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FARANEWS
ISSN 15908585
MENSILE DI
INFORMAZIONE CULTURALE
a cura di Fara Editore
1. Gennaio 2000
Uno strumento
2. Febbraio 2000
Alla scoperta dell'Africa
3. Marzo 2000
Il nuovo millennio ha bisogno di idee
4. Aprile 2000
Se esiste un Dio giusto, perché il male?
5. Maggio 2000
Il viaggio...
6. Giugno 2000
La realtà della realtà
7. Luglio 2000
La "pace" dell'intelletuale
8. Agosto 2000
Progetti di pace
9. Settembre 2000
Il racconto fantastico
10. Ottobre 2000
I pregi della sintesi
11. Novembre 2000
Il mese del ricordo
12. Dicembre 2000
La strada dell'anima
13. Gennaio 2001
Fare il punto
14. Febbraio 2001
Tessere storie
15. Marzo 2001
La densità della parola
16. Aprile 2001
Corpo e inchiostro
17. Maggio 2001
Specchi senza volto?
18. Giugno 2001
Chi ha più fede?
19. Luglio 2001
Il silenzio
20. Agosto 2001
Sensi rivelati
21. Settembre 2001
Accenti trasferibili?
22. Ottobre 2001
Parole amicali
23. Novembre 2001
Concorso IIIM: vincitori I ed.
24. Dicembre 2001
Lettere e visioni
25. Gennaio 2002
Terra/di/nessuno: vincitori I ed.
26. Febbraio 2002
L'etica dello scrivere
27. Marzo 2002
Le affinità elettive
28. Aprile 2002
I verbi del guardare
29. Maggio 2002
Le impronte delle parole
30. Giugno 2002
La forza discreta della mitezza
31. Luglio 2002
La terapia della scrittura
32. Agosto 2002
Concorso IIIM: vincitori II ed.
33. Settembre 2002
Parola e identità
34. Ottobre 2002
Tracce ed orme
35. Novembre 2002
I confini dell'Oceano
36. Dicembre 2002
Finis terrae
37. Gennaio 2003
Quodlibet?
38. Febbraio 2003
No man's land
39. Marzo 2003
Autori e amici
40. Aprile 2003
Futuro presente
41. Maggio 2003
Terra/di/nessuno: vincitori II ed.
42. Giugno 2003
Poetica
43. Luglio 2003
Esistono nuovi romanzieri?
44. Agosto 2003
I vincitori del terzo Concorso IIIM
45.Settembre 2003
Per i lettori stanchi
46. Ottobre 2003
"Nuove" voci della poesia e senso del fare letterario
47. Novembre 2003
Lettere vive
48. Dicembre 2003
Scelte di vita
49-50. Gennaio-Febbraio 2004
Pubblica con noi e altro
51. Marzo 2004
Fra prosa e poesia
52. Aprile 2004
Preghiere
53. Maggio 2004
La strada ascetica
54. Giugno 2004
Intercultura: un luogo comune?
55. Luglio 2004
Prosapoetica "terra/di/nessuno" 2004
56. Agosto 2004
Una estate vaga di senso
57. Settembre2004
La politica non è solo economia
58. Ottobre 2004
Varia umanità
59. Novembre 2004
I vincitori del quarto Concorso IIIM
60. Dicembre 2004
Epiloghi iniziali
61. Gennaio 2005
Pubblica con noi 2004
62. Febbraio 2005
In questo tempo misurato
63. Marzo 2005
Concerto semplice
64. Aprile 2005
Stanze e passi
65. Maggio 2005
Il mare di Giona
65.bis Maggio 2005
Una presenza
66. Giugno 2005
Risultati del Concorso Prosapoetica
67. Luglio 2005
Risvolti vitali
68. Agosto 2005
Letteratura globale
69. Settembre 2005
Parole in volo
70. Ottobre 2005
Un tappo universale
71. Novembre 2005
Fratello da sempre nell'andare
72. Dicembre 2005
Noi siamo degli altri
73. Gennario 2006
Un anno ricco di sguardi
Vincitori IV concorso Pubblica con noi
74. Febbraio 2006
I morti guarderanno la strada
75. Marzo 2006
L'ombra dietro le parole
76. Aprile 2006
Lettori partecipi (il fuoco nella forma)
77. Maggio 2006
"indecidibile santo, corrotto di vuoto"
78. Giugno 2006
Varco vitale
79. Luglio 2006
“io ti voglio… prima che muoia / rendimi padre” ovvero
tempo, stabilità, “memoria”
79.bis
I vincitori del concorso Prosapoetica 2006
80. Agosto 2006
Personaggi o autori?
81. Settembre 2006
Lessico o sintassi?
82. Ottobre 2006
Rimescolando le forme del tempo
83. Novembre 2006
Questa sì è poesia domestica
84. Dicembre 2006
La poesia necessaria va oltre i sepolcri?
85. Gennaio 2007
La parola mi ha scelto (e non viceversa)
86. Febbraio 2007
Abbiamo creduto senza più sperare
87. Marzo 2007
“Di sti tempi… na poesia / nunnu sai mai / quannu finiscia”
88. Aprile 2007
La Bellezza del Sacrificio
89. Maggio 2007
I vincitori del concorso Prosapoetica 2007
90. Giugno 2007
“Solo facendo silenzio / capisco / le parole / giuste”
91. Luglio 2007
La poesia come cura (oltre il sé verso il mondo e oltre)
92. Agosto 2007
Versi accidentali
93. Settembre 2007
Vita senza emozioni?
94. Ottobre 2007
Ombre e radici, normalità e follia…
95. Novembre 2007
I vincitori di Pubblica con noi 2007 e non solo
96. Dicembre 2007
Il tragico del comico
97. Gennaio 2008
Open year
98. Febbraio 2008
Si vive di formule / oltre che di tempo
99. Marzo 2008
Una croce trafitta d'amore
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Numero 8
Agosto 2000
Editoriale: progetti di pace
Trascorse un paio di settimane nel cuore del Kosovo,
non possiamo non continuare a proporre anche questo mese alcune riflessioni
sulle modalita' di favorire processi di pacificazione (che implica conoscenza)
della persona con se' stessa e della persona in relazione ad altre persone.
Raffaella Pozzi ci introduce al concetto di Einfuehlung
(empatia) in Edith Stein, strumento di apertura dell'io all'alter-ego.
Una certa dose di enciclopedismo e' utile per affrontare
le situazioni in maniera meno episodica e con maggiore competenza: un
approccio enciclopedico, aperto a varie influenze, e' quello di Avicenna.
Cosa ne pensate di dare all'Europa una lingua comune?
(ce lo chiede Dante Chierico).
INDICE
Il principio di solidarieta' in E. Stein (di Raffaella
Pozzi)
Secondo l'antropologia filosofica elaborata da Edith Stein sulla
base della descrizione fenomenologica, essere persona significa essere
in relazione...
Il progetto Indaco in Kosovo (estratti dal Diario)
(...) Superati i vari posti di blocco e la frontiera fra Kosovo e Macedonia
arriviamo per tempo all'aeroporto di cui Andrea deve utilizzare subito
il cesso (che piu' cesso non si puo'): e' il suo battesimo dell'aria.
Lo Shifa: l'universo in un libro (di Ibrahim Makdur)
"Dio e' nel fondo delle cose, Dio ne e' alla superficie. Si manifesta
in tutto e dappertutto."
Siti interessanti e recensioni
Pace, cattolicesimo e cultura del libro in rete
I vostri mes-saggi
"Una lingua per l'Europa": utilita' dell'esperanto
Il presupposto teoretico del principio
della solidarieta': la teoria dell'Einfuehlung
(di Raffaella Pozzi)
Secondo l'antropologia filosofica elaborata da Edith Stein
sulla base della descrizione fenomenologica, essere persona significa
essere in relazione: un solo individuo - costituito di corpo,
psiche e spirito - non puo', infatti,
essere considerato una persona, perche' questa e' tale per l'apertura
all'altro da se' che il suo spirito esige. Tale
spirito e' inteso dalla Stein come ''un emergere da se' stessi, un'apertura
in una duplice direzione, verso il mondo oggettivo, che viene esperito,
e verso la soggettivita' estranea, lo spirito estraneo, assieme
al quale si esperisce e si vive''. L'uomo, in quanto persona,
si muove dunque sul difficile crinale dell'equilibrio tra il suo mondo
interiore e le sue relazioni esteriori: ''La vita personale e' un uscire
da se' e nello stesso tempo un essere e rimanere in se'."
'Gli elementi costitutivi della solidarieta', intesa come legame di
responsabilita' comune fra gli uomini, si rintracciano per la Stein
proprio ''nell'apertura nei confronti degli altri, nell'efficacia positiva
di ogni azione o intervento reciproco, nell'unita' o globalita' dei
rapporti''.
Per comprendere da dove e come nasca la solidarieta'
fra le persone, consideriamo che gli uomini giungono ad una prima conoscenza
reciproca mediante l'Einfuehlung: l'empatia, infatti, ''costituisce
lo strumento di apertura dell'io all'alter-ego'', grazie al quale ''l'altro
e' presente
in me pur essendo del tutto diverso''. Tramite questo atto si comprende,
dunque, il modo in cui i soggetti umani si riconoscono reciprocamente
tali: non oggetti (presenti nella natura o manufatti dall'uomo), non
animali, ma, appunto soggetti:
"Per comprendere l'umanita' come il tutto che ci circonda
e ci sostiene, e' importante conoscere gli elementi comuni che ci uniscono,
nonostante tutte le differenze, agli uomini di tutti i tempi e di tutti
i cieli, e l'arricchimento e il completamento di cui possiamo fare esperienza
attraverso il contatto con uomini diversi da noi."
L'atto dell'empatia, descritto dalla Stein nella sua tesi
dottorale (pubblicata nel 1916 con il titolo Zum Problem der
Einfuehlung), sulla scorta delle indicazioni che Husserl aveva fornito
sul medesimo tema, si configura proprio come un atto di conoscenza sui
generis con cui un Io in generale ha esperienza di un altro Io in generale
e con cui assume - per quanto possibile - in se' il mondo di un altro.
Vediamo dunque come cio' avviene.
Ogni individuo e' dapprima assorbito nella psicologia della propria
esperienza personale, e solo in un secondo tempo riesce a condurre una
riflessione su cio' che sta vivendo: una gioia o un dolore, un piacere
o un dispiacere. Questa presa di coscienza avviene nel momento in cui
l'Io ''vede'' l'altro vivere gli stessi atti; solo allora egli mette
in luce un oggetto comune, che appartiene ad entrambi, anche se in misura
e in modo diversi: quando io infatti con-gioisco della gioia di un altro,
percepisco si' la stessa gioia dell'altro, ma la mia gioia - pur essendo
la stessa gioia dell'altro - non e' originaria come quella di chi la
sta provando. Essa e' infatti una gioia vissuta in maniera ''riflessa'',
che mi aiuta a vedere nel comportamento dell'altro qualcosa di simile
a quanto avviene a me, e a riconoscere la possibilita' che anche l'altro,
allo stesso modo, tramite l'atto empatico, possa cogliere i miei atti,
le mie qualita', i miei sentimenti, perfino i miei valori. Tutto questo
senza che vi sia mai con-fusione dei due oggetti: la comunicazione interpersonale
avviene infatti sul piano dell'intersoggettivita' trascendentale, in
cui vi e' si' unita', ma sempre nella distinzione dei singoli.
Che cosa si percepisce, dunque, mediante l'empatia?
Essendo l'essere umano un'unita' composta di corpo, psiche e spirito,
si puo' cogliere di esso un'esperienza vitale corporea, psichica o spirituale.
Ai fini della trattazione del nostro tema - che intende mettere in evidenza
come l'Einfuehlung possa essere ritenuta il presupposto teoretico
della solidarieta' tra gli esseri umani -, prenderemo in considerazione
solo
gli atti spirituali, che sono resi possibili dalla natura intenzionale
della coscienza.
Il vissuto dell'empatia, attraverso il quale sentiamo immediatamente
la presenza degli altri, permette infatti di stabilire ''un rapporto
comunicativo che non e' soltanto legato alla fisicita'; anzi, pur passando
attraverso essa, la supera assumendo caratteristiche piu' complesse,
affettivo-sentimentali e spirituali, stabilendo, appunto, una base su
cui puo' svilupparsi un'intesa a livello psicologico''. Tuttavia non
si tratta di un atto di tipo psicologico, bensi' conoscitivo e ''la
intesa spirituale e' quella che realizza in massimo grado il legame
fra i soggetti; essi, in quanto comunicanti, costruiscono qualche cosa
di comunitario''. L'empatia consente di percepire l'altro nel suo valore
peculiare e con
il mondo di valori di cui esso e' portatore. Questo atto, inoltre, puo'
diventare il fondamento di un confronto tra valori:
"In quanto empatia con le nature affini cioe' con
persone del nostro tipo, porta allo sviluppo di cio' che e' assopito
in noi e, in quanto empatia di strutture personali di tipo diverso,
ci chiarisce cio' che non siamo e cio' che siamo piu' o meno degli altri."
Empatizzando, percio', ''posso 'vivere' valori e scoprire
livelli correlativi della mia persona anche se il mio vissuto originario
non ha ancora offerto alcuna occasione al loro svelarsi''. In definitiva,
"vediamo che una datita' pienamente evidente relativa
a persone - sia la propria che quella estranea - e' possibile soltanto
se l'esperienza propria e l'esperienza dell'altro si intrecciano e si
completano vicendevolmente. In modo particolare l'unita' della persona
ci si fa incontro sul fondamento di questa cooperazione."
Come si intuisce, l'atto empatico ha notevoli implicazioni
sul piano etico; se io sono in grado di conoscere cosi' in profondita'
l'altro, infatti, posso comportarmi nei suoi confronti in due modi tra
loro contrari: o, nel rispetto della sua diversita' da me, ne condividero'
i desideri e le aspirazioni se sorretti da un mondo valoriale uguale
al mio, o, nel rifiuto della sua diversita', ne ostacolero' il raggiungimento
degli stessi scopi, ritenuti contrastanti,
se non addirittura di impedimento alla realizzazione dei miei. A questo
proposito - nota A. Ales Bello - il punto di vista fenomenologico ''e'
importante e preliminare e da esso puo' scaturire un'apertura nei confronti
delle culture altre che consenta poi una presa di posizione pratica
di accoglienza dei punti di vista diversi''. Cio' naturalmente non significa
che non si possa o non si debba esprimere
un giudizio di valore:
''Infatti ogni essere umano, anche chi coltiva un atteggiamento
fenomenologico da spettatore disinteressato, appartiene al suo
mondo-della-vita, alla sua dimensione culturale, la quale fornisce criteri
valutativi''.
Si tratta piuttosto di conseguire, nell'approccio all'altro,
le intenzioni (che, in ultima analisi, risultano vere e proprie esigenze
etiche) della fenomenologia: la ricerca continua dell'onesta' intellettuale,
il rispetto della verita'
- compito inesauribile affidato all'intersoggettivita' -, il dovere
della eliminazione dei pregiudizi, la
comprensione come possibilita' di una coscienza che si misura con il
dato storico ed esistenziale in cui si trova. Con cio' si puo' vedere
come ''la comune umanita' non puo' essere negata se si segue il filo
conduttore dell'empatia, come riconoscimento della stessa struttura
presente in ogni essere umano'', ed essa costituisce la base su cui
si innesta il principio della solidarieta'.
(da Filosofia
e pace, a cura di Ilaria Malaguti)
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Il progetto Indaco in Kosovo
(dal Diario della missione)
24 luglio 2000
Ore 3.30 sveglia di Sandro (io che scrivo) e Pino per accompagnare Andrea
e Giorgio all'aeroporto di Skopje
dove ''ritireremo'' pure la giovane scolta Letizia fresca di partenza
(dall'Italia e dal Clan). Dopo i baci e gli
abbracci con Marco si parte col buio. Superati i vari posti di blocco
e la frontiera fra Kosovo e Macedonia arriviamo per tempo all'aeroporto
di cui Andrea deve utilizzare subito il cesso: e' il suo battesimo dell'aria.
Salutiamo commossi il ''crucco maledetto'' e Giorgio e andiamo a fare
una visita veloce della ricostruita Skopje.
Nel frattempo Letizia all'aereoporto di Fiumicino attende di sapere
se e quando potra' partire. Tutti i voli infatti sono bloccatati dalle
10.00 alle 14.00 per lo sciopero dei controllori di volo, cosi' che
in un primo momento sembra neanche da Skopje si possa partire. In realta'
poi tutto si aggiusta e con qualche ora di ritardo Andrea e Giorgio
arrivano in Italia e Letizia in Macedonia, con somma
gioia mia e di Pino visti i circa quaranta gradi che riscaldano l'aria.
Ci incamminiamo verso casa con la nuova arrivata. Intanto Marco, Gio'
(che scrive da qui in poi), Marco Taffi, Paolo e Osman sono a Prishtina:
una lunga giornata, calda, in giro per uffici, per cercare di capire
qualcosa in piu' sulla costruzione della scuola. All'Unicef riusciamo
a scoprire che la scuola di Mirusha non e' inserita in alcun progetto
di ricostruzione. Perche'? Camminiamo a lungo, ma di buon umore. Le
ragazze di Prishtina sono belle (come in tutto il resto nel Kosovo,
d'altronde) e non si risparmiano le battute. Marco Taffi vuole cercare
il gestore di un ristorante che aveva ospitato durante la guerra un
suo amico giornalista. Lo troviamo. Agim Berisha racconta della sua
fuga in Macedonia, poi in Turchia e infine il ritorno. Agim Berisha
ha il viso segnato dalla paura e dallo spavento, e qualcosa negl'occhi
che mi fa tenerezza. Marco Taffi e' molto soddisfatto di questo incontro,
curioso e determinato mi pare riesca sempre a trovare cio' che cerca.
Riprendiamo il cammino.
Andiamo al Dipartimento per l'educazione dell'Unmik, dove capiamo che
spetta al comune assumere i maestri e garantire il funzionamento della
scuola. Ci sarebbe la possibilita' di trovare i finanziamenti per la
costruzione
della scuola a patto che sia necessaria e che il comune adempia ai suoi
doveri. A casa arriva Letizia, che subito si mostra disponibile e piena
di risorse. Marco Taffi, Paolo e Gio' parlano fino a tarda notte del
loro futuro, degli Scout e del progetto Indaco.
25 luglio 2000
Marco Taffi e Paolo partono. Sono arrivati, mandati dalla provvidenza,
a portarci freschezza e voglia di fare. Ora ripartono, con mezzi di
fortuna torneranno in Italia. Vorrebbero rimanere ancora, perche' i
bambini di Mirusha
li hanno conquistati, ma ci sono i campi estivi che
aspettano in Italia. Oggi Letizia incontra per la prima volta i fanciulli
di Mirusha. Fa tanto caldo e dobbiamo finire un po' prima del solito.
E' il compleanno di Pino. Letizia prepara una bellissima torta di frutta
per festeggiarlo. Siamo allegri.
26 luglio 2000
Marco cerca di capire che fine ha fatto il camion con banchi, sedie
e materiali per la scula di Malisheva, camion che doveva arrivare ieri.
Noi siamo tutti a Mirusha. Di nuovo un caldo insopportabile. Ci preoccupano
le testoline dei bimbi che scottano e andiamo a giocare nel fiumiciattolo
(che sarebbe ancora piu' bello se a monte non funzionasse
come discarica di Malisheva). Osman (il nostro simpatico interprete)
mi butta dentro con boato di gioia di tutti i bimbi. Giulia (una ragazza
che studia psicologia ed ha
avuto gravi problemi di salute) e' a pranzo da noi.
Ora che ascolto la sua storia non mi stupiscono piu' le sue stranezze.
Con lei cerchiamo di capire ancora qualcosa sulla prima costruzione
della scuola. Sandro e Pino vanno a Peja. Pino deve fare una visita
e poi bisogna cercare di spedire via e-mail il diario. Sandro ha occasione
di conoscere meglio lo scorfano (Laura, coordinatrice della Caritas
a Peja), scatenando cosi' l'invidia di Marco. Aspettiamo l'ingegnere,
con cui avevamo preso appuntamento la settimana scorsa. Ci
ha preparato un preventivo, ma subito ci pare decisamente eccessivo.
E il camion? Passiamo dal comune prima di andare a Mirusha ed eccolo
li'. Dobbiamo scaricare e per oggi pomeriggio dobbiamo rinunciare all'allegria
dei bambini. Prima di riuscire a scaricare assistiamo a tutta una seria
di siparietti (leggi tergiversazioni), perche' manca l'assessore alla
ricostruzione. Alla fine, quando gia' il cielo diventa scuro, riusciamo
(noi e un altro paio di anime pie) a scaricare i banchi, le sedie, le
reti che avevamo promesso mesi fa al comune di Malisheva. E' arrivato
qualcosa anche per noi, solo qualcosa pero'. Osman deve restare qui
perche' e' tardi.
27 luglio 2000
Marco e Osman vanno in comune per verificare dove si
trova esattamente la scuola, dove vanno i nostri
bambini.
I bambini oggi sono di nuovo tanti, che cerchio grande! Le ragazzine
piu' grandi ci aiutano, siamo contenti e' gia' un buon risultato. Uno
dei nostri obbiettivi e' quello di responsabilizzare i ragazzi piu'
grandi nei confronti dei piu' piccoli. Dopo pranzo parliamo un po' del
gioco, che vorremmo fare domani: un grande gioco, divisi per
squadre, ambientazione indiani, con prove sempliciÉ una scusa per misurare
i piedini dei bambini (a cui vorremmo procurare scarpe da ginnastica)
e fare un minimo di censimento. Letizia e Gio' nella notte di Malisheva,
dove
i cani abbaiano forte, si raccontano le loro storie
d'amore, mentre colorano le penne di cartoncino e la pasta - che daremo
ai bimbi quando avranno superato le prove del grande gioco.
28 luglio 2000
Siamo molto felici. Il grande gioco e' riuscito. I bambini hanno giocato
bene nelle squadre e i giochi sono
piaciuti. Che bello vederli camminare verso casa sorridenti, con la
penna sulla testa, il viso truccato da indiani... Alle 15 viene da noi
il proprietario della Nexha Commerce con l'ingegnere per parlare della
ricostruzione della scuola.
Al pomeriggio fa di nuovo molto caldo e facciamo cerchio un po' all'ombra.
29 luglio 2000
Andiamo con i bambini nel villaggio di Mirusha. Ormai e' una tradizione
del sabato mattina, almeno cosi' noi vorremmo. Oggi ci sono anche molti
ragazzi grandi. Ci portano oltre il villaggio, in un grande prato. Vogliono
farci vedere i loro tuffi nel solito fiumiciattolo, che qui pero' e'
decisamente piu' profondo. Siamo molto allegri. Dopo pranzo parliamo
un po'. E' ora di fare un po' il punto della situazione del progetto
Indaco. Cerchiamo di definire degli obbiettivi concreti per il mese
di Agosto. Sembra impossibile, ma per Pino, Sandro e Gio' e' gia' arrivata
l'ora di partire. I ragazzi ci salutano con molto affetto...e gia' sale
la malinconia. CHE STELLA KUSTRIM!!!! Ci dispiace tanto anche salutare
Osman,
che ci ha aiutato e divertito in ogni occasione.
30 luglio 2000
Alzabandiera, perche' finalmente abbiamo la bandiera
(solo del Masci, pero'). Andiamo a Prizren. Dobbiamo risolvere i problemi
del fax e del satellitare con Stefano della Caritas. Letizia e' una
settimana che si affanna dietro a 'sto aggeggio, ma non si riesce a
capire perche' riusciamo a ricevere i fax e non a spedirli. Stefano
risolve il problema e poi andiamo a pranzo insieme, anche con gli altri
ragazzi della Caritas. Nel cielo ci sono tanti nuvoli, c'e' un'atmosfera
strana, presto piovera'? Domani saro' a casa... ma non sara' facile
allontanarsi con il pensiero da questi bambini...
(Per maggiori informazioni indaco)
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Lo Shifa: l'universo in un libro
(di Ibrahim Makdur)
"Dio e' nel fondo delle cose, Dio ne e' alla superficie.
Si manifesta in tutto e dappertutto." Avicenna e'
considerato a giusto titolo come la personalita' piu' rappresentativa
della filosofia mussulmana. Se al-Kindi e al-Farabi ne hanno posto i
principi e riunito gli elementi, solo grazie ad Avicenna ed alle sue
chiare esposizioni essa ha acquisito forma definitiva. Oggi nessuno
puo' contestare che esista una filosofia islamica, la quale non e' puramente
aristotelica, ne' puramente platonica.
E' una filosofia distinta, sorta da specifiche circostanze storiche,
religiose e culturali; e, se ha subito l'influenza dei filosofi antichi,
prendendo da loro alcuni principi basilari, vi ha aggiunto non poche
argomentazioni proprie. E' divenuta cosi' una fase originale del pensiero
umano. La meditazione filosofica dell'Islam si e' cimentata in vari
campi: ha indagato sull'Essere, analizzandone la relazione con il Principio
creatore, con l'Essenza eterna; ha esaminato la relazione dell'Uno con
il Molteplice ed ha cercato di definire il concetto del tempo, la natura
della conoscenza, della percezione, dell'intuizione, distinguendo le
diverse qualita' dell'intelletto. Ha stabilito una gradualita' delle
virtu' o capacita' dell'uomo, ponendo al massimo grado la contemplazione
continua che determina la virtu' profetica. Accanto a tale indagine
metafisica, ha cercato di comprendere e spiegare numerosi fenomeni ed
ha raccolto nozioni sulla geometria, la fisica, la chimica, la medicina,
la botanica, l'astronomia, la musica, l'economia.
La filosofia di Avicenna, della quale solo pochi cenni possiamo permetterci,
e' contenuta in massima parte nello Shifa, un'opera monumentale che
il suo discepolo Juzyani gli suggeri' di scrivere durante il soggiorno
ad Hamadan, alla corte dell'emiro Sams and-Daula, che lo aveva nominato
Gran Visir e suo medico personale. Contemporaneamente, Avicenna aveva
posto mano al suo famoso Canone della Medicina, e qui ne termino' il
primo libro. Ogni sera teneva un circolo di studio a casa sua per i
discepoli. "Solevo leggere lo Shifa, racconta Juzyani, ed un altro a
turno il Canone. Quando ciascuno di noi aveva terminato la lettura del
passo a lui assegnato, di solito venivano chiamati i musici d'ogni strumento
e si tiravano fuori coppe per bere e si seguitava a conversare sui temi
filosofici appena letti. Lo studio veniva compiuto di notte, perche'
di giorno l'assistenza all'Emiro non gli lasciava alcun ritaglio di
tempo.
"Se nello Shifa incontriamo le idee di Aristotile, di Platone, di Plotino,
di Zenone, di Crisippo, di Teofrasto, non e' men vero che nella costruzione
organica dell'insieme si rivela l'originalita' di Avicenna, specialmente
il suo spirito critico, la' dove difende o rifiuta alcune specifiche
opinioni. Avicenna stesso ha precisato le finalita' del suo grandioso
lavoro: "E' mio intendimento raccogliere qui i frutti delle scienze
degli Antichi, che ho sottoposto a verifica e che sono basate sulla
deduzione o l'induzione, processi accettati dai pensatori che da lungo
tempo cercano la verita'. Ho voluto includervi il piu' possibile dell'intero
campo della filosofia". Poi aggiunge: "Non ho omesso nulla di cio'
che e' di qualche valore nei libri degli Antichi.
Se qualche elemento non si trova nel luogo usuale o nel solito contesto,
cio' significa che l'ho posto nel luogo che
ho stimato convenirgli di piu'." Questa frase denota ad un tempo la
dipendenza di Avicenna dagli Antichi e la
sua liberta' di interpretazione e rielaborazione. Lo Shifa
si divide in quattro grandi Somme (jumal): la Logica, la
Fisica, la Matematica e la Metafisica. Ciascuna "Somma" e' divisa in
libri (funun) e ogni libro in sezioni (maqala), ogni sezione in capitoli
(fusul). All'interno di queste divisioni e suddivisioni troviamo scienze
varie e diversi argomenti di studio. Come poderosa raccolta di tutte
le scienze razionali dell'epoca, lo Shifa precede di sei secoli le enciclopedie
moderne.
E - particolare sorprendente - e' opera di un solo uomo, mentre le enciclopedie
moderne, a cominciare da
Diderot, nascono dalla collaborazione di numerosi esperti. E questo
unico eccezionale autore non ha goduto nemmeno della quiete necessaria
alla composizione di un'opera cosi' importante e, nonostante cio', e'
riuscito a dare ad essa ordine ed unita' logica. Il lavoro
cominciato, come abbiamo detto, ad Hamadan, fu terminato ad Ispahan
dopo una diecina di anni. Avicenna all'inizio aveva quaranta anni: era
nella piena maturita' intellettuale. Quando lo termino', aveva passato
la cinquantina. Lui stesso definisce nel modo migliore il carattere
della sua opera, allorche' scrive nell'introduzione:"Questo libro presenta
l'insieme delle
idee ammesse unanimemente dai pensatori. Invece di indulgere a giudizi
personali e fare una scelta di
argomenti, ho cercato di includervi quasi tutto e sollevare
su ciascun punto le mie obiezioni per invalidare alcune opinioni e giungere
alla verita' nella misura del possibile.
Ho avuto cura di menzionare i principi-base con i loro corollari; ho
omesso solo cio' che a me sembrava esser chiaro per quanto avevo spiegato
prima o cio' che e' sfuggito alla mia memoria o non si e' presentato
al mio intelletto." Se c'e' un libro che si qualifica come un riflesso
dell'epoca in cui e' stato scritto, senza dubbio lo Shifa e' la migliore
fonte di informazioni sulla vita intellettuale del IV secolo dopo l'Egira,
che gli studiosi hanno considerato come il secolo d'oro degli studi
razionali dell'Islam. Si era gia' costituita una scuola di esegesi del
Corano, come disciplina scientifica, e Ash'ari ne era il maestro. La
mistica, a sua volta, si impegnava in una nuova via: sorpassando lo
stadio dei singoli
asceti ed eremiti, tentava la spiegazione di stati d'animo successivi,
come gradi di una iniziazione che conduceva all'unione con Dio.
La filosofia mussulmana stava gettando le sue basi e formulando i suoi
principi: al-Farabi, un profondo
pensatore, ne organizzava le diverse parti. La medicina islamica raggiungeva
il suo massimo sviluppo; non si limitava piu' a ripetere le affermazioni
di Ippocrate e Galeno, ma al-Razi vi aggiungeva il frutto delle sue
esperienze. L'astronomia e le matematiche facevano
grandi progressi: basti menzionare per questo campo il nome di al-Biruni,
che primeggia tra numerosi studiosi e scienziati. In linea generale
si puo' affermare che i Mussulmani, dopo essersi occupati, durante il
secondo e terzo secolo dell'Egira, a compiere traduzioni di opere scientifiche
greche, persiane, siriache, indiane e cercare di assimilarle, nel quarto
secolo si dedicarono infine alle proprie ricerche, a creazioni originali.
L'influenza di un libro raramente supera la cerchia degli immediati
lettori, ma vi sono alcuni libri che restano
nella storia. Tale e' il caso dello Shifa di Avicenna che costitui'
la filosofia del mondo islamico dal V secolo dell'Egira sino agli inizi
del XIV secolo: tutti gli autori, filosofi, teologi e mistici di tutte
le scuole di pensiero vi hanno attinto. Ben di piu': durante tutto questo
tempo anche le discipline scientifiche si sono appoggiate su di essa,
la medicina e la biologia, l'astronomia e le matematiche. E' vero che
l'attacco di al-Gazali contro i "falasifa" o filosofi, che, secondo
lui, sostenevano
principi contrari alla religione, hanno allontanato molti spiriti da
Avicenna, ma non ha potuto sopprimere la sua influenza. La Scuola di
filosofia islamica sorta in Spagna non ha per nulla diminuito il prestigio
di Avicenna in Oriente, nonostante il gran numero di luminari che ha
prodotto, tra i quali rifulge Averroe'. Ma Averroe', nato in Spagna,
ha seguito la sorte di questa terra di esser tramite tra l'Oriente e
l'Occidente; e Averroe' infatti ha esercitato la sua influenza piu'
sul mondo latino che in Oriente. Vediamo quindi come i libri di Avicenna
siano stati studiati dopo la sua morte nel mondo islamico.
Il Nagat e lo Isarat, nel quale adduce prove per dimostrare l'esistenza
dell'Anima, conobbero in particolare un gran successo, senza che peraltro
fosse sottratta l'attenzione allo Shifa, nel quale tutti gli argomenti
affrontati nei primi due libri godono di una trattazione piu' ampia
e particolareggiata. Ogni volta che qualche dotto voleva approfondire
la ricerca speculativa, prendeva le mosse da Avicenna. E anche quando
i teologi, come al-Gazali nel Tahafot al Falasifa e Shahrastani nel
suo Nihayat al-Iqdam, affermano che la creazione del mondo ha avuto
unprincipio e percio' non e' esistente dall'eternita', prendono le mosse
dallo Shifa, dove Avicenna aveva asserito il contrario. Ma dobbiamo
ora nominare Nasir ad-Din al-Tusi, il commentatore di Avicenna piu'
competente ed il piu' incline, in Persia, a simpatizzare con il suo
pensiero, nonostante i due secoli che lo separano da lui.
E' ben conosciuto l'atteggiamento di difesa che questi assunse di fronte
agli aspri attacchi contro Avicenna, mossi da Fahr ad-Din al-Razi, il
quale peraltro commento' favorevolmente altre parti di cio' che
Avicenna aveva scritto, e fini' per nutrire grande stima di lui, specialmente
dopo che scopri' quale grande seguito aveva il nostro filosofo nella
Transoxiana. Anche Ibn Khaldun (m. 1406), il grande filosofo della storia,
non e' privo di ammirazione per il genio di Bukhara, pur affermando
che e' inutile il suo sforzo di conciliare religione e filosofia. Nonostante
questo giudizio, i teologi hanno seguitato ad attingere idee dallo Shifa,
come dimostrano tre trattati, quali al-Aga'id di
Nasafi, Mawaqif di Iji e i Magarid di Taftazani.
Nella Logica, si seguito' ad argomentare sul numero dei sillogismi e
sulle categorie aristoteliche, come nell'Isagoge di Abhari, nella Shamsiyya
di Qazwini e
nello Sullam di Akhadari, trattati che hanno dominato l'insegnamento
della Logica nella terra dell'Islam
durante gli ultimi sei secoli e che non tralasciano mai di nominare
Avicenna, prendendo da lui i termini logici. A conclusione possiamo
dire che lo Shifa mostra il duplice aspetto della personalita' di Avicenna,
che si puo' reputare comune ad ogni scienziato: la massima ricettivita'
verso i risultati acquisito dai propri predecessori, la massima originalita'
nel proprio personale apporto. (articolo apparso nel n. 10 del Corriere
Unesco, ottobre 1980)
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Siti interessanti e recensioni
Pagine con vista
www.rol.it/owa-k/press.rol
Non apparentis apparitio... Il fondamento inafferrabile dell'universo
eriugeniano (Marta Cristiani)
http://mondodomani.org/dialegesthai/mc01.htm
Guerra e pace
www.peacelink.it/
"Capetown-Bellaria" recensito Pickwick (di Massimo Gigli)
www.pickwick.it/cgi-bin/webdriver?MIval=presentazione&ID=1094
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I vostri mes-saggi:
"Una lingua per l'Europa"
Su La Repubblica e' stata pubblicata sabato 1 luglio, a pag. 14, la
seguente lettera: UTILITA' DELL'ESPERANTO
Non riesco a capire come molte persone istruite, responsabili della
comunicazione, non comprendano l'importanza per gli europei di avere
una lingua comune, ma neutrale. Ma mi e' ancora piu' incomprensibile
che
molte persone colte addirittura ostacolino
pervicacemente la diffusione di tale idea, forse per il solo fatto che
oggi la lingua neutrale piu' adatta, diffusa ed usata internazionalmente
su base volontaria sia l'Esperanto, creata per essere, dopo la lingua
materna,
la seconda lingua per tutti. Dette persone generalmente non conoscono
ne' la lingua Esperanto ne' le motivazioni morali e pratiche della sua
origine, ancor oggi valide. Queste persone tuttavia si permettono di
pubblicare giudizinegativi sull'utilita' di questa lingua neutrale per
l'Europa, accettando invece passivamente l'uso e l'abuso di una difficile
lingua straniera. Dante Chierico - Schio - VI dachieri@theoffice.net
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