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Intervista a Giuseppe
Callegari
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L'amore si sporca le mani
di Vincenzo
D'Alessio
Ci siamo posti ad ogni nuova lettura con l’interrogativo: Qual
è la molla che spinge un autor a realizzare un libro? Il desiderio
profondo di comunicare oppure come afferma l’Autore di questo volume,
Giuseppe Callegari: “Non è possibile separare l’arte
dall’artista”?
L’amore come “ottimismo della volontà”, scrive
il poeta sardo Michele Licheri nella presentazione, resta l’argomento
privilegiato di tutto il racconto diviso in piccoli brani, susseguirsi
di storie che fanno la storia.
Una curiosità tenace pervade, in veste di autoanalisi, i testi
messi in successione come un caleidoscopio, un infrangersi di volti, nomi
e luoghi tenuti in vita dai colori dell’amore, dalla necessità
di vivere, dalla passione per la comunicazione.
A noi tocca da vicino la storia della scuola e quella della famiglia:
due sintagmi inalienabili del vigoroso sistema che è la nostra
esistenza e il male di vivere. Quanto sta soffrendo la scuola oggi è
noto a tutti gli educatori e a tutti i livelli. Quanto sia stata inopportuna
la scelta di una riforma oggi è un peso insopportabile che grava
su tutti il sistema educativo. Non è un sogno confrontarsi con
la scuola-lavoro né può nascere l’idea che la scuola
sia solo per i più capaci economicamente.
La purezza dell’educazione viene espressa in modo meraviglioso quando
Callegari dice: “Vidi con gioia insegnanti e educatori arlecchini
vestiti di stracci colorati – puliti e sporchi, opachi e luccicanti
– trasformarsi in un semaforo che regolava un traffico di emozioni,
relazioni, apprendimenti e comunicazioni” (p. 18).
Vogliamo richiamare i nomi di Danilo Dolci, di Mario Lodi, e di altri
ancora a sostegno di questa bella e colorata parte della nostra scuola
italiana? No, da oggi citiamo Callegari! Proprio così. Scuola e
famiglia le due strade più impegnantive che la società ha
dettato aglie educatori, ai genitori.
“Oggi la famiglia non è in grado di trasmettere ai figli
il passato e fornisce uno scarso senso del futuro. Non dà significato
al sacrificio e all’attesa: la gratificazione deve essere qui e
subito” (p. 58).
Abbiamo paura di queste affermazioni così forti perché per
molti anni, mentre eravamo studenti negli istituti superiori, c’era
un professore che girava l’Italia con un grande cartello dove c’era
scritto: “Se i figli non ti obbediscono è colpa tua, hanno
troppi soldi in tasca!”
Allora sorridevamo di fronte a quella figura per noi patetica, mentre
oggi “inorriditi assistiamo all’assassinio die genitori da
parte dei figli”.
Caro, carissimo Callegari, quanto vorremmo che questo libro finisse nelle
tasche dei politici di turno, dei dirigenti ministeriali, dei padri di
famiglia. Come vorremmo sentirci “comunisti” come te, costruttivi,
vivi, capaci di amare “quegli individui paurosamente uguali”.
Sembra di leggere una pagina sulla scuola e la famiglia del dimenticato
Antonio Gramsci dal carcere.
La Sardegna ha dato, come la Sicilia, grandi scrittori e grandi pensatori.
Ti leggiamo con gioia, con timore, con serenità di ascolto perché,
come scrivi e ci rinnovi: “L’amore più è puro
e più si sporca le mani perché esige la capacità
di modificare la nostra visione del mondo attraverso il rapporto con l’altro.”
Montoro Inferiore, gennaio 2005
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