Intervista di G. Artusi in Libri Nuovi Delegato
internazionale |
L'AVVOCATO POLESE DRAZAN GUNJACA È UNO DEGLI AUTORI ISTRIANI PIÙ PREMIATI E PIÙ TRADOTTI ALL'ESTEROdi Vanesa Begic Devo il mio successo esclusivamente ad Internet L'avvocato polese, conosciuto negli ultimi anni anche come scrittore,
Drazan Gunjaca, vincendo numerosi premi e con
una ricca produzione letteraria, ha segnato un nuovo fenomeno sulla scena
letteraria istriana. Benché non appartenga a quel cerchio di scrittori
che sono da anni presenti al vertice della letteratura istriana, dopo
il primo romanzo - accolto ottimamente dalla critica e dal pubblico -
ha cominciato a ricevere premio dopo premio. La maggior parte dei premi
gli sono stati conferiti in Italia, dove gli sono state pubblicate anche
molte opere. Adesso, per quel che concerne il numero di premi, ha oltrepassato
di gran lunga altri autori che creano in questa area. Al giorno d'oggi spesso si sente parlare che corrono tempi difficili per la letteratura. Lei, però, è uno degli autori più premiati da queste parti. Da sottolineare che la maggior parte dei premi li ha ricevuti in Italia. Ritiene che li i suoi libri siano stati riconosciuti in una maniera migliore, ovvero che i nostri lettori non li abbiano saputi riconoscere pienamente? Vero, in Italia negli ultimi due anni ho ricevuto un gran numero di premi letterari, accompagnati da eccellenti recensioni e da molte interviste, il che dice abbastanza. Per quel che concerne i nostri lettori, questa domanda è molto più complicata, o meglio, la risposta a tale domanda è complicata. Io, per quanto possibile, ho dei lettori affezionati e numerosi anche qui da noi, e ciò prima di tutto grazie ad Internet più che alla raccomandazione dei lettori stessi. Il vero quesito potrebbe essere perché i media tacciono, ovvero in gran parte ignorano sia le mie opere che i miei premi? Però, non sta a me rispondere a questa domanda. Posso soltanto suppore di cosa si tratti (tra l'altro la sindrome dello scrittore di provincia, l'esistenza di gruppi ai quali non appartengo, i temi che tratto…). Spero soltanto che tutto cambierà in meglio con il passare del tempo. Quale elemento delle sue opere ritiene sia la formula vincente, ovvero dove sta la più alta qualità? Scrivendo, perferisco la forma dialogica, perciò i miei drammi sono probabilmente la cosa di maggiore qualità. D'altra parte, al mio successo ha contribuito senz'altro lo stile, tra il naturalismo e il realismo, dipinto d'ironia e grottesco. Siccome i temi che affronto per molti sono ancora assai dolorosi, allora la simbiosi di lacrime e ilarità, che si trovano nei miei lavori, rendono i libri interessanti ai lettori. Isuoi idoli letterari? Preferisco gli autori vicini al realismo. Dai classici russi (Gogolj,
Dostojevskij) a Remark (tra i preferiti) fino a Hemingway, Come è stato accettato lo scrivere di fenomeni bellici, motivo ricorrente nelle sue opere? È stato accettato molto bene per via dello stile (perché nelle mie opere i lettori ridono e piangono per quanto i temi siano difficili e dolorosi), però, la vita è quel che è e io la descrivo così com'è, senza mistificazioni e complicazioni, usando il vocabolario che corrisponde a tale realtà. Naturalmente, non esiste nulla che non possa fare ridere l'animo umano, magari facendolo piangere. Siete stato premiato sia come autore di prosa che di drammi. Attraverso quale genere descrive nel miglior modo le difficoltà e le incertezze dell'uomo moderno? Indipendentemente dal genere, poesia, prosa o dramma, mi occupo sempre delle stesse verità e questioni vitali, continuamente motivato da alcune vicende della vita reale, e perciò risulta difficile dire dove ciò mi riesca meglio. Ad esempio, gli amanti della poesia diranno senz'altro che si può più capire meglio da una poesia che dal romanzo intero. Altri s'affezionano di più ai drammi. Mi sembra che quelli che leggono, devono esprimere il giudizio. Eventualmente aggiungerò che la prosa è il genere tramite il quale mi sono spinto più in là, perché con la prosa si riesce a rappresentare lo spettro più vasto degli aspetti di vita dell'uomo moderno. Internet ha un ruolo importante nella Vostra produzione letteraria… Il più grande problema della maggioranza degli scrittori si riduce alla questione: come giungere sino ai lettori? Come rendere un'opera accessibile ad un ampio pubblico di potenziali lettori? Difficilmente, molto difficilmente. Posso solamente menzionare il mio esempio, non ho un editore potente alle mie spalle, non ho una lobby che promuova i miei interessi, non sono membro di associazioni culturali che mi fornirebbero sostegno, non ho qualcuno che mi aiuti nelle istituzioni o nelle riviste letterarie, così, in sintesi, non ho nulla di tutto quello che è necessario affinché i lettori, un cerchio più vasto, sappia dell'esistenza di un mio libro (così stanno le cose qui da noi, mentre all'estero va meglio). A proposito dei prezzi di un'eventuale pubblicità, meglio non parlarne. Allora cosa ti rimane? Solamente Internet. Perciò direi questo mezzo e d'importanza fondamentale nella mia produzione letteraria. Senza di lui non esisterei come letterato. Dunque il mio successo, qualunque esso sia, è dovuto esclusivamente ad Internet. Per ultimo: quando ha iniziato la carriera letteraria, ovvero quando ha sentito il bisogno d'iniziare a scrivere? Sembrerà un luogo comune, però, devo dire che ho iniziato a scrivere da bambino (poesie, racconti brevi…). Una ventina e passa di anni fa, ho scritto il primo romanzo A metà strada dal cielo. Poi, come di solito accade, la scrittura è caduta in secondo o terzo piano, o chissà dove. Dopo è arrivata la guerra, che ha frantumato molte cose dentro di me. In seguito ho vissuto dei drammi personali, così che l'uomo, costretto dai fatti, inizia a cercare l'uscita dall'assurdo chiamato "quotidiano nei Balcani". La ricerca di una luce melodiosa, cercando l'uscita da questo traforo turbolento ed oscuro. Queste circostanze mi hanno fatto ritornare alla scrittura. Senza intenzione di pubblicare. Poi degli amici hanno letto tutto quanto, e mi hanno convinto a pubblicare. Sinceramente, non speravo nemmeno lontanamente di pubblicare tanto, e tantomeno di essere premiato all'estero. La vita talvolta (anche se raramente) ci sorprende positivamente. Dicono che quando il destino chiude la porta, apre la finestra. La scrittura è la mia finestra vitale. Ci sono giorni in qui si vede l'orizzonte ricoperto da bellissimi colori promettenti, e ci sono poi anche giorni quando per la nebbia non si vede nulla… Però, senza fare caso alla visibilità, la finestra e qui. E questo è, credetemi, spesso l'unica ragione per la quale vale attendere il giorno seguente. La sola esistenza della finestra. La porta l'ho già dimenticata. Ormai da tanto tempo. (in Most/The Bridge croatian journal of international literary relations, n. 3-4/2004, Zagreb)
(Fara Editore, dicembre 2004) |
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