Logo Fara Editore Fara Editore

L'universo che sta sotto le parole
home - fara - catalogo - news - scrivi - fariani e kermesse
Titolo Schede
argomenti - autori e titoli

L'acqua scende a valle - Stefano Cammelli

Scheda:

Paola Turroni
animale

Posfazione di Renato Turci

Le prime considerazioni che si possono fare leggendo i testi di Paola Turroni riguardano la fisicita', il pensiero del corpo, come se l'autrice volesse essere di piu', ma in modo migliore, tendesse ad essere semplicemente, non nel senso impositivo, ma nella vittoria delle pulsioni che sono in tutti noi, equilibrate tra fisicita' e spiritualita', o, se si vuole dirlo con parole piu' precise, tra corpo ed anima. Cio' e' avvertibile dal mutamento del titolo delle due stesure che lĠopera ha avuto: da ani-male / di / scrvivere che era nella prima, al piu' semplificato animale; una sintesi violenta del disagio tra il puro esistere e l'anima, divisa tra forte volere e remissivita' o accettazione serena del peggio, qualcosa che sta al di qua, ma anche supera la caparbieta' di essere, come se ogni dicotomia possibile fosse risolvibile e finalmente risolta nella scrittura, che le e' del tutto indispensabile. Non che l'autrice del libro voglia imporre a tutti il suo essere a modo suo. Non ho mai conosciuto persona piu' di lei tenera, ma in cosi' forte tensione tra buon senso kantiano (lo si puo' dire?), di vita goduta in tutte le sue migliori aspirazioni, e il rischio di non farcela, che l'ha fatta soffrire, e porta a soffrire chi la legge. Si puo' essere timorosi persino nel parlarle, e, piu' ancora, nello scrivere di lei, come dinnanzi ad un essere in se' condizionato, ma che pure coglie le possibilita' del molteplice, le diversita' del possibile, per cui, in fondo, ci si rinfranca, con speranza. Non so di altri modi piu' autentici di essere nella poesia: non voglio considerare i puri e sicuramente gratuiti estetismi che talvolta certi nutrono. Si possono scegliere tra le sue carte passaggi, o frasi, o pensieri e immagini, o gruppi di versi a caso, e ci si accorge subito che tutto e' legato a una quiddita' di valori veramente umani e letterari, che non si riscontrano in molte altre anime. Si puo' pensare forse a una Saffo, munita della sola voce, privata della sua cetra, a una Dickinson che abbia piena coscienza della solitudine in cui era, a una Virginia Woolf, piu' lucida riguardo alle proprie capacita' scrittorie, a una Marina Ivanovna Cvetaeva, tormentata anche nella fisicita', a una Patrizia Valduga, che alcuni anni sconvolse il mondo letterario con versi d'amore di una fisicita' estrema, soprattutto come recitati dalla sepoltura. L'idea dell'oltre e' sempre presente in Paola Turroni, come quella dell'intersecazione dei tempi della propria vita con quella di tutti, lei lontana e pure vicinissima. Ho scritto mesi fa una presentazione di alcuni suoi testi, e non ripudiero' nulla di cio' che ho scritto; purtroppo il lavoro e' fermo presso una rivista, che non oso forzare perche' troppo vicina al cuore, e, nel frattempo, l'autrice ha portato ai suoi testi delle varianti confacenti al suo piu' recente stato. Credo che riprendero' piu' volte a dire di lei, se la scrittura dell'autrice si concretizzera' in altri libri, come sicuramente sara'; e se il tempo mi durera', devo anche dire. Fra me e l'autrice c'e' una grande divisione di eta', ma non ne avverto troppo la pena, cosa che non e' solo merito mio: gli anni giovani della scrittrice sono stati colmi di conoscenze intellettuali e di tali meditazioni, da riempire e saturare tutte le diversita' e le differenze possibili. Ho come l'impressione che Paola Turroni stia reprimendo molto del suo mondo precedente, volgendolo verso una migliore accettazione dell'Io, evitando di premere sul pedale della ribellione, a favore dell'essere normale di tutti. Di certo, non perdera' mai il terribile ricordo della autodistruzione rasentata. A quali altri autori porta a pensare la presente raccolta? a due, essenzialmente: Antonin Artaud e Arthur Rimbaud. Per Artaud gli accostamenti sono da vedere nella coesione del pensiero alle parole, e nella crudele possibilita' che essa ha tuttora circa l'autolesionismo e l'autolacerazione. Per Rimbaud, mi si ripropone sempre il dubbio se egli fosse conscio della propria autenticita' e verita' di poeta: era poco piu' che sedicenne, quando travolse Verlaine, che si apprestava a vivere una vita da tranquillo borghese. Ho un po' la medesima perplessita' riguardo all'autrice. Mi domando se essa e' pienamente cosciente di essere una delle voci piu' nuove della poesia, non solo italiana. E' una constatazione che mi sono fatto, e che mi e' rimasta per tutta la rilettura di questa opera prima. Vedo la stessa naturalezza di scrittura di Rimbaud. La stessa estrema sensibilita' ricettiva. La Turroni e' come da sempre nata per questo modo di scrivere: la vita sua, da molto tempo, sin dalla nascita, l'ha portata a questo.

grafica Kaleidon © copyright fara editore