Il
ritorno alle radici…!
Incontro con lo scrittore italiano di origine egiziane Mohamed Ghonim
Tutto ha inizio con un segreto (Il
segreto di Barhume), che non è rimasto ammutolito ma a continuato
a cantare (Il canto
dell’amore), ha provato a sradicare la foglia (La
Foglia di fico) e ha chiesto all’Occidente: “Quando
cade la maschera?”
Ha provato a volare ed ha volato con i bambini sull’aquila (L’Aquila
magica) ed infine
ha deciso di ritornare ed è tornato con noi verso le radici (Il
ritorno). Questo è lo scrittore Mohamed Ghonim, colui che ci
dona opere creative e letterarie infinite.
Per questo motivo ci ha stimolato a questo incontro: GLI ARABI, FABBRICHE
DI PENSIERI E APERTI AL DIALOGO.
Perché in lingua italiana?
Essendo uno straniero non posso imparare a conoscere la civiltà
occidentale se non conoscendo la sua lingua anche per far conoscere me
stesso, la mia civiltà, la mia origine, la mia fede; ho imparato
la lingua italiana e ho iniziato a scrivere trovando incoraggiamenti e
ascoltatori per la composizione del Segreto
di Barhume edito da Les cultures e ristampato da Fara editore. Dopodiché
ho composto La Foglia
di fico e altri racconti; una raccolta di poesie Il
canto dell’amore e Colombe
raggomitolate, fiabe per bambini L’Aquila
magica e come ultima opera il seguito del Segreto
di Barhume: Il Ritorno.
Come ha reagito il popolo italiano alle tue pubblicazioni?
Il popolo italiano è desideroso di leggere, conoscere gli altri,
ed inoltre sapere le novità.
Che cosa vuoi dire attraverso queste opere?
Voglio dare un messaggio al popolo italiano con una frase contenuta
nel mio primo romanzo: "La pietra che costruisce una moschea, una
chiesa o una sinagoga è la stessa che costruisce l’abitazione
del diavolo": con questa frase voglio spiegare che l’unità
della costruzione umana è come un’unica cellula, che gli
scontri tra le civiltà sono argomenti ottusi creati da chi è
ancora lontano dal conoscere il vero significato della vita guardando
solo ai propri interessi. Voglio quindi focalizzare lo scontro fra le
civiltà come due bestie che si scornano o come uno scontro tra
due auto: la prima scena insanguina le teste, la seconda invece distrugge
le invenzioni del cervello umano. Ma vorrei sottolineare che noi fabbrichiamo
pensieri e riusciamo a dialogare.
I tuoi scritti sono riusciti a cambiare l’opinione pubblica
verso gli Orientali?
Le parole arrivano sempre a destinazione, quando si instaura un dialogo
mentale con il cervello umano e vengono toccate le sensazioni; così
si allontana l’immagine creata dai mass-media mondiali che ci vede
deturpati. Un comportamento corretto migliora l’immagine dell’oriente:
l’uomo è l’uomo in ogni spazio e in ogni tempo. Io
ho sentito nel popolo italiano una traccia di civiltà antiche;
la maggior parte del popolo italiano rifiuta il concetto di razza e di
xenofobia e rifiuta di ingiuriare l’altro.
C’è un ministro italiano che ha indossato una maglietta
raffigurante uno stralcio di quotidiano danese che infanga il profeta
dell’islam, cosa ne pensi?
È un’azione personale che si giudica da sola: non è
un’interpretazione della sua civiltà né di quella
italiana, e il capo dei ministri è stato obbligato a farlo dimettere.
Ci siamo allontanati dal tuo ultimo lavoro, “Il ritorno”:
il ritorno verso cosa?
Il ritorno verso le radici,
verso le origini, verso il risveglio dell’animo umano soffocato
da un cumulo di materia dura e odiosa.
L’herdostain suk che s’infiltra nelle vene umane
per captare i segreti dell’anima: un’anima che deve amare,
accettare gli altri, cercare la verità occultata dalla mano invisibile
che ha gettato gli umani nel braccio dell’odio. Che cosa rappresenta
l'herdostain suk?
C’è una maledizione caduta sopra gli uomini, l’allontanamento
dall’etica e dalla moralità e dalla voglia di sapere qual
è la verità, l’herdostain suk non è altro che
un filo sottile che riprende l’umano, l’assenza di una coscienza
per rinvigorire la sua interiorità. L’assenza della trasparenza
dell’anima per toccare la sua luce.
Il tuo racconto racchiude un'immagine sessuale?
A cosa alludi? Il comportamento esteriore lontano dall’etica e
dalla moralità è escluso, ma ci sono scene che servono per
completare l’opera.
C’è un invito alla libertà?
Quale tipo di libertà intendi? Quella che naviga nella testa
di uno scrittore bisogna poterla esprimere per interloquire con gli altri,
la libertà deve essere regolata nei nostri scritti in modo da condurre
l’umano verso una giusta direzione, lontano da un concetto di spregiudicatezza
sia per quanto riguarda la religione, che per quanto riguarda l’etica
umana.
(da news of world del 1° marzo 2006)
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