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Orfeo Bartolini
Capetown-Bellaria. La sfida
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Orfeo Bartolini
Capetown-Bellaria. La sfida
A pagina 74, lAutore completa il 10° Capitolo "Da Kinshasa
a Brazzaville" nel seguente modo: "
Ho traversato questo
paese, ed in particolare la capitale ed
il distretto minerario più importante, proprio nel momento in cui
stava lievitando tutto questo bel casino. E lho traversato con un
valigione dallaria militare, e il leopardo sul cappello. Roba che
mi becco una raffica di mitra senza neppure sapere da chi.Deveesserci
un
Santo anche per gli incoscienti".
Ecco, questo potrebbe essere già sufficiente per sintetizzare
e mettere a fuoco la figura di Orfeo
Bartolini: ex-albergatore, scrittore, attore e articolista di quotidiani.
Ma anche di uomo amante della fotografia
e, soprattutto direi, con insito nel suo DNA lincontrollata passione
per le avventure estreme. Avventure che si possono quasi definire uniche
nel suo genere, raffrontabili ai biblici viaggi che nei secoli scorsi
venivano intrapresi dai pionieri alla scoperta di terre lontane.
In questo suo specie di nuovo "passaggio a Nord-Ovest africano",
con dovizia di particolari di ogni genere e spesso quasi al limite dellassurdo,
egli ci narra laffascinante viaggio compiuto "in solitario",
quale reporter-romanziere, risalendo il Continente Africano da Città
del Capo a Tunisi.
Con quel suo modo così naturale e spontaneo di
narrare, utilizzando un linguaggio colorito ed ironico, Bartolini nel
raccontare le sue vicende non manca di
farci vivere e toccare con mano quella parte di Africa lontana dai consueti
percorsi offerti dai pacchetti turistici delle compagnie di viaggio. Con
lui, scopriamo un
mondo completamente diverso da quello immaginato e fino a quel momento
conosciuto: personaggi di una spontaneità e di una ingenuità
incredibile che, inseriti in un contesto di avvenimenti gustosi e divertenti,
rendono la descrizione scorrevole e la lettura molto amena. Cosicché,
accanto ad interessanti realtà
semplici e spontanee che sembrano anelare solo un po di calore umano
e pronte a condividere ogni cosa di sé, anche la più umile,
non manchiamo di incontrare quei risvolti meno piacevoli che trasformano
il suo viaggio in una sorta di exodus, come un coraggioso e
incosciente vagabondaggio nellimpossibile. E dove lAutore
viene coinvolto in disavventure paradossali, alle prese con miliziani
e poliziotti di frontiera corrotti ed assurdi, che rischiano di mettere
a dura prova la sua inossidabile adattabilità ad un ambiente a
volte ostile e incomprensibile.
Lo stile graffiante e linnato umorismo di Bartolini, già
autore fra laltro di A noi due Africa nera! fanno di questo
libro una perla di situazioni ora comiche, ora serie, ora semitragiche,
che mettono in tutta evidenza lo spirito libero di un uomo che non teme
di mettersi in discussione affrontando situazioni difficili ed emozionanti,
seppure sempre esaltanti, pur di scoprire ciò che si cela dietro
langolo di un mondo così diverso
da quello in cui lui abitualmente vive. E ciò, grazie
anche alle sue non comuni doti umane, unite alla
fiducia nella Provvidenza e nel prossimo, come un novello francescano
"Questo, dei francescani," scrive nel suo libro "mi piace:
che sia poco, che sia molto, offrono tutto ciò che hanno
e lo fanno col cuore, con gioia sincera. Al domani ci penseranno domani,
ma non è leggerezza: è fede nella Provvidenza di Dio".
E "fede nella Provvidenza" Orfeo Bartolini ha dimostrato di
averne molta.
A questo punto, visto che termina il libro, siamo
davvero curiosi di leggere le sue avventure a Calcutta!
Mario T. Barbero
«Punto di vista» n° 23 Gennaio/Marzo 2000
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