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dello stesso autore
La simmetria imperfetta
Paola Castagna è nata il 28 gennaio del 1969 a Mantova,
dove vive.
Inizia a scrivere in tenerissima età ma il suo era un gesto meccanico,
scontato ma negli anni la scrittura diviene parte integrante del suo vivere.
Vi si rifugia, diventa il suo segreto, la sua intimità chiusa in
un cassetto: attraverso la poesia si sentiva salva e viva.
La poesia le permette di fortificare la creatività.
Solo all'inizio del 2002 (e di anni ne sono passati e di poesie ne sono
state scritte da riempire un intera libreria) prende consapevolezza del
suo fare poetico, ci crede e non necessitando più un "salvataggio"
trova la sua massima ispirazione scrivendo in qualsiasi contesto, la poesia
non è più solo tormento, sofferenza o agonia ma bensì
rapporto con me stessa, con gli altri, i figli, anche quelli degli altri.
La sua poesia è prevalentemente una poesia di incontro, uomini,
donne, una ricerca continua, ostinata verso una perfezione di amplesso
di parole. Ha prodotto un cd di poesia e musica, dove con un attore interpreta
le poesie: Orme
in ombra ne è il titolo.
Alcune sue poesie sono presenti sul sito Melus
l'altra poesia, è sono presente anche su Verbamarket 4 (vetrina
di giovani scrittori Mantovani)
Ha partecipato a diverse serate di presentazione portando in giro il cd,
la più interessante con Grazia Verasani e scritture
dannose.
Attualmente lavora come cassiera in un centro commerciale... era una ragazzina
considerata vivace e con poca voglia di studiare, veniva richiamata sempre
all'ordine ed il suo contestare non piaceva, era al posto sbagliato nel
momento sbagliato, crescendo capisce, realizza, ma non ha rimpianti solo
più difficoltà perché si ritrova oggi a studiare
cose che avrebbe potuto fare allora.
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Ti parlai di qualcosa di sottile...
eccoti le suggestioni del tuo libro
di Paola Castagna
Di Alessandro Ramberti
camuffandomi alla meglio
divengo quel punto nero
sulla faccia di un dado
e come tale
rotolo fra le sue pagine
cercando
In cerca di Ramberti
quel suo numero vincente
Di Alessandro Ramberti
un ago infilato
fra le pieghe del mio viso
a ricucire strappi
dagli evidenti contorni
Le sue parole il filo
nelle quali il dolore
che trapassa carne
va scomparendo
La poesia di Ramberti
diviene quell'analgesico
terapeutico
antidolorifico
compensa il male
ci vince sopra
mi risana le ferite
mi rimette a nuovo
portandomi a scrivere
senza necessariamente
raccontare
Rammenda strappi consunti
mi rialzo sulle ginocchia
mentre l'equilibrio ha il sapore di ieri
... di Alessandro Ramberti
... "i messaggi imbustati pronti per l'invio (li ho già affrancati)..."
Mantova, 18 gennaio 2005
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Mantova 19-1-05
(…) ti allego uno scritto, una poesia, come la si
vuole chiamare, che ho scritto dopo le due righe che ti ho dedicato.
È una poesia diversa dalle solite mie, è una prima bozza
ma so che resterà così, non credo che la rivedrò
cambiandola (salvo tuoi consigli).
Te la allego perché in parte ti appartiene, quello che la tua poesia
ha prodotto è anche questo...
Paola
APERTURA
( Intervista ad un’anima )
Pelle d’alabastro
come anemone si dischiude
porgo.
Specchi mai in frantumi,
le membra così dischiuse,
annidate vicissitudini
e per contentezza
appassii
e a pari dispiacere
mi chetai.
Atmosfera enfatica
sopraggiunge
da un altro dove.
Aspra ed ineluttabile,
balia del tempo
rispecchiarmi
in quell’attimo avaro
stanca di essere persuasa.
Un’ infrangersi di corpi
come onde
su cavi scogli.
Allargare,
sbordare nelle strozzature,
vestire il mio vissuto
in un abito di tulle.
Una lama ferisce,
trapassa consumate viscere introverse
nell’estrosità che so dare.
Aghi trafiggono
la mia femminilità
superbia di rubata e gratuita bellezza.
Scarnarmi in difese d’ altri tempi,
anfratti nei quali scavo,
non concedo tregua.
Vincere sulle passioni
sottomettendo la ragione.
Una reminescenza che accompagna
... gagliarda come mossa...
impresa da due soldi.
Un mio inciso,
eco senza ritorno,
venne ricordato.
Nel vivermi
mi attraverso dentro,
scalza
quasi ignuda
quasi... per vergogna o eccessiva dignità.
Come un mosto denso
dal sapore di vinaccia inebrio.
I disegni del mio fuoco
preparano l’ultimo incendio
... sono corda
allentata di un arco...
... sono amplesso germogliato
di una terra fertile...
Abbozzo un rossore
che non mi appartiene
in luce manifesta
riappaio scialba.
Sono infetta e sterile di parole,
sono origine
da cui tutto nasce ma nulla crea .
Sono fiamma
sono boscaglia secca
una consuma l’altra
un non ritorno,
lungimirante questo presente .
... vaneggiando sulla consapevolezza.
Sono notte oscura
che avvolge
da parte a parte.
Goffo e scarno
quel mio discorso,
assenza di evidente contenuto,
rivendico
porto come cena
incertezze da recriminare
in un flusso di eventi.Sono pedante
non è purtroppo lampante
questo strusciante corpo
e ciò che rimane
già morto nel ritrovamento.
Passo addosso dentro,
ambiguo delirio il mio,
mi assillano da sempre
le retromarce gratuite.
Sono corpo glabro
gramo il mio guardare,
gravata dalle emozioni.
Investigare sul mio io
lasciando echi infrangere muri
spogli e nudi ...
... lascio
con impronte che sporcano
insudiciando un pensiero.
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