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AA. VV. Le voci dell'arcobaleno

Intervista

Verso Occidente

di Francesco Mandrino

Fin dal titolo mi suggerisce ambiguità, questa raccolte varia nelle soluzioni, nelle proposte, nei tentativi, e invece univoca nell'argomento. Verso Occidente, con la maiuscola ed un filo d'ironia, può significare andare incontro al faro ch'è stato eletto a guida della nostra società (da chi?), quindi verso la magnificazione della vita della bellezza della ricchezza. Oppure verso il tramonto, e ancora verso la decadenza dell'impero, il disfacimento, il buio; o verso la sorte che tutti ci accomuna, la spogliazione, il silenzio, l'oblio forse.
Stessa contraddizione trovo nei tempi nei ritmi nei metri. Alla proposizione di un verso calibrato, sperimentato, che si svolge con sicurezza (ti dicevo che era come perdersi) indipendentemente dalla regolarità (È una necessità perdio), si impone a volte il tentativo di sfondamento del limite dell'endecasillabo verso soluzioni di più ampio respiro, evitando le cesure e cercando di mantenere il verso nello stesso ritmo di quello più corto, cosa assai difficile. Il percorso mi pare invece presagire la determinazione di un nuovo ritmo concepito su di un metro che mi sembra oscillare fra le 13 e le 15 sillabe. Confrontate quanto del vecchio sistema sta in "Nell'ansia del gomito appoggiato - sullo scrittoio", composto da un decasillabo mascherato da endecasillabo e fortemente cesurato su di un quinario, confrontate ritmo e musicalità del primo emistichio con "Nessun rovello più ha la consistenza", dodecasillabo senza cesura, forzato con la sineresi verso l'endecasillabo; e confrontatelo infine con il ritmo, e quindi con la musicalità nuova, che sta in "che si fa esile quasi un filo dove arranca la parola", tutto d'un fiato, senza cesure che lo spezzino in due emistichi con il loro proprio ritmo. Secondo me è in questa direzione che Narda Fattori cerca di abbandonare quel suo stile già fortemente acquisito verso un'idea nuova già abbastanza definita.
Portare a termine questa operazione come la creazione di un'alternativa a senso unico, io credo che comporti qualche rischio: riuscirà la Fattori a trovare il modo di porsi in tali lunghezze con la stessa efficace imposi-zione di "È una necessità perdio", quasi pre-potenza? Riuscirà a trovare una forma che le permetta di esprimere nel verso più disteso la stessa determinazione? Questa potrebbe es-sere la scommessa.
Oppure mantenere la capacità di lavorare su più piani diversi, cosa ancor meno semplice ma possibile; farsi suggerire il ritmo dal te-ma di volta in volta ed entrare totalmente in quello, senza farsi influenzare dalla forma acquisita con una maggior dimestichezza e non abbandonata, e quindi usare il mestiere di conseguenza per esprimersi pienamente ogni volta nella forma scelta.
Conosco da tempo Narda Fattori, da poco anche di persona, e quello che mi ha sempre ugualmente affascinato di lei è stata una sorta di determinazione che in base ad una erronea quanto comune accezione viene considerata maschia, e che in lei invece non riesce a scalfire quella dolcezza femminina pur avulsa da fiorellini ed uccellini. Che l'aspetti un compito arduo non spaventa me né sorprenderà lei.

Punto di Vista 40/2004

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