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Il
bando del premio
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Al Venticinquesimo Premio Letterario Internazionale
“Città
di Moncalieri”
di Helene Paraskeva
Ricevere un premio è più gratificante di una torta al cioccolato,
mangiata tutta in una volta, con le mani, non col cervello, senza paure
e misere minacce di sbaffare, macchiarsi, sporcarsi, ingrassare. Questa
è stata l’esperienza della premiazione del Tragediometro
e altri racconti (2° premio per la sezione “libro di narrativa
edito”).
Durante il viaggio Roma-Moncalieri, circa 650 km, ripasso i miei miti
personali: Che tipo di gente incontrerò a Moncalieri? Ciclopi conciatori
di pelle d’autore o Lestrigoni mangiatori di filetto di poeta all’aceto
balsamico? O veggenti smaliziati, pronti a puntare il dito all’uncino
sul narcisismo dei premiati?
Arrivo la sera prima e mi soffermo davanti all’arco restaurato che
porta nel centro storico della città. Si chiama “Porta”
e non “arco”. L’attraverso e mi porto in giro per la
città vecchia.
Il giorno dopo, alle ore quattro e trentacinque pomeridiane, a soli venticinque
minuti dall’inizio della cerimonia di premiazione, un fauno dal
tallone nervoso mi salta sulle spalle. Panico.
Mi cambio in macchina, roba da scapestrati, lo so. Indosso il tailleurino
nero a righe, mi camuffo da signora premianda e approdo nella Biblioteca
Civica, un edificio capiente, senza fronzoli. In sala conferenze incontro
gente di tutti i tipi, non sarò all’altezza, lo so. Già
contemplo la fuga.
«Buonasera! Mi chiamo Paraskeva!»
«Buonasera, cara! Come sta?»
«Ma mi riconosce?»
«Certo! Si accomodi!»
Nella prima sala tutto è pronto per il buffet “afterpremio”.
Avrei voluto compiere quell’antico rituale apotropaico, trasgredire
le regole fra la disapprovazione generale, che significa trasgredire-per-non-fallire.
Giusto per scaramanzia.
Nella seconda sala c’è gente seduta di fronte al tavolo della
giuria, il Presidente dell’Associazione culturale Saturnio, Dott.
Fiumara, giovane e spontaneo nonostante l’incarico, e poi la Presentatrice,
l’Attrice, Sostenitori e Fan.
In giro circola un poster con la Porta. Mi piace e mi riprometto di chiederne
uno.
“Ma figuriamoci se mi daranno il poster! Beh, alle brutte me lo
compro…”
La cerimonia dura solo un’ora e mezza e premia lavori editi e inediti,
prosa e poesie, signori attempati, giovani con dreadlocks, ragazzini con
la T-shirt, lavoratrici serie con la giacca sgualcita dal viaggio, persino
una tipa camuffata da signora con tailleuirino nero a righe.
Il Sindaco della città è medico, ama le poesie d’amore
e le legge alle coppie che unisce in matrimonio. È un Sindaco che
parla d’amore per augurare Buona Vita insieme e non per campagna
elettorale.
Il presidente della Giuria si permette di dire pubblicamente l’atroce
verità che “gli scrittori amano parlare poco”. Ma qui
si dice ciò che si pensa! Dove mi trovo?
Il primo premio per il libro di narrativa edito lo vince una bella ragazza,
Anna Castiglione, con “Sogni caldi senza zucchero”, Montedit
Editore. Il terzo premio lo vince Drazan Gunjaca, che avrei voluto incontrare,
con la sua Roulette Balcanica,
Fara Editore.
Adesso tocca a me, della motivazione di premiazione ricorderò quella
frase, “scrittura nervosa” come il Panico che porto ancora
sulle spalle sagomate, nere con la riga bianca.
Mi consegna il premio un angelo forte e sensibile, targa e diploma, il
poster con la Porta e il mio nome scritto sotto. Correttamente.
Fara Editore. Ha vinto anche lui, anzi, soprattutto lui, doppiamente.
Sento l’applauso e l’approvazione addosso, una doccia di calorosa
accettazione che toglierà un po’ di “nervoso”
dalla scrittura.
Non tutto, spero.
La città di Moncalieri mi ha offerto ospitalità con semplicità
e naturalezza. Non mi regala la sua Porta, non me la concede, né
la vende. È il mio premio. Il diploma con la Porta di Moncalieri
l’ho vinto, me lo merito.
Lo riconosce la gente che ho incontrato, gente vera, cultori di memoria.
30.05.2004
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