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intervista di Renzo Montagnoli
Recensioni e segnalazioni
L'armonia delle parole
Renzo Montagnoli
Vincenzo
D'Alessio
Il Resegone,
19 dicembre 2003
Bollettino Salesiano,
maggio 2004, p. 31
Finalista al Premio
Internazionale Anguillara Sabazia Città d'Arte 2004
con la seguente motivazione: "Per la sua Opera Letteraria, specchio
che riflette l'arcana magia dell'essere e del pensiero che nasce nell'anima."
Finalista al Premio
S. Domenichino-Città di Massa 2004
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Mohamed Ghonim
Colombe raggomitolate
€. 7,00 pp. 80 (TerrEmerse)
ISBN 8887808562
Accademico leopardiano a vita
VINCITORE
del Premio
Poesia Cluvium 2004 (I classificato ex aequo con Verso
Occidente) e secondo classificato al Poseidonia-Paestum
2004 segnalato al Premio
Città di Marineo e al Premio Palazzo
Grosso 2004 di Riva presso Chieri
Segnalato al Premio
biennale di poesia "Città di Solofra" 2006
I menzionato volume edito al Premio
di poesia Astrolabio
Questi versi esprimono la passione per la vita, le relazioni umane, il
valore di ogni incontro e la fatica dell’addio.
C’è una concretezza sensuale e una capacità visionaria;
c’è l’attenzione al particolare e la considerazione
per le questione “globali”.
Ghonim è figlio della sua terra, l’Egitto, ma ha saputo inserirsi
egregiamente nella nostra comunità e trasportare nella nostra lingua
i ritmi, le assonanze, le figure retoriche della poesia orientale (inevitabile
l’accostamento del poemetto dialogato “Il mio canto”
al Cantico di Salomone: “Aspettami là, accanto al pendio.
/ Lontano, dove non c’è nulla, / solo il chiarore della luna.
/ Parleremo una lingua diversa…”, “Oh se potessi / strappare
il cuore dalle costole / estrarre le perle dalle mie viscere / per foggiare
la rosa nei grappoli di lacrime.”). Sì, perché i suoi
versi sono quelli di un poeta che vibra, si mette in gioco, si immerge
nella realtà di fango e spirito che è quella dell’uomo,
sa riconoscere il divino, e sa che solo con l’amore si può
render bella la nostra condizione.
È una lettura a volte spiazzante per noi occidentali, ma che lascia
tracce nell’anima toccando corde dal timbro profondo, ecoico, avviluppante.
Facciamo alcuni esempi:
“Si raccolgono / e allontanano la coltre dell’isolamento”
(Le gambe).
“Dormono nell’amplesso dei plantari / assopite nell’abbraccio
dei palmi” (Le unghie)
“Danza nella notte delle nozze” (L’utero)
“Noi, qua, soffiamo polvere, / respiriamo il suo esalare, / chiediamo
all’aria un senso, / formuliamo una preghiera senza risposta”
(Lettera di un amico africano).
Non è forse pieno di incisiva bellezza il verso “Le immagini
sono diventate leggende”? In poche parole si arriva alla resa dei
conti: un mondo (quello occidentale) che vive di apparenza e di illusioni,
peraltro costruite e conservate con i “proiettili”…
Questi versi, ci ricordano la forza della parola, se non viene abusata,
cioè usata soltanto per illudere e blandire diventando solo fiato
privo di senso.
Poesia è fare: queste pagine fanno riflettere, fanno commuovere,
fanno piacere.
Mohamed Ghonim è nato nel 1958 ad El Menoufia
(Egitto), la stessa cittadina in cui sono nati i presidenti Sadat e Mubarak.
A 7 anni entra nella Compagnia Teatrale Stabile di El Menoufia: debutta
da lì a poco con "Il ritorno di Omar", che vince il primo
premio in un concorso intercittadino.
Adolescente è redattore del giornale scolastico «La cultura».
Si diploma come perito agrario.
Dal 1990 è italiano a tutti gli effetti.
Autore di poesie e pièces teatrali, fiabe e racconti, nelle sue
opere si amalgamano la cultura araba a quella occidentale. Ha pubblicato:
Il segreto di Barhume
(Les Cultures, 1994; ristampato e rivisitato da Fara Editore nel 1997),
Quando cade la maschera (Les Cultures, 1995), Il canto dell’amore
(Les Cultures, 1997, ora rivisto e ampliato nella presente silloge), il
racconto "Tramontana" (segnalato al III concorso letterario
per immigrati Eks&Tra e inserito
nell'antologia Memorie in
valigia, Fara 1997), La foglia di fico
e altri racconti (Fara, 1998), L'aquila magica e Cento
memorie per il futuro millennio (Periplo, 1999).
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