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Nota critica di Sabrina
Foschini
Le ragazze dei tempi lontani, annotavano sui loro carnet
in bell'ordine il nome dei balli di una serata e dei relativi cavalieri.
Immagino che riservassero il valzer ad uno spasimante promettente e la
quadriglia ad un corteggiatore insignificante. La protagonista del libro
di Chiara De Luca
e in parte sua controfigura tragicomica nell'odissea della ricerca di
un impiego raccoglie invece colloqui di lavoro e li colleziona come sassi
nei quali si sia inciampato. Il lungo racconto o breve romanzo, è
veloce, divertente, acuminato come una serie di spilli puntati sopra un
pupazzo di babbo natale. Chiara
De Luca si serve spesso di uno slang da universitari fuori-sede e
contrazioni da sms, che sposano l'età dei suoi personaggi, ma rivela
uno sguardo rapace e resistente; gli schizzi dal vero con cui coglie le
persone, sia che siano caricature o ritratti, fanno venire paura a starle
davanti. L'ironia è feroce, il sorriso sempre a mezz'asta, ma ci
sono scene molto divertenti come quella delle guarnizioni colorate, donate
dall'industriale alla povera umanista disoccupata, e immagini poetiche
tipo "il cane dell'amore", o il coniglio scovato sotto la corazza.
La giovane aspirante del libro fa continuamente cilecca come la vespa
che la lascia a piedi nei punti remoti della città, ma la lingua
del racconto scorre fluida e non s'inceppa mai, segno che la De
Luca sa catturare, raccontare, mettere in fila i ciottoli fino a creare
una strada.
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La collezionista
ovvero la Sindrome di Babbo Natale
di Carmine De Falco
Dopo averla apprezzata in versione poetessa, Chiara De Luca si rivela
anche un’ottima narratrice, capace di intrecciare con talento e
originalità, un’ordinaria storia di vita “vissuta”.
In questo senso La
Collezionista è un libro che può avere la pretesa di
raggiungere un vasto pubblico. Dopo un preambolo complesso e “difficile”,
già dall’incipit del primo capitolo la storia incolla alle
pagine l'attenzione del lettore, grazie soprattutto alla sapiente costruzione
di un personaggio, Federica, verso cui è difficile non provare
simpatia, una figura femminile dalle molte sfaccettature, che stimolerà
sicuramente meccanismi di immedesimazione in moltissimi lettori, soprattutto
nella fascia d’età che va dai venti ai trent’anni,
a cui sembrerà di leggere pagine del proprio diario personale.
Federica infatti è in quella fase della vita in cui si comincia
a lottare per la propria “indipendenza”, “collezionando”
i primi appartamenti in affitto, colloqui di lavoro e avventure al di
fuori dell’ordinario immerse in una storia che è cronaca
di tutti i giorni per tantissimi “giovani”. Tuttavia in questo
romanzo Chiara De Luca non si limita a svolgere la narrazione coi consueti
strumenti stilistici, ma ci regala qua e là parti più sperimentali,
affrontate con grande abilità, “giochi linguistici”,
elencazioni, parti narrative alternate a riflessioni, a immagini e a spunti
costruiti spesso in maniera originale e non scontata. Così la storia,
seppure "cronaca di tutti i giorni", si personalizza e si appiccica
a Federica, che se risulta subito simpatica e divertente, con la sua vespa
sgangherata, le sue manie e le varie collezioni, mostra presto di avere
una personalità e una storia, molto più complesse di quello
che sembra.
Ed è qui che sta l'azzardo più grande, punto focale per
la "riuscita" di questo romanzo – nel senso che se piacerà
questo, piacerà tutto il resto – nell'aver controbilanciato
l'ironico col tragico, nel non essersi accontentati di costruire un personaggio
un po' "svagato", acqua e sapone, ammiccante al punto giusto
da piacere a tutti, ma nell'aver creato una specie di controparte, quasi
che Federica, avesse due anime. Una seconda anima scura, graffiata, che
esplode inaspettatamente nell'immaginario del lettore, riempiendo la storia
di sfumature e profondità, le pareti mentali di squarci, il fluire
leggero di pause pesanti.
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