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Una proposta editoriale inaspettata quanto straordinaria. Nata come pièce teatrale ma leggibilissima come un lungo racconto in forma di dialogo di Ennio Grassi Non conoscevamo nulla dello scrittore croato Drazan Gunjaca (1958). Sta di fatto che l'editrice Fara di Santarcangelo di Romagna, già encomiabile per la lunga frequentazione e la tempestiva proposta di autori e testisignificativi della recente letteratura balcanica, va a segno, ancora una volta, con una proposta editoriale inaspettata quanto straordinaria. Nata come pièce teatrale ma leggibilissima come un lungo racconto in forma di dialogo, Roulette balcanica di Gunjaca è, senza mezzi termini, un piccolo capolavoro e colloca il suo autore tra gli esponenti più intensi di quella cultura del disincanto e dello spaesamento che sembra essere lo stigma della nuova letteratura balcanica. Ambientato nel soggiorno di un appartamento, a Pola, in una notte di fine settembre del fatidico 1991, il dialogo tra Petar e Mario, militari e amici da una vita, serbo il primo croato l'altro, registra con opposti atteggiamenti, di lucida disperazione in Petar e di realistico disincanto in Mario, la fine non solo di uno Stato, quello jugoslavo di lì a poco lacerato da una guerra che avrà del tribale fino al suo annientamento, ma di un intero universo di valori collettivi rassicuranti quanto precari: l'idea di nazione, di popolo, di famiglia, di amicizia ecc. Ma non vogliamo aggiungere altro per nulla togliere all'emozione di una lettura che assolutamente consigliamo. Anche perché c'è più verità nella pièce di Gunjaca sulla tragedia balcanica che in tanti saggi storici, sociologici o geopolitici di cui ci siamo inutilmente nutriti per avvicinarci alla comprensione di ciò che accadeva (e sta accadendo) al di là dell'Adriatico. (in Certenotti, ottobre 2003, p. 32) |
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