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Postfazione
di Renato Turci
Intervista
a Paola Turroni
Recensioni:
Il Sole-24
Ore (Franco Loi)
Il Segnale (G. Bocchinfuso)
Stradanove
(Versuska Anconitano)
Rosete de Sà
animale
con inediti in solotesto
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Paola Turroni
animale
€. 9,30 pp. 96 (Imprinting)
ISBN 8887808287
"Scrivere è come camminare": così si apre il percorso
di Paola Turroni (esperta di cinema) fra parole che considera simulacri
dispensabili come "scheletri nell'armadio che si conservano per avere
ancora qualcosa da buttare". Se l'epigrafe artaudiana "se noi
potessimo amare, amare subito, la scienza sarebbe inutile" è una
chiave per queste prose poetiche di Turroni, allora l'autrice può affermare
che "non ci sono labirinti nella memoria, sono nelle mani degli altri,
nella mia pelle". In effetti animale è un atto di "pre-senza",
cioè una presenza assente, che è il desiderio di senso, o la domanda
di un completamento, o quell'alito vitale a scadenza (e per questo preziosissimo),
che ci consente di lasciare, lungo il nostro cammino di uomini, delle
tracce per gli altri. Di indicare percorsi possibili.
Il giudizio di Giorgio Barberi Squarotti
Torino, 3 febbraio 2001
Gentile Signora,
ho letto il Suo libro con vivo interesse e piacere. Il Suo discorso poetico
è singolare, originale per l'alternanza di ritmo, occasioni, eventi,
situazioni: un poco sempre misteriosi, enigmatici. Mi hanno convinto di
più i testi più avventurosi e suasivi, come quelli di "Savana".
Grazie del dono. Con i migliori auguri e saluti,
Giorgio Barberi Squarotti
In questa scrittura il significato
di poesia torna alla sua origine, liberandosi dalle convenzioni formali
(peraltro alcuni testi appaiono più come prose, giusta la eventuale discendenza
dal Rimbaud della Saison o Les stupra): estende così la
sua inventiva su piani multipli che eludono perfino il concetto estetico.
"Scrivere è il flusso del sangue" (p. 47), e da tale principio
scaturisce la parola che riesce più oggettivamente a riprodurre una realtà
"animale" poiché anche "un sogno rimane carne da qualche
parte" (p. 61). L'autrice non dovrebbe più toccare niente di quanto
ha scritto.
(«Punto di vista»,
n. 27, gennaio-marzo 2001)
(
) non mi rimane che farle
personalemente i più cari complimenti non solo per una scrittura
che (
) è prima di tutto ottima sul piano sostanziale e di
costruzione: non un'accozzaglia di poesie ma un percorso preciso come
difficilmente si trova nel panorama odierno. soprattutto nella scrittura
femminile che tristemente stereotipa troppo spesso un'idea consolidata
per compiacere il tremendamente maschilista gotha della critica salottifera
italiana. le auguro davvero la maggiore visibilità possibile ai
suoi scritti, anche per fare capire alle ragazze che ora iniziano che
la poesia non è quella che si fa loro scrivere, ma quella che loro
vogliono mettere su carta.
cordiali saluti. matteo
fantuzzi (poeta e critico, vincitore
sezione giovani del premio Aldo Spallicci 2001)
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