Poesia senza confini
Gezim Hajdari, poeta albanese, si trova estraniato dalla patria e straniero
nella nuova
di Kristine Crane
"Sono un esiliato in esilio, e sono in esilio nella mia poesia.
Dove trovo conforto e tormento", dice Gezim Hajdari, poeta albanese
che vive in Italia. Il conforto, spiega, gli consente di capire meglio
il mondo e se' stesso, e di creare una nuova identita' ogni giorno, cio'
che ritiene facciano tutti i poeti.
Ma questa continua rinascita, o mancanza di equilibrio, lo tormenta pure.
Fa si' che il suo temporaneo esilio geografico sia sentito come un isolamento
permanente. Allo stesso tempo il suo esilio rappresenta anche uno stato
psicologico privilegiato, quello che gli consente di trascendere un nazionalismo
pernicioso al quale e' ben avvezzo.
"Alle soglie del nuovo millennio i Balcani sono ancora divisi in
stati etnici da muri di odio," dice il Sig. Hajdari, che ora vive
a Frosinone. E' contrario sia alla "grande Serbia" che alla
"grande Albania". (...)
La versione originale di Antologia della pioggia, recentemente
uscita in italiano, descrive l'atmosfera alla vigilia di una festa nazionale:
domani applaudiremo tutti
e offriremo sorrisi infiniti
al palco
Domani dobbiamo dimenticare cio'
che abbiamo perso.
Il Sig. Hajdari esprime un rapporto di amore-odio con l'Albania e la
sua poesia, e ha dedicato questa antologia come segue: "Alla mia
Albania / che divora i propri figli / come Medea."
Tuttavia, quando il suo editore gli presento' tre copertine, due delle
quali raffiguranti la bandiera nazionale, il Sig. Hajdari scelse quella
che non l'aveva. Anche la bandiera, rossa con l'insegna di un'aquila nera,
comporta una sanguinosa allusione al paese, dice.
Cio' che attraversa molto di piu' la sua poesia e' il trascendimento
dell'identita' nazionale, un'esistenza tra confini, e al tempo stesso,
come nemico di quei confini. Questo gli consente di passar sopra alle
persistenti etichette di 'extracomunitario', e anche di immigrato, dato
che ritiene che tutti quanti siano fondamentalmente immigranti e stranieri.
"Non si capisce questo principio," dice. "Io cerco di seguirlo.
Io sono a casa in tutto il mondo così come da nessuna parte del
mondo."
Un'espressione di questo atteggiamento e' la sua decisione di scrivere
in italiano. (...)
Il poeta ha collezionato diversi premi in Italia, incluso il prestigioso
Premio Montale nel 1997 per la poesia inedita. E' recentemente diventato
molto considerato anche in Albania, essendo stato pubblicato in diverse
antologie e invitato a tenere conferenze nelle locali universita'. In
Italia la sua carriera e' iniziata nel 1995, [quando fu selezionato dal
premio Eks&Tra, di cui ha vinto la
II edizione e ricevuto il premio speciale nella III, n.d.t.] (...).
Al tempo era sconosciuto fra i letterati del paese, e fu alla presentazione
di quel premio che incontro' Armando Gnisci, professore di letteratura
comparata all'Università di Roma La Sapienza e uno dei pochi accademici
italiani dedicato allo studio della letteratura di migrazione.
"E' di gran lunga il piu' importante poeta straniero che scriva
in italiano oggi," dice il Sig. Gnisci. "E' un poeta puro, che
non racconta storie per esprimere delle esperienze personali. Lavora con
la lingua stessa."
(...) Da parte sua, il Sig. Hajdari è sferzante nei confronti
di quella letteratura sterile che ha disperato bisogno di nuove voci.
"La poesia oggi e' scritta da professori, ed e' costruita, cerebrale
e fredda," dice. "Non viene piu' dal basso."
(...)
«Italy Daily, suppl. dell'International Herald Tribune» giovedi'
23 Novembre 2000
(tr. di A. Ramberti)
|