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Recensioni

Fili d'aquilone (Alessio Brandolini anche in Almancacco del ramo d'oro, quadrimestrale di poesia e cultura,
anno III, numero 8)
Chiara De Luca
Vincenzo D'Alessio
Brunella Bruschi
Narda Fattori - Alessio Brandolini
Caterina Camporesi
Vera a Lisbona
Poesia marzo '03 (Fabio Simonelli)

Carissima Vera,
ho letto più volte il tuo
delizioso libro,e sì, decisamente sì, sono tra i tuoi ammiratori!
Mi piace tutto, e ci sono versi che si impigliano nella memoria e vogliono
restare lì, felici di essersi impigliati in un filo di attenzione più
robusto, e la memoria se ne vede bene, se li ripassa e ogni volta ne
scaturisce una sensazione di delizia....
Gli ho detto signor passero
quando vorrà potrà anche uscire...
però se comincio a estrapolare versi
dovrò ripassarteli tutti, a te che ci hai a lungo abitato dentro!
Sono felice di abitarci adesso un po' anch'io.

Paolo Polvani

Caro Alessandro,
leggendo il libro Verrà l’anno ho avuto la sensazione che le poesie mi leggessero, entrassero in punta di piedi nel quotidiano affanno per aiutarmi a viverlo nel modo migliore. La padronanza del linguaggio sembra raccontare cose sfuggenti, mentre percorre gli avvenimenti tragici della vita come chi ha saputo vivere il dolore e lo può racchiudere in una fiaba. Mi sono piaciute tutte sicché trovo difficile scegliere un verso tra quei versi tutti così belli e musicali, però, se posso senza nulla togliere agli altri, "c’è una goccia in cucina / che misura i secondi / non uno va via / senza che io lo conti" mi fa pensare al grande rispetto e profonda attenzione che l’autrice ha per tutto ciò che la circonda. (17-12-06)

Carla De Angelis

Gentile Vera Lucia,
ho letto le liriche di Verrà l'anno, che ho apprezzato per la levità e pregnanza del tocco, che porge con essenzialità epigrammatica, ma come nella continuità di un discorso che lega queste bribes fra loro in una sorta di ininterrotta melodia dell'attesa sognante e della solitudine popolata di presenze delle quali la soglia è frontiera, annuncio e limbo, oltre che per l'autenticità del vissuto, quel dirsi vivi nell'essenzialità del sentire e dell'essere, tra memoria ed epifania che l'anno che verrà simboleggia – e quasi siamo in quei giorni ora che le scrivo – con puntuale e drammatica regolarità, come solo lo sa il tempo d'ogni anno, in ogni vita. (…)

Fabio Scotto
dicembre 2006

 

 

Vera Lúcia de Oliveira
Verrà l'anno

€ 8,00 pp. 80 (TerrEmerse)
ISBN 8887808740

Finalista vincitore al Premio Pasolini 2006 con la seguente moviazione (cfr. www.premiopasolini.it/ediz2006.html ):

Vera Lúcia de Oliveira è nata in Brasile, i nonni materni erano immigrati italiani. L’esordio poetico risale al 1983, lo stesso anno in cui vince una borsa di studio per l’Italia e si trasferisce a Perugia, dove tutt’ora vive, pur insegnando all’Università di Lecce. Verrà l’anno (Fara, Santarcangelo di Romagna 2005) è il suo ultimo lavoro poetico, scritto direttamente in italiano. Una specie di poemetto dove i testi si susseguono senza titolo, né punteggiatura, né maiuscole (restano solo i punti interrogativi), dove la voce del singolo diventa voce collettiva, che può essere di ciascuno di noi, o di tutti, una voce corale. Il bilinguismo di Vera Lúcia de Oliveira, e potremmo aggiungere il suo “biculturalismo”, si traduce in ampliamento degli strumenti per comprendere il mondo, per penetrare i segreti dell’uomo, soprattutto il suo dolore. La lingua parlata è il filo con il quale il poeta tesse il “discorso comune”: la voce intensa e pacata che parla per ogni uomo, così com’era all’origine della poesia. Allora il trascorrere della vita, dei giorni è il centro (il cuore) di queste poesie brevi ed essenziali, eppure così articolate da sembrare racconti in miniatura. Se la grande tradizione della poesia in lingua portoghese è ovviamente presente, le assillanti domande di Verrà l’anno e il tono a volte volutamente ingenuo e ripetitivo, un po’ sconnesso, fanno venire in mente il primo Palazzeschi e i poeti dialettali italiani del novecento, soprattutto Raffaello Baldini. Di solito la poesia si nutre di silenzi, qui è il contrario: la casa-poesia di Vera Lúcia de Oliveira è fitta di voci e suoni, di rumori provenienti dalla strada, è affollata di mani e di volti. Dalle poesie di questo poemetto che si proietta verso il futuro – eppure legatissimo al passato e alla memoria – si staglia in controluce un mondo fiabesco e fortemente lirico, legato alla purezza e alle visioni dell’infanzia. (Francesco Agresti, Alessio Brandolini, Martha Canfield, Maurizio Cucch,i Tulio De Mauro, Biancamaria Frabotta, Dacia Maraini, Roma, 1° novembre 2006)

Vera Lúcia de Oliveira, ha vinto, con la raccolta Entre as junturas dos ossos, il 1° Concurso Literatura para Todos indetto dal Ministerio da Educação brasiliano. Il concorso, al quale hanno partecipato più di 3000 libri, prevede la pubblicazione di 300.000 copie dell'opera vincitrice e la sua distribuzione presso le scuole medie e superiori dell'intero Brasile. Premiazione a Brasilia l'8 giugno 2006 da parte del Presidente Lula. Maggiori informazioni sono disponibili in xoomer.virgilio.it/cmaccher

II premio al Concorso Giuseppe Sunseri di Trabia 2006

Finalista al premio Varcasia 2006

“ho costruito una cuccia tutta pronta / per le tempeste adesso nulla / più accadrà che non saprò risolvere / da sola”: così termina la poesia che apre questa intensa raccolta, e forse in nuce questi versi racchiudono uno dei messaggi sottesi alla poetica dell’autrice, che pare voler resistere alla dissoluzione a cui ci sottopone il mondo, la realtà.
Così si mettono in atto alcune strategie ironicamente elusive: “ho tolto l’orologio dal polso / per saltare qualche minuto” (p. 13), “là fuori la luce era artificiale / anche dentro lo era ma io soffiavo / sulla candela le davo ossigeno” (p. 17), “in questa casa metto le fotografie al rovescio / così esse faranno cadere dalle poltrone i loro morti” (p. 22), ecc.
La vita pare scorrere con più nostalgia in certi momenti: queste poesie si “svolgono” a ridosso dell’anno nuovo e sono come una ricapitolazione, un fissare le immagini delle persone amate, lasciando alle parole una funzione cromatica e di contrasto che ce le offre vive e al tempo stesso bloccate come fantasmi che vivono di ricordi… ma adesso, leggendole, la lasciamo lavorare in noi abbeverandole della nostra stessa vita: è questa la forza della poesia, che in de Oliveira fluisce con una bellezza che accetta la sfida del dolore e rivendica il valore inestimabile dell’esistere, degli incontri, degli ambienti che costituiscono il paesaggio del nostro cammino: “c’era un vento leggero / lo sentivo sul tetto / sfregarsi alle tegole / strusciarsi pare / avesse preso gusto ad annusarle” (p. 65).

Vera Lúcia de Oliveira nel 2005 ha ricevuto il prestigioso Premio di Poesia dell’Accademia Brasiliana di Lettere per il libro A chuva nos ruídos (Escrituras, São Paulo, 2004). Ha ricevuto premi di poesia anche in Italia (Premio Nazionale di Poesia “Sandro Penna”, Premio Nazionale di Poesia “Senigallia Spiaggia di Velluto”, Premio Nazionale di Poesia “Gino Perrone”) ed è presente in varie antologie pubblicate in Brasile, Italia, Spagna, Portogallo, Inghilterra e Stati Uniti. Fra le sillogi poetiche ricordiamo: La guarigione, La Fenice, Senigallia, 2000 (Premio Nazionale di Poesia “Spiaggia di Velluto”, Senigallia, 2000); Uccelli convulsi, Manni, Lecce, 2001 (Premio Nazionale di Poesia “Gino Perrone”, Lecce, 2000). La raccolta Verrà l’anno è stata segnalata dal Premio Eks&Tra 2004 “per la maturità espressiva e la coerenza tematica” e ha vinto ex aequo il premio “Popoli in cammino” 2005 per l’opera inedita.

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