Tweet |
|
|||||||||
FARANEWS MENSILE DI 4. Aprile 2000 5. Maggio 2000 7. Luglio 2000 8. Agosto 2000 9. Settembre 2000 10. Ottobre 2000 11. Novembre 2000 12. Dicembre 2000 13. Gennaio 2001 14. Febbraio 2001 15. Marzo 2001 16. Aprile 2001 17. Maggio 2001 18. Giugno 2001 19. Luglio 2001 20. Agosto 2001 21. Settembre 2001 22. Ottobre 2001 23. Novembre 2001 24. Dicembre 2001 25. Gennaio 2002 26. Febbraio 2002 27. Marzo 2002 28. Aprile 2002 29. Maggio 2002 30. Giugno 2002 31. Luglio 2002 32. Agosto 2002 33. Settembre 2002 34. Ottobre 2002 35. Novembre 2002 36. Dicembre 2002 37. Gennaio 2003 38. Febbraio 2003 39. Marzo 2003 40. Aprile 2003 41. Maggio 2003 42. Giugno 2003 43. Luglio 2003 44. Agosto 2003 45.Settembre 2003 46. Ottobre 2003 47. Novembre 2003 48. Dicembre 2003 49-50. Gennaio-Febbraio 2004 51. Marzo 2004 52. Aprile 2004 53. Maggio 2004 54. Giugno 2004 55. Luglio 2004 56. Agosto 2004 57. Settembre2004 58. Ottobre 2004 59. Novembre 2004 60. Dicembre 2004 61. Gennaio 2005 62. Febbraio 2005 63. Marzo 2005 64. Aprile 2005 65. Maggio 2005 65.bis Maggio 2005 66. Giugno 2005 67. Luglio 2005 68. Agosto 2005 69. Settembre 2005 70. Ottobre 2005 71. Novembre 2005 72. Dicembre 2005 73. Gennario 2006 74. Febbraio 2006 75. Marzo 2006 76. Aprile 2006 77. Maggio 2006 79. Luglio 2006 79.bis 80. Agosto 2006 81. Settembre 2006 82. Ottobre 2006 83. Novembre 2006 84. Dicembre 2006 85. Gennaio 2007 86. Febbraio 2007 87. Marzo 2007 88. Aprile 2007 89. Maggio 2007 90. Giugno 2007 91. Luglio 2007 92. Agosto 2007 93. Settembre 2007 94. Ottobre 2007 95. Novembre 2007 96. Dicembre 2007 97. Gennaio 2008 98. Febbraio 2008
99. Marzo 2008
|
Editoriale: Il mare di GionaAndrea
Parato ha recentemente scritto un libro sul profeta
che si rifiuta di accettare il mandato del Vivente e vuole fuggire lontano
da Ninive (la grande città in cui Dio gli ha chiesto di predicare
l'imminente arrivo della devastazione) restando in una sorta di "quiete"
anche durante la tempesta che vede i marinai liberarsi di lui. Tre giorni
nel ventre del grande animale marino per poi essere vomitato sulla terra
accettando il ruolo di "uccello del malaugurio". Ninive sorprendentemente
si converte e Dio la perdona. Giona ne è risentito: vorrebbe
essere artefice del proprio destino (o quantomeno gratificato per il
proprio impegno), rivendica un'autonomia e Dio gli ribadisce che niente
ci è dovuto e al tempo stesso tutto ci è donato (a noi
è richiesta l'umiltà di rendercene conto). Quanto dice
all'uomo di oggi che contende al divino l'onnipotenza questo profeta
"minore"? La risposta è implicita ma evidente e i contributi
di questo Faranews ne forniscono alcune declinazioni, non solo sul piano
poetico letterario. Dopo il brano di Parato, alcune poesie di Gian
Ruggero Manzoni, una intelligente provocazione di Gilberto
Gavioli, nuove opere di Enrica Musio, un pensiero
di Mario Pulimanti e due poesie di Angelo
Leva e Ardea Montebelli su Giovanni Paolo II, una recensione di
Ramberti su passando per New
York di Christian Sinicco e un'altra di D'Alessio su Piccolo
Canzoniere di città di Barbara Rosenberg. Vi ricordiamo che
sono gli ultimi giorni utili per partecipare al nostro concorso Prosapoetica:
www.faraeditore.it/html/prosapoetica05.html
da Il Segno di Giona disobbediente Analisi di semiotica testuale di un testo profetico dell'Antico Testamento (Edizioni Akkuaria, 2004) Giona chiara metafora d'ogni uomo posto davanti a scelte conflittuali; all'uomo che scoraggiato fugge e non riesce ad essere né santo né eroe secondo i parametri canonici, ma che giunge fino a scelte estreme, che sfiorano la morte e la perdizione, pur di comprendere quanto la vita e l'Assoluto gli chiedono. (p. 6) L'interrogativo conclusivo, a cui l'attore Signore attende implicitamente risposta, rimane invece sospeso, come mozzo. Sarà bene lasciare libero l'enunciatario di farsi spazio e il lettore modello di inferire e colmare questa interruzione non scontata, questo rebus con una soluzione parziale. (p. 46) (…) mentre Dio sanziona positivamente l'azione di Giona e dei Niniviti, Giona cerca di sanzionare negativamente l'operato divino. (…) Se all'inizio del testo Dio si configura come destinante e Giona come destinatario, con l'atto sanzionatorio il soggetto destinatario cerca di costituirsi e attorializzarsi allo stesso livello del suo destinante. Per far questo non è bastato il superamento del rito di sacrificio espiatorio nel ventre della barca, né un momento di iniziazione nel ventre del pesce seguito dalla resurrezione a nuovo ruolo (quello di profeta), né la competenzializzazione nello spazio culturale della città di Ninive. (pp. 48-9)
Andrea Parato ha recentemente vinto, con la raccolta Da luoghi intravisti, la sezione poesia del concorso Pubblica con noi. Nato a Rimini nel 1979, è laureato in Scienze della Comunicazione. Dopo un master in Marketing, comunicazione e pubbliche relazioni, continua a dedicarsi all'analisi della comunicazione di massa, editoriale, digitale e sociosemiotica. Collabora con riviste e periodici.
I II III Gian Ruggero Manzoni è scrittore, poeta e artista. Ha recentemente curato Oltre il tempo. 11 poeti per una metavanguardia (Diabasis, 2004) che contiene voci poetiche di timbro intenso e bellezza vera. Fra le sue ultime cose ricordiamo: Il digiuno imposto, con opere di Mimmo Paladino (Matthes & Seitz Verlag, Monaco di Baviera, 2000, e Ed. Emede, Buenos Aires, 2002), Deserti di quiete, con disegni di Aldo Mondino (I Quaderni del Circolo degli Artisti, Faenza, 2001), Gli addii (Moretti & Vitali, 2003). Molto ricco e stimolante il suo blog gianruggeromanzoni.splinder.com
Note attorno alle letture poetiche Spero che davvero la poesia diventi rilevante, ma ne dubito. Il Foglio Clandestino www.ilfoglioclandestino.it Destrutturazione di Gia c'è e altri versi di Enrica Musio Già
c'è Ultimo brindisi Marzo Tu quando non ci sei, Esperienza Enrica Paola Musio è nata a Santarcangelo di Romagna. La passione della poesia c’è sempre stata, ma in seguito all’invito di un amico, è diventata impegno costante. È stata segnalata e premiata in numerosi concorsi, fra cui il nostro Pubblica con noi.
È una settimana che piango, tanto da vergognarmene
e mi sembra di vederlo ancora baciare la terra, venerare la Natura,
abbracciare gli uomini di tutte le razze con cordialità estrema,
rispettare sinceramente le altrui vocazioni e fedi. Lui, l’ex
operaio polacco, sportivo amante della montagna, è stato però
anche e soprattutto il Papa della Pace, del tutto alieno dagli intrighi
della politica. Sempre contro ogni guerra, uomo del dialogo e, in senso
lato, della politica, ha sostenuto con forza che “non possiamo
vivere tutti assieme se non in pace”. Buono e generoso, lontano
da ogni fanatismo e contrario ad a ogni crudeltà, ha cercato
sempre di salvare vite, di mitigare la sorte dei prigionieri, di esortare
al perdono, alla misericordia, alla ricerca dell'accordo. Papa Wojtyla
è stato un Papa di pace, importante per uomini di tutte le fedi
e di tutte le convinzioni ideali; soprattutto nell’ultimo decennio
i suoi pronunciamenti contro le guerre e per la giustizia nell’uso
delle risorse a livello planetario sono stati importanti. Per quanto
riguarda la vita interna della Chiesa cattolica questo pontificato ha
fatto fare alcuni passi in avanti, come per esempio sul dialogo interreligioso
e sui “mea culpa” (sul mea culpa nei confronti degli ebrei,
poi, Papa Wojtyla è stato protagonista, ha preso lui l’iniziativa
ed è andato avanti. Non solo quando è andato a visitare
la Sinagoga di Roma, ma anche durante il Giubileo del 2000, allorché
ha inserito la sua richiesta di perdono nel Muro del pianto e ha visitato
lo Yad Vashem. Egli ha voluto eliminare una volta per sempre il malinteso
sentimento di diffidenza verso gli ebrei). Del resto il grido di Papa
Woityla si sostanziava di indicazioni preziose. La vita è bene
fondamentale e presupposto della convivenza. Ciò implica rispetto
della persona, integrità delle relazioni familiari, protezione
dell'uomo dal concepimento alla morte naturale, con esclusione delle
scorciatoie del divorzio, dell'aborto e dell'eutanasia, oltreché
del tecnicismo avventuristico della biologia. È su questo radicale
fondamento che si situava la condanna della guerra, nemica primaria
della vita. La pace è la premessa per un rinnovamento delle relazioni
sociali e statuali. Essa risulta assai esigente richiedendo un tenace
esercizio della ragione. È in nome degli stessi valori, dopo
la caduta del Muro di Berlino, che ha criticato anche l’ovest,
sottolineando i limiti del liberismo economico. Anche quello ad una
sola dimensione, quella del mercato e del profitto. Papa Wojtyla ha,
sopra ogni altro, indirizzato i suoi sforzi in una direzione precisa:
quella di applicare gli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano
II, specialmente dal punto di vista del rapporto con le altre religioni.
Innumerevoli sono le occasioni in cui il Pontefice ha sottolineato questo
rispetto della Chiesa cattolica nei confronti delle altre religioni.
E lo ha messo in pratica accettando di incontrare i leader religiosi.
Non c’è dubbio che il contributo più significativo,
da questa angolazione, è stato l’incontro di preghiera
per la pace nel mondo ad Assisi nel 1986. Grazie Papa Wojtyla, difensore
della pace e delle libertà democratiche, sincero predicatore
della fratellanza e dell'amore fra tutti i popoli per aver parlato di
pace, libertà, diritti, amore tra i popoli ad un mondo che andava
in un'altra direzione. Un Papa così, il Papa dell’intelligenza
e dell’amore uniti assieme, come mi mancherà! Si dice :"Morto
un Papa se ne fa un altro"; questa volta però la questione
non è così semplice. Il nuovo Papa erediterà un
fardello pesante: l'esempio di Papa Wojtyla, vale a dire un messaggio
universale di pace, di tolleranza, di accettazione serena della sofferenza
e delle difficoltà della vita. Insomma un uomo che si è
trasformato in un grandissimo Papa. Nel Papa dei cambiamenti, anche
dolorosi, e che ormai vecchio e stanco ha cercato fino all’ultimo
nelle preghiere dei fedeli il sostegno e la forza per poter continuare
la sua missione e che resterà per sempre nei cuori della gente
come un Padre nella vita dei propri figli. Lui, il primo Papa polacco
della storia, il Grande Papa che aveva sempre avuto una grande devozione
per la Madonna -tanto da scegliere come stemma episcopale la lettera
M di Maria insieme alla croce ed il motto Totus Tuus : “ Totus
tuus ego sum” (“O Maria, io sono tutto tuo, e tua e' ogni
cosa mia!”)- ha lottato per la Pace, anche religiosa, tra i popoli
meritando per questo un indiscusso, unanime ed universale rispetto -e
non solamente dai cattolici come me- perché i suoi 26 anni di
pontificato hanno cambiato il mondo e la storia. Ho proprio paura che
questa volta sarà veramente il caso di dire: “Morto un
Papa, non se ne fa un altro!”. di Angelo Leva e Ardea Montebelli Sei una fiammella ormai nei miei ricordi,
"Il mare è informe… un denso infinito" su passando per New York (Lietocollle, 2005) di Christian Sinicco Trovo lo stile di Christian Sinicco abbastanza lontano
dal mio. Un poetare disteso, che ritorna, come un moto ondoso, a presentarci
le cose con sfaccettature diverse, che scorre assumendo dall’alveo
della realtà e della storia di oggi i messaggi contradditori
e a tratti ossessivi, le piaghe della guerra e del terrorismo, l’etica
di una tradizione valoriale spesso tradita o stravolta, la tensione
verso una rete di relazioni umane più autentiche di quelle del
web. Una poesia che tende alla prosa (magari un po’ troppo), ma
con versi di grande pregnanza e intelligenza evocativa: “sul canto
che libera il mio vuoto volante”, “i versi composti dalla
sera inginocchiata”, “la guerra che ci uccide da dentro
e che comincia fuori”, “ho raccolto le tombe sui fiori”,
“così non ho avuto il coraggio / di guardarmi nel caffè”,
“la polvere sui libri chiusi / come una scintilla morente”,
“... la morte / è il nostro contributo al progresso storia?”,
“in un abisso senza speranza come carne di lamiere”. Christian Sinicco, nato a Trieste il 19 giugno 1975, è di professione giornalista. Nel 1999 fonda l'Associazione Culturale "Gli Ammutinati", grazie alla quale organizza letture, reading, performance, spettacoli di teatro, manifestazioni. È stato pubblicato in diverse antologie; segnaliamo soltanto la prima, Gli Ammutinati (Edizioni Italo Svevo, Trieste, 2000), e l'ultima, Di sale, sole, e altre parole. La nuova generazione di poesia in Trieste (ZTT EST, Trieste, 2004), in attesa di vederlo solcare nuovamente i mari burrascosi delle antologizzazioni, nonché apparire e sparire su riviste, siti web, giornali, settimanali, scuole di poesia. Ha partecipato in Italia a manifestazioni di ogni genere; ha organizzato a Trieste la manifestazione "Pianeta poesia" (settembre 2002, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Provincia di Trieste, Comune di Trieste, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia); ha partecipato come relatore a convegni, tavole rotonde, tesi di laurea. È stato caporedattore di Fucine Mute Webmagazine. Ha scritto alcuni testi di teatro e collaborato a parte della sceneggiatura del cortometraggio "L'assassinio di via Belpoggio" di Alberto Guiducci, tratto da un racconto di Italo Svevo. passando per New York (Lietocolle, 2005; v. anche l'articolo in Fucine mute) è la sua prima raccolta pubblicata; la prefazione è di Cristina Benussi. Su Piccolo canzoniere di città Milano, come spunto narrativo, presa in prestito come
una corolla di racconti fortemente colmi di esistenza (calda come il
colre giallo ricorrente) e autentici (come la maglietta con la scritta
"Mobilificio Roxetti") regalati ai lettorin intenti al quotidiano
viaggio in metropolitana, in quel grembo materno al quale rigorniamo
"oggi come ieri". Vincenzo d'Alessio, è nato a Solofra (AV) nel 1950. Vive a Montoro Inferiore (AV). Ha pubblicato diversi libri, e di poesia: La valigia del meridionale 1975, Un caso del Sud 1976, Oltre il verde 1989, Lo scoglio 1990, Quando sarai lontana 1991, l'Altra faccia della luna 1994, Cost'Amalfi 1995, La mia terra 1996, Ippocampo 1998, Elementi 2003. |
|||
grafica Kaleidon | © copyright fara editore |