|
Intervista a cura di Alfonsina Zanatta
Video della presentazione a Cesena
Recensioni e segnalazioni
Alfonsina Zanatta
Anna Elisa De Gregorio
Silvia Venuti
Maria Liana Celli
L(')abile traccia (Anna Antolisei)
Paola Lucarini Poggi
clanDestino XXII, n. 1 (Germana Duca Ruggeri)
Fermenti (GDR )
Guido
Passini
Anna
Maria Tamburini
Gazzetta
del Mezzogiorno 28-9-08
Brundisium.net
Isidoro
Conte
Morena
Fanti (VDBD)
Brunella
Bruschi
Nunzio
Festa
Franco
Casadei
Stefano
Leoni
Nicola Vacca
Corriere
Romagna 23-3-08 (Ivo Gigli)
Antonietta
Gnerre
Maria
Marcone (in «Puglia» 17-4-08)
Fili d'aquilone
(n. 10, aprile 2008)
Exitime
(n. 6, aprile 2008)
La
costruzione del verso (Gianfranco Fabbri)
I
libri in testa (Alessio Brandolini)
Maria
di Girolamo Ferri
Carla
De Angelis
Vincenzo
D'Alessio
Matteo
Fantuzzi (La Voce di Romagna)
“Poesie rigorosamente in distici compiuti in sé,
come piccoli nodi che generano solchi di approfondimento.
Nell’introduzione Massimo Sannelli scrive di depressioni e increspature,
picchi e crolli, gonfiori e rughe: i versi si stemperano nello spazio
e nel tempo in un rapporto costante dell’io con gli altri, dell’io
con l’universo. Il costante lavoro sulla scrittura è evidente
e notevole e giova alla compattezza di un discorso poetico che non è
di compiacimento estetico.” (Anna Grazia D’Oria, L’Immaginazione
n. 237, marzo 2008)
|
|
Caterina Camporesi
Solchi e Nodi
€ 10,00 pp. 94 (Sia cosa che)
ISBN 978-88-95139-33-3
Finalista al Premio Accademia del Ceppo 2009
Selezionato al Premio
Montano 2008
II classificato al Premio
Fiera di Casalguidi 2008
III premio al Badia
di San Savino 2008 *
Poetessa
del mese in donnemondo
Il titolo di questa raccolta, osserva fra l’altro Massimo
Sannelli nella Prefazione, evoca una poesia caratterizzata, da «depressioni
e increspature, picchi e crolli, gonfiori e rughe»: in effetti la
petrosa eppure vitale materia di questi “versi condensati”
nelle pieghe dei luoghi attraversati e attraversanti la pelle e l’anima
di Caterina Camporesi richiede una lettura in cui dare spazio al silenzio
e a un ascolto meditativo che sappiano magari
sciogliere, o comunque accettare, i «nodi nel tempo».
C’è infatti una voce sofferta e forte, esigente e semplice,
solidale proprio perché ferita; c’è una compattezza
umile, motivata da una profonda ed empatica esperienza di vita, in questi
distici accorpati (è proprio il caso di dirlo, per la loro fisicità
peraltro sempre in tensione verso altro e oltre) in composizioni calibrate
e icastiche.
Qui la realtà non è sorvolata, ma impressa in tatuaggi di
senso che vanno al sodo, in parole necessarie: «brecce sfociate
in sfocate sommosse / non compitano altri alfabeti // colpi d’accetta
senza scampo sui corpi / non lasciano campi a quelli d’ascia //
ad ogni istante sulla scena del mondo / risuona il colpo di grazia».
Sì, la poesia ha senso se ci apre nuovi modi di indagare quello
che siamo e la storia di cui pure siamo “pezzi unici” ma nel
gioco tremendo e bellissimo di una umanità in cui «agitati
silenzi gemono dialoghi / generosi di legami e fughe».
«Sin quando lessi Duende mi ritrovai a pensare che Caterina
scrive musica, le sue parole sono come note musicali, sono una ricerca
del sonoro, è indispensabile leggerle ad alta voce dando ad esse
il tempo in battere e in levare. Parole ricercate, studiate con attenzione,
credo impossibile siano sparse lì istintivamente. Una tal precisione
che ogni poesia è musica e parole senza spartito, infatti, ad ogni
lettore è lecito interpretare con il proprio timbro, modulando
il testo a proprio piacimento senza lederne il significato.» (Nicoletta
Verzicco 6-5-08)
* Ecco la nota critica della Giuria del premio Badia:
Per Caterina Camporesi, in Solchi e Nodi, raccoglie verità
l'istante / che scheggia l'eterno. E dunque, nelle sue brevi composizioni
di distici accorpati, non psicologismo, non fidi binari narrativi, ma
repentina evocazione di oggetti nel segno della visività e della
visionarietà. La poesia, divelto ogni indugio didascalico, scaglia
la propria ambizione di assoluto nelle arcane corrispondenze fra mondo
naturale e mondo umano, ritagliandone folgorazioni di senso in vertiginosi
circuiti metaforici.
Caterina
Camporesi è nata a Sogliano al Rubicone (FC) nel 1944 e vive
tra Rimini, la Garfagnana e Roma. Svolge
l’attività di psicoterapeuta. Già condirettrice de
«La Rocca poesia» e redattrice de «Le Voci della Luna»,
è socia
di Sinopia (www.sinopiaonlus.org)
e collabora con riviste cartacee e on-line come «Fili d’aquilone».
Ha pubblicato:
Poesie di una psicologa, Sulla porta del tempo, Agli strali del silenzio
e Duende
(Marsilio, Collana elleffe, Venezia, 2003). È presente con “La
sorte risanata” nell’antologia La
coda della Galassia (Fara, 2005) e altre sue poesie sono state inserite
ne La
linea del Sillaro (Campanotto, 2006).
Torna all'inizio
|
|