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Intervista
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Il tragediometro e altri racconti
di Francesca Grazzini («Gioia» n. 14, 2004, p. 106)
"Cuciva e cuciva, quindi la signora Mattesi non finiva mai di cucire
reggiseni. Prima cuciva le coppe taglia 0, 1, 2, 3, 4, 5 e perfino la
6. Quest'ultima taglia incutiva a tutti timore e venerazione, in quanto
simbolo dell'eterna lotta tra vanità e forza di gravità."
Così racconta la greca Helene
Paraskeva nel suo libro pubblicato da Fara, Il
tragediometro e altri racconti. Arrivata in Italia nel 1974, laureata
in Lingue, insegnava l'inglese nelle scuole private. Aveva scritto una
pièce teatrale, Alienazione, premiata a un concorso al
Teatro statale di Salonicco. E anche il romanzo Ritorno, racconto
di un uomo fallito che torna al suo paese di origine. Oggi, a 54 anni,
vive a Roma con il marito e il figlio ventunenne che le corregge gli scritti.
Ha scritto un thriller in attesa di pubblicazione, L'occhio della
Gorgonia, "non più mostruoso dell'orrore quotidiano".
A cosa si ispira per scrivere? "A tutto, anche a una semplice canzone.
L'importante è essere autentici, l'autenticità conquista
il pubblico". Ma una scrittrice greca di origine e italiana di adozione
di che nazionalità si sente nella vita di tutti i giorni? "Mi
sento straniera in Italia come in Grecia. Mi sento a casa solo quando
sono insieme ad altri scrittori migranti".
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