
fossero tutti uguali e che domandassero sì e no una o due cose
ben precise e nette a noi che eravamo lì pronti a lambiccarci e
fornirgliele" (p. 71).
Il mondo dello spettacolo, la supervita, l'eccezionale, l'irraggiungibile,
sono le mete del "mai" scontato di ogni esistenza che transfuga
nel divenire con l'irresistibile voglia di permanere, permeare, esserci.
Racconti, questi di Marini, che fanno bene al cuore, alla mente, alla
voglia di ribadire che il mondo c'è ed è per tutti.
I versi di Carmine
De Falco che vanno sotto il titolo di Linkami
l'immagine e come sottotitolo vesus sono vincitori della sezione poesia
del concorso Pubblica con noi. A guardarli
con attenzione questi versi propongono il difficile momento della rivelazione
di un'altra indentità parallela a quella vissuta e cronotipa al
pensiero volvente, circolare, innestato dalla memoria, dal flusso dell'instabilità
che l'uomo viaggiatore prova allontanandosi dai luoghi conosciuti dove
realizza l'esistenza.
Helsinki o altra realtà simile costituisce la prova di scrittura
di un poeta giovane ma anche arguto, ricco di perizia metrica e di fonetica,
capace di accostare dialogo interiore e voci di altre lingue parlate o
ascoltate.
Un lungo ponte tra mondo umano e mondo naturale che appassiona non poco
il filosofo e il ricercatore, presi entrambi al laccio dei "giochi
/ Di parole che ripetono se stessi" (p. 93) in un immaginario dove:
"Riusciamo difficilmente ad essere / Qualcosa in più che
noi stessi" (p. 93). L'esperienza forma i versi ed il poeta
chiude nel rispetto dell'eco che producono: "Voglio parlare mille
lingue e una sola per noi" (p. 116).
Maggio 2006
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