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Il libro
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di Drazan Gunjaca
autore di Roulette balcanica
Questo inverno sembra non finire più, il freddo non demorde, per
cui ho approfittato del tempo che si ha, stando chiusi al caldo, per scrivere,
senza averlo pianificato, quasi metà del prossimo romanzo. Forse
l'avrei persino finito se la primavera non avesse dato i primi segni con
qualche timida margherita sbucata ai primi raggi del sole. Con loro, dall'aria,
sono arrivati anche i "tagliatori di margherite" che con unazione
rapida ne hanno tagliato alcune, e con loro anche la mia ispirazione.
Mi sono fermato al capitolo centrale del romanzo che si intitola come
questo articolo: "Pazzi senza frontiere".
E così, sto seduto in terrazza e per l'ennesima volta mi pongo
la solita domanda: perché le guerre non si possono evitare? Forse
perché la maggioranza delle persone non ha la minima idea di che
cosa sono, finché non ci sono in mezzo? Forse perché non
sono coscienti del fatto che oggi, nell'epoca della globalizzazione galoppante,
non esistono le guerre degli altri?
Sono tutte nostre queste guerre, perché ognuna, in un modo o nell'altro,
influisce direttamente o indirettamente sulle nostre vite. Ognuna di quelle
bombe che cadono da qualche parte lontano da noi, lentamente ma inesorabilmente
ci uccide; ogni vittima innocente si porta via la nostra anima, pezzettino
per pezzettino. Ci chiudiamo sempre di più, ci estraniamo e facciamo
sempre più fatica a riconoscere l'uomo in noi, figuriamoci nel
prossimo. O, ancora peggio, concepiamo gli orrori della guerra in modo
astratto e da tifosi appassionati seguiamo gli ultimi sviluppi su qualche
territorio di guerra attuale. Senza neanche rendercene conto, ci troviamo
coinvolti in questi giochi crudeli, secondo l'antico motto: "panem
et circensem", solo che di pane ce n'è sempre meno e sono
sempre di più i giochi male organizzati nei quali non esistono
vincitori.
Ma forse guerreggiamo perché è semplicemente nella natura
umana farlo. È nella natura umana amare e odiare, costruire e demolire...
Alcuni non riescono a controllare la propria natura. Altri non vogliono
farlo. Anzi, ne vanno fieri.
Mi sembra che l'11 settembre 2001 sia stato l'inizio della fine del mondo
come lo conoscevamo. La paura è entrata in ogni supermercato, in
ogni aereo, su ogni nave, in tutti i pori delle nostre vite per controllarle.
E la paura e la ragione non funzionano insieme. Mai. E così, piano
piano, ci dimentichiamo di quello che siamo e diventiamo quello che non
siamo. O almeno pensavamo di non essere.
In un ambiente così confuso si ammassano pensieri ancora più
confusi e domande alle quali non esistono risposte logiche e razionali.
O se esistono, noi non sappiamo individuarle nella massa delle illusioni
che giornalmente ci vengono presentate.
Immaginatevi un problema di fisica, propobibile in qualsiasi scuola elementare
del mondo, che dica: "Quanta strada deve attraversare una bomba dallo
schermo della TV nel vostro comodo e caldo soggiorno fino a cadere nella
stanza?"
Se questa domanda oggi è diventata quasi banale, facciamone una
più sofisticata, su qualche altra materia, diciamo la logica: "La
bomba che oggi vedete sullo schermo della TV nel vostro soggiorno, cadrà
domani nello stesso soggiorno lanciata da un aereo invisibile o dalla
mano di qualche fanatico di chissà quale provenienza?"
A dire il vero, ci ptremmo porre anche domande di approfondimento del
tipo: Chi pilota quellaereo invisibile o chi ha indottrinato
il terrorista folle con idee perverse? Ma tutto questo non ha nessuna
importanza per quelli che si trovano nel soggiorno in questione.
Si può fare una graduatoria delle vittime? Ci sono quelle che valgono
di più e quelle che valgono di meno? E naturalmente, chi determina
i parametri di tale gradazione?
Una propaganda martellante fa di tutto per farci accettare le guerre come
parte di noi, del nostro quotidiano, per cui alcuni aerei diventano invisibili,
alcune bombe intelligenti, altre poi diventano le madri di tutte le bombe
grandi e piccole... E le madri non possono che suscitare emozioni positive,
no? Eppure ci sono anche madri che uccidono i propri bambini.
E così aspetti il tuo destino nellassurdità di questi
valori ribaltati. Un soldato una volta, nel recente conflitto balcanico,
mi disse che la guerra era un convegno di pazzi senza frontiere in un
dato luogo. Distingueva pure tra i pazzi senza frontiere professionali
e la moltitudine di quelli che la guerra ha reso tali. È molto
difficile curare questa forma di pazzia. Quasi impossibile. E per di più
si tratta di un virus che si trasmette molto facilmente. Con tutti i tipi
di contatto. E i contagiati non si rendono conto di essersi presi il virus
per cui è molto difficile farli tornare alla normalità,
qualsiasi cosa questo voglia dire. Quel soldato non è sopravvissuto
alla guerra. Non si sa dove e come sia morto.
Molti di noi, fino a poco tempo fa, vivevano in una pace che si dava per
scontata, come una conquista della civiltà che non era in questione
e a cui non c'era alternativa. Molti continuano ancor oggi a vivere nell'inganno
che sia così. Ma non lo è. Piano piano stiamo entrando in
un nuovo-vecchio mondo, nel quale di scontato ci sono solo le guerre,
e per la pace si deve combattere. In ogni momento, in ogni angolo di questo
nostro unico pianeta. Solo quando la maggioranza lo capirà, le
visioni apocalittiche potranno forse rimanere solo delle visioni, e l'uomo
potrà continuare a vivere una vita degna dell'uomo.
In fin dei conti, quale fine giustifica un gioco nel quale l'uomo vuole
fare la parte di Dio?!
Drazan Gunjaca
www.backstreets.it/recensioni_libri/roulette_balcanica.htm
www.stradanove.net/news/testi/libri-03a/laped1303030.html
www.valentinammaka.net/gunjaca.htm
www.frillieditori.com/dragan.htm
www.letteratour.it
http://www.sussidiario.it/forum/collaboratori/messages/298.shtml
www.aglob.ru/en/analysis/?id=124
www.gspp.com.au/war.htm
(Fara Editore, aprile 2003)
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