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Scheda: Johan Thor Johansson |
Una lettera di Rosete De Sa' all'autoreLeggo il tuo scritto: non ho parole. Ho aperto la finestra della camera
per far passare piu' liberamente l'odore inebriante del tiglio. Avrei
avuto voglia di gridare, gridare a causa della bellezza ed estraneita'
che pervadono il mio corpo, la mia mente: la Simmetria imperfetta
e' di una bellezza quasi violenta, turba i sensi, l'essere infantile che
insiste nel vivere in noi, dentro di noi. (...) Al tempo stesso, sto diventando un po' mistica e il tuo racconto non fa che riportarmi in questa direzione. (...) (Forse l'animangelo, all'interno di cio' che chiamiamo Johansson, l'essere stesso di Johansson, mette in azione dei cambiamenti che vanno oltre la scrittura, la tristezza o la gioia. Non a caso ha inventato la "scrittura inerte". L'angelo, nel far l'angelo, deve stare fermo. Fermo, si suppone. Qualsiasi ideale di virtu' compie un movomento troppo veloce perche' possa colpire nelle menti altrui qualcosa di dinamico: ci vuole la staticita'. Johansson conosce bene questa regola, la adopera mentre al buio scende fino a raggiungere l'ombelico di una terra forse troppo "primitiva". (...) Ci sono poi dei passaggi che mi hanno fatto ricordare il D.T.B., il romanzo
che ho scritto (...). Si tratta di passaggi puramenti visuali, ma che
comunque mi hanno messo addosso una certa, benevola nostalgia: Ecco altre frasi che mi hanno colpito: (Non credo che per lui il peso fosse meramente fisico e, senza voler essere troppo romantica, non credo nemmeno che abbia sentito un certo "sollievo emotivo" che il voli improvviso del falco gli avrebbe potuto procurare. Ormai lui era sulla via e non poteva che essere da solo, anche senza un cuore con cui misurarsi o valutare l'intera situazione. Li' si presenta la sua coscienza e nient'altro avrebbe potuto competere o prendere il posto riservato soltanto a lei, la regina, padrona - anche per preservare qualche aspetto un tanto "puerile delel saghe germaniche" o altro ancora.) "Mi guardava sul parapetto d'un vecchio ponte crollato" (Il disfacimento per eccellenza, creato da un ordine piu' forte di noi, uomini solitari. Appena appare non si sa che sia: Alba, la Sibilla in persona, una mera visione, un qualcuno desdiderato da tempo, indipendentemente dall'avventura ormai ricercata da lui stesso?) "di altrettanto invisibili case" (Insieme alla trasparenza dell'ambiente e la luce boreale che piu' che
evidenziare qualcosa, gli nasconde, nasconde un possibile mondo ormai
svanito in confronto alla troppa percezione visiva, l'altezza stessa,
il senso di una perdita ancora piu' grande del mondo o di luoghi tuttora
o in apparenza sconosciuti.) Ma da quando lui si e' precipitato in quella specie di grotta o caverna (...) la circolarita' dell'ambiente naturale che lo protegge o lo minaccia - e che a un certo punto si mette a ruotare velocemente - potrebbe diventare tutta la forza motrice con cui si nutre affinche' la sua "ricerca personale" venga portata a termine: e se cosi' fosse la sibilla stessa non potrebbe essere altro che una proiezione dell'ambiente circostante che lo minaccia o sta quasi per distruggerlo - non fosse il falco a riportarlo ancora una volta ad una dimensione completamente estranea a quella piu' avventurosa: la battaglia e' tra il suo cuore e la vita speculare che per destino avrebbe dovuto affrontare. (...) Ormai la sibilla "protesta" per l'uso d'un nome che non le e' mai appartenuto. E lui, racchiuso in uno spazio "ovalato", ripercorre con il cuore gli "echi sospirati dalla terra": la coscienza, l'Io ormai frantumato sotto mille parole uscite da qualche luogo misterioso o forse troppo in superficie. Prima possibilita': "per quanto limitato sia il sentire". (Massima, grande allusione alle note musicali, gioco vibrante sulle nostre orecchie assordate: il disegno di una morale organica, crescente su di una tecnica precisa. A volte penso che la musica sia la piu' pudica di tutte le arti. Potrei anche aggiungere: per quanto limitata sia l'esperienza vissuta da Johansson; limitata in accordo all'accumulo infinitesimale provocato dall'eccesso di sorpresa, paura, solitudine, spasimo, segretezza, lucidita'.) (...) (Rosete De Sa' ha pubblicato con noi Indagini, e alcuni suoi scritti si trovano anche nelle Voci dell'arcobaleno e in Mosaici d'inchiostro)
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