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AA. VV. Le voci dell'arcobaleno

dello stesso autore
La simmetria imperfetta

In cerca

di Franco Casadei

Caro Alessandro,
mi hai spiazzato.
Scrive Kafka nei suoi diari: "Esiste la meta, ma non esiste la via". Ebbene tu, rarità in quest'epoca di letterati scettici e relativisti, ti presenti con un biglietto da visita controcorrente, esplicito, chiaro, che non ammette dubbi: io so perché vivo, per chi ("c'è solo una Presenza / che ci salva"), con tutta la fatica del cammino, gli inciampi, le debolezze umane.
Ti ringrazio di questa franchezza che non è comune, neppure fra i tanti che conoscono meta e cammino. Un altro dei pochi esempi a me noti è G.F. Lauretano che so avere compromesso un premio per l'ultima poesia di Occorreva che io nascessi dal titolo Io sono cristiano. Il libro aveva colpito (…) i giurati, ma un paio, schizzinosi, avrebbero avversato il giusto riconoscimento, dichiarando che non si può concludere un volume di liriche sbandierando in maniera talmente spudorata la propria identità: vade retro chi ha una fede.
A conferma della tua posizione di fronte alla realtà, la nota critica di Roberta Bertozzi. Veramente notevole il suo intervento: "State pronti, con tutto l'olio necessario… 'eccomi! / Basterebbe un eccomi solo'; "basterebbe consegnarsi alla prossimità del divino, restarne accecati…, accettare la debolezza, perché attraverso quella si manifesta la potenza della chiamata"; "solo smarrendosi…, cadendo, si può essere ritrovati".
Mi fa piacere questo giudizio sul tuo scrivere e sulla tua persona. Allo stesso tempo sono contento che l'autrice di quel testo sia stata Roberta che conosco poco, ma epidermicamente mi ha sempre dato l'impressione di una personalità razionale all'eccesso. Dovrò ringraziarla quando la vedrò per il "cuore" (che secondo la concezione ebraica non significa solo sentimento, ma insieme anche ragione!) che ha messo a commento dei tuoi versi.
Altro motivo d'ammirazione nei tuoi confronti è la pubblicazione della nota di M. Baldi. Pubblicarsi un testo in "casa" e farsi martellare in testa è da persone serie, che hanno voglia di imparare e di insegnare. Sì perché il Baldi non ti risparmia nulla, fino al sadismo, ma tant'è, lui la pensa così e tu ti dai in pasto.
Ti dirò, Alessandro, che alcun reazioni di Baldi le ho avute anch'io leggendo il tuo libro; questo perché le sue critiche sono le stesse che alcuni hanno avuto verso le poesie del mio volume I giorni ruvidi vetri. Anche a me è stato contestato d'essere troppo didascalico e apodittico. Ho cercato di cambiare qualcosa, ma più di tanto non sono riuscito, perché scrivere in un certo modo fa parte della stoffa mia (che non è granché, non essendo uno del mestiere). Penso in ogni caso che i rilievi siano un aiuto, non un deterrente e ben hai fatto a rendere pubblica la nota del Baldi: può aiutare i tanti di noi, prima di tutto me, che credono di scrivere belle poesie, a comprendere che non dobbiamo mai essere contenti, a mettere sempre a nudo la nostra povertà compositiva.
Detto questo, passo alla tua raccolta in maniera più diretta.
In cerca
, il tuo titolo, mi richiama quello che avevo dato io in prima istanza al mio libro, Desiderio d'oltre. Si cerca perché si desidera quell'ignoto, "l'incognito intravisto". "Ho bisogno di un esserci / che non sia mio", una ricerca spirituale radicata nella carne. Ciò che desideriamo non è solo la salvezza dell'anima, ma della nostra totalità, di cui l'anima è il versante invisibile, ma che pure sperimentiamo.
Bellissima la poesia che dà il titolo, In cerca: "Continuerò a cercarti / proprio perché mi tenti", lirica che chiudi con una posizione timorosa, quasi: "m'immergerò – accogliente – / nel tuo amore o via /scivolerò nel niente?", come espressione di una paura di non stare alla chiamata, che è la verità della tua vita ("vorrei trovare sbocchi / ai miei pensieri morti"). Il tuo ignoto ha un volto ("la Tua mano che ci saggia"), rivelato, (come dice Platone nel Fedone, non saremo mai in grado di conoscere il Mistero, a meno che esso stesso non decida di svelarsi). La poesia Tabor esprime in maniera chiara e liricamente valida questo riconoscimento del senso religioso strutturalmente presente nel cuore dell'uomo, anche se questo non ci salvaguarda dall'esperienza del limite e del peccato ("Ho camminato per sbagli, / ma questa frammentazione / spero componga un trekking"). Si chiede, si mendica una mano, gli amici veri, una compagnia ("Stanco di arrancare… ha raggiunto i quarant'anni / … fate un po' voi di cammino con lui / e i passi affiancati diventeranno / un senso"). Non mancherà "l'infinito gesto dell‚abbraccio", purché la posizione sia quella di Maria ("In me non c'è che un luogo umile / un breve tacere").
Alcune liriche mi hanno profondamente colpito:
- S. Antimo: mi ha fatto rivivere un Venerdì Santo d'alcuni anni fa, quando dentro l'abbazia e fuori, fra gli ulivi, ho ascoltato canti e recite corali, in un ambiente di una verità piena di suggestioni;
- Sono qui: bellissimi i versi: "i messaggi imbustati / pronti per l'invio: / (li ho già affrancati)";
- Privilegio della scelta: la libertà, dolce zavorra (l'evangelico "il mio giogo è soave");
- Estrema ratio: geniale "è il campo che dà solchi / alla ragione";
- Viaggiatori: "l'alito / che fa lievitare il suo fango";
- Agenda: "Ci sono momenti / che spostano date": è una poesia, ma molto di più, sono le circostanze che cambiano la vita, un incontro, un amore, una malattia, lo sguardo di Uno che ti ama e ti fa cambiare rotta… Per me è il cuore del libro!!!

Inoltre tanti i versi originali:
- "Ho lasciato poche tracce del passaggio"
- "Spero nell'eco"
- "Il valore assoluto del ricordo"
- "La paura peggiore la solita"
- "I luoghi visitati mi hanno inciso".

Alessandro, mi sono lasciato andare a tante considerazioni e forse ho sbagliato. Ero partito per "regalarti" qualche pensiero a seguito della lettura del tuo libro e ne ho fatto quasi una, forse, brutta recensione. Ti chiedo scusa se tante cose sono scollate o buttate là in maniera un po' sgangherata, però sono fatto così: quando leggo qualcuno che mi corrisponde, soprattutto dal punto di vista umano e della concezione del reale, mi entra come una simpatia che mi porta quasi a conversare.
Fanne ciò che vuoi. Se ho esagerato o detto cose che non stanno in piedi, sappi che purtroppo per te non ho nulla da perdere; se ritieni che ci sia qualcosa di buono, mi farà piacere; come pure non mi dispiacerebbe una tua valutazione critica sul mio volumetto di poesie (ho presente i tuoi giudizi sui poeti che hai presentato a Riccione, poche parole, epigrammi anche quelli, come alcune tue poesie). Avrai modo di ripagarmi con la tua moneta: non temere demolizioni o suggerimenti, mi faranno solo piacere.

Un caro saluto
Franco C.

Cesena, ottobre 2005

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