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Francesca Mannocchi
La tirannia dell'Intimità
€ 11,00 pp. 62 (Sia cosa che)
ISBN 978 8895139 81 4
con foto di Veronica Re
postfazione di Tiziana Cera Rosco
Le poesie di Francesca Mannocchi sono
epigrammi: fotografano sensazioni, amori,
relazioni, particolari “oggettivi” con le
loro zone d’ombra e il chiarore in qualche
modo abbagliante (ed è molto bello
in questo senso l’accompagnamento degli
intensi scatti in bianco e nero di Veronica
Re). È come se la vita non trovasse appigli
affidabili se non nella passione (che è una
commistione di dolore e di entusiasmo) con
cui la si vive nonostante il suo palcoscenico
minimale eppure inquietante: “Sono in
cucina a tostare il caffè / con la divisa delle
tue zone di buio / Sono in cucina, bambina
part-time / nell’abbondanza dei tuoi jeans
da viaggio” (p. 15); “le Parole sono colpi di
fioretto / sillabe d’alabastro vestite a lutto
/ mentre cerco di capirle mi scopro ferite
dappertutto” (p. 17); “Provo a grattare via
l’odore acre del tuo seme / con l’aroma ocra
d’ambra borghese / sotto un getto d’acqua
che a chiudere gli occhi / è come s-venire,
che ad aprire la bocca / pare annegarmi”
(p. 30); “il dolore d’estate è banale come
una promessa fatta di notte” (p. 32)… le
citazioni potrebbero essere molteplici, chi
legge troverà in questa raccolta suggestioni
emozionanti, inedelebili squarci di quotidiano,
riflessioni salaci e un ritmo (a tratti
cullante, a tratti sincopato) che affascina.
Come osserva Tiziana Cera Rosco: «La traccia di questo libro, anche nei pochi movimenti di tenerezza su cui si poggia, è un’allerta per un’onda anomala che si preavverte (“spio ogni angolo fuori controllo”). (…) Per quando si parli di una intimità che presupporrebbe un congiungimento (perché i soggetti del libro si uniscono) la voce che qui parla viene da un’unione calibrata in modo impossibile a viversi e diventa la storia di un tempo interno, di chili di tempo sconosciuti all’altra parte
della domanda dell’amore (“Quanto dura
il tempo che non passa?”).»
Francesca Mannocchi, 28 anni, romana.
Una laurea in Storia del cinema. Porta con
sé: il desiderio di raccontare storie, un’inquietudine all’origine e i giornali sotto il
braccio. Si sveglia con un caffè triplo amaro in tazza blu. Ha: sempre poca benzina nell’automobile, una passione smodata per sua nonna Rita e l’urgenza di raccontare le vite dure del paese che la circonda. Allergica
alle definizioni e alla sintesi termina la sua
biografia con la parola: rivoluzione.
La sua plaquette L'uscio è stata inserita in Legenda, antologia dei vincitori del concorso Pubblica con noi 2009.
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