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dello stesso autore
La simmetria imperfetta
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In cerca
di Maria Lenti
In cerca: sulle orme di qualche cosa o di qualcuno, o ricerca –
essendo che ci si trovi nel buio, nel caos, nell’ indefinito, nel
vago, nella nebbia, ecc., ecc. – di un punto, un varco, una certezza?
(Mi limito a due interrogativi che possono scaturire da cerca
e da in cerca).
Talvolta la poesia di Alessandro Ramberti appare snodata (o pare che si
snodi) sulla prima domanda; talaltra appare fissata sulla seconda. Prevarrà,
nell’un caso, un essere già dato (Dio?, la sua estensione
nella terra, la sua immagine dentro i suoi-nostri simili?), nell’altro
l’affermazione o della stasi o dell’impossibilità,
della connotazione, della certezza che si risolve in negativo rispetto
alla ricerca, ossia la certezza del non possumus.
Si alternano i due piani, si confondono, si avviluppano, si srotolano…
Alla fine resta il desiderio, la volontà di continuare a cercare,
con una sorta di ostinazione, di di presenza ostinata e amorosa, di testimonianza:
"Continuerò a cercarti / proprio perché mi tenti. /
Proseguirò cambiando / di persona: / mi vedi vagare nella steppa
/ – m’immergerò – accogliente – / nel tuo
amore o via / scivolerò nel niente?" (In cerca).
Ecco, a me pare che diffuso in tutte le liriche di Ramberti sia il senso
di richiesta, di attaccamento, di domanda sempre ripetuta e rivolta, religiosamente,
ad un Essere che regge le sorti, o le può reggere, e che o si è
nascosto o qualcuno ha occultato, oscurato, per cui spetta all’individuo
di oggi, al poeta nel caso, ricercarlo e andarne in cerca portandogli
in dono la sua colpa o la felicità del suo spostamento da uno spazio
all’altro, della dis-locazione, del luogo da trovare.
Sembra dipanare e raccogliere un filo, questa poesia, nel suo afflato,
dalla poesia religiosa di poeti del Novecento conosciuti o riscoperti
(Rebora, Turoldo) o nuovi, giovani (la generazione “uscita”
dagli anni Settanta in poi: poeti vicini a riviste anche della Romagna).
Diverso è, però, l’errare da un luogo (reale e metaforico)
all’altro, avendo il poeta-editore di Santarcangelo di Romagna inserito
dati velatamente autobiografici, anche culturali.
In questo cammino, e nel suo cammino, Alessandro Ramberti sfila una scrittura
sfaccettata (epigramma e versi distesi a comporre un discorso, abbozzo
e sequenza, invocazione e resa, sintesi e dimostrazione, narrato ed ellissi,
simbolo ed elusività…), che talora si chiarifica talaltra
si avvolge in sé stessa; che in un componimento è tesa a
farsi strumento di comunicazione, per chiederne la condivisione, nell’altro
diviene sentenza e si chiude in una constatazione inamovibile.
La sfaccettatura può sconcertare, può lasciare o suscitare
perplessità, può anche dare la ricchezza di In
cerca. Non è un caso, credo, che l’apparato critico ad
apertura (Adeodato Piazza Nicolai) e a chiusura (Corrado Giamboni, Martino
Baldi, Roberta Bertozzi) registri positività e riserve, perfino
forti. Ramberti ha avuto il coraggio di inserire le diverse voci. Ciò
può essere indice, direi, di un suo interrogarsi sulla sua scrittura:
cosa che giova ad un poeta che si sperimenta nella sua voce e dimensione,
o che la mette in gioco, continuamente.
Urbino, febbraio 2004
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