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recensione di Alessio Piano Un romanzo, denso e vorticoso, indimenticabile di forti passioni e di
grandi atmosfere che travolgono e avvolgono il lettore. Una pagina di
una guerra dimenticata un'indagine psicologica minuziosa e magistrale
dei sentimenti e dell'anima umana, dove le vicende private scorrono parallele
ai grandi eventi drammatici dell'ex Jugoslavia di una generazione dove
scontri e sentimenti sono rappresentati a tutto tondo con una profonda
capacità di introspezione sempre animata da una tensione vivissima
che segue fedelmente gli avvenimenti, da personaggi indimenticabili mossi
da un tragico destino. Sentimenti di volta in volta profondi e violenti,
inconfessabili e travolgenti animati dall'odio, momenti esaltanti e travagli
di coscienze. Il giudizio di Gunjaca è quindi severo, amaro, di
volta in volta sconsolato ma non recide il cordone ombelicale che lo lega
all'amore, per cui "L'amore rimane sempre, la vita Un romanzo profondo, intenso, che appassiona e affascina per la sua insolita
cadenza narrativa per le sue atmosfere un libro scritto con un linguaggio
di consumata abilità e partecipazione da un narratore come Drazan
Gunjaca. Ecco i protagonisti, vittime come frecce conficcate nella ruvida
pelle della realtà. Emergono i personaggi, comparse nel dolore
e nella disperazione, tra soprusi e inumanità testimoni di una
tragedia consumata tra orrori e disastri. L'altra faccia della luna viene
illuminata e il dramma rivela il suo volto sconosciuto, quello dell'indifferenza
che nasconde meglio di qualsiasi paravento. Il pianto sui propri morti
vinti e impotenti nel loro lamento, le loro grida riempiono le pagine
di questo romanzo in questa atmosfera rarefatta, allucinata e soffocante
In cui la guerra si rivela ancora una volta in tutto il suo grottesco
e tragico cinismo. Dove non esistono né vinti né vincitori
ma ognuno alla ricerca della propria anima. Il dramma di Gunjaca è
dentro il (in Convivio, ottobre-dicembre 2003, pp. 61-62) |
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