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FARANEWS
ISSN 15908585
MENSILE DI
INFORMAZIONE CULTURALE
a cura di Fara Editore
1. Gennaio 2000
Uno strumento
2. Febbraio 2000
Alla scoperta dell'Africa
3. Marzo 2000
Il nuovo millennio ha bisogno di idee
4. Aprile 2000
Se esiste un Dio giusto, perché il male?
5. Maggio 2000
Il viaggio...
6. Giugno 2000
La realtà della realtà
7. Luglio 2000
La "pace" dell'intelletuale
8. Agosto 2000
Progetti di pace
9. Settembre 2000
Il racconto fantastico
10. Ottobre 2000
I pregi della sintesi
11. Novembre 2000
Il mese del ricordo
12. Dicembre 2000
La strada dell'anima
13. Gennaio 2001
Fare il punto
14. Febbraio 2001
Tessere storie
15. Marzo 2001
La densità della parola
16. Aprile 2001
Corpo e inchiostro
17. Maggio 2001
Specchi senza volto?
18. Giugno 2001
Chi ha più fede?
19. Luglio 2001
Il silenzio
20. Agosto 2001
Sensi rivelati
21. Settembre 2001
Accenti trasferibili?
22. Ottobre 2001
Parole amicali
23. Novembre 2001
Concorso IIIM: vincitori I ed.
24. Dicembre 2001
Lettere e visioni
25. Gennaio 2002
Terra/di/nessuno: vincitori I ed.
26. Febbraio 2002
L'etica dello scrivere
27. Marzo 2002
Le affinità elettive
28. Aprile 2002
I verbi del guardare
29. Maggio 2002
Le impronte delle parole
30. Giugno 2002
La forza discreta della mitezza
31. Luglio 2002
La terapia della scrittura
32. Agosto 2002
Concorso IIIM: vincitori II ed.
33. Settembre 2002
Parola e identità
34. Ottobre 2002
Tracce ed orme
35. Novembre 2002
I confini dell'Oceano
36. Dicembre 2002
Finis terrae
37. Gennaio 2003
Quodlibet?
38. Febbraio 2003
No man's land
39. Marzo 2003
Autori e amici
40. Aprile 2003
Futuro presente
41. Maggio 2003
Terra/di/nessuno: vincitori II ed.
42. Giugno 2003
Poetica
43. Luglio 2003
Esistono nuovi romanzieri?
44. Agosto 2003
I vincitori del terzo Concorso IIIM
45.Settembre 2003
Per i lettori stanchi
46. Ottobre 2003
"Nuove" voci della poesia e senso del fare letterario
47. Novembre 2003
Lettere vive
48. Dicembre 2003
Scelte di vita
49-50. Gennaio-Febbraio 2004
Pubblica con noi e altro
51. Marzo 2004
Fra prosa e poesia
52. Aprile 2004
Preghiere
53. Maggio 2004
La strada ascetica
54. Giugno 2004
Intercultura: un luogo comune?
55. Luglio 2004
Prosapoetica "terra/di/nessuno" 2004
56. Agosto 2004
Una estate vaga di senso
57. Settembre2004
La politica non è solo economia
58. Ottobre 2004
Varia umanità
59. Novembre 2004
I vincitori del quarto Concorso IIIM
60. Dicembre 2004
Epiloghi iniziali
61. Gennaio 2005
Pubblica con noi 2004
62. Febbraio 2005
In questo tempo misurato
63. Marzo 2005
Concerto semplice
64. Aprile 2005
Stanze e passi
65. Maggio 2005
Il mare di Giona
65.bis Maggio 2005
Una presenza
66. Giugno 2005
Risultati del Concorso Prosapoetica
67. Luglio 2005
Risvolti vitali
68. Agosto 2005
Letteratura globale
69. Settembre 2005
Parole in volo
70. Ottobre 2005
Un tappo universale
71. Novembre 2005
Fratello da sempre nell'andare
72. Dicembre 2005
Noi siamo degli altri
73. Gennario 2006
Un anno ricco di sguardi
Vincitori IV concorso Pubblica con noi
74. Febbraio 2006
I morti guarderanno la strada
75. Marzo 2006
L'ombra dietro le parole
76. Aprile 2006
Lettori partecipi (il fuoco nella forma)
77. Maggio 2006
"indecidibile santo, corrotto di vuoto"
78. Giugno 2006
Varco vitale
79. Luglio 2006
“io ti voglio… prima che muoia / rendimi padre” ovvero
tempo, stabilità, “memoria”
79.bis
I vincitori del concorso Prosapoetica 2006
80. Agosto 2006
Personaggi o autori?
81. Settembre 2006
Lessico o sintassi?
82. Ottobre 2006
Rimescolando le forme del tempo
83. Novembre 2006
Questa sì è poesia domestica
84. Dicembre 2006
La poesia necessaria va oltre i sepolcri?
85. Gennaio 2007
La parola mi ha scelto (e non viceversa)
86. Febbraio 2007
Abbiamo creduto senza più sperare
87. Marzo 2007
“Di sti tempi… na poesia / nunnu sai mai / quannu finiscia”
88. Aprile 2007
La Bellezza del Sacrificio
89. Maggio 2007
I vincitori del concorso Prosapoetica 2007
90. Giugno 2007
“Solo facendo silenzio / capisco / le parole / giuste”
91. Luglio 2007
La poesia come cura (oltre il sé verso il mondo e oltre)
92. Agosto 2007
Versi accidentali
93. Settembre 2007
Vita senza emozioni?
94. Ottobre 2007
Ombre e radici, normalità e follia…
95. Novembre 2007
I vincitori di Pubblica con noi 2007 e non solo
96. Dicembre 2007
Il tragico del comico
97. Gennaio 2008
Open year
98. Febbraio 2008
Si vive di formule / oltre che di tempo
99. Marzo 2008
Una croce trafitta d'amore
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Numero
1
Gennaio 2000
Editoriale: Uno
strumento
Faranews desidera essere uno strumento utile per tutti coloro che sono
interessati agli argomenti (filosofia, linguistica, narrativa, spiritualita',
nuovi saperi, intercultura) trattati nelle nostre collane. Si prefigge
di avere una cadenza mensile, di offrire uno spazio aperto alle lettere,
comunicazioni o altri eventuali contributi sulle tematiche qui sopra menzionate,
di stimolare lo scambio di conoscenze reperibili in rete e non solo, di
presentare la nostra attivita' editoriale e i nostri autori. Buona lettura!
INDICE
I Microbi
Nei Microbi trovate romanzi brevi, racconti,
piccoli saggi e classici del pensiero.
Per conoscere le lingue
Le questioni linguistiche, le particolarita' di
lingue naturali e artificiali, vive e morte...
L'arcano del numero 6 nel "Piccolo Principe"
Il tema sostanziale del Piccolo Principe
e' quello del viaggio, in cielo e in terra, dove
l'interiorita', la vita e la morte, sono le dimensioni
di un cammino il cui motivo intenzionale ultimo
e la ricerca di stabilita'.
S. Agostino: il primo capitolo dell'Enchiridion
(manuale) sui fondamenti del cristianesimo
I
Microbi
Dal 1995 alla fine del 1999 sono stati stampati 13 Microbi: si tratta
di tascabili raffinati, con copertina stampata a colori su cartoncino
vergato e segnalibro coordinato con la copertina; le dimensioni sono veramente
ridotte (cm 7,5 x 13,7). Nei Microbi trovate romanzi brevi, racconti,
piccoli saggi e classici del pensiero. Ecco le schede di presentazione
dei singoli titoli nel nostro sito:
Donal d'Irlanda
Due
strane storie scozzesi
Dio in guerra
Alice nel paese delle meraviglie
Pirqe aboth - I consigli
dei figli di Abramo
Il virus
dell'elefante
Indagini in stato di quiete
Il senso del male
La simmetria imperfetta
Kipling
Il mio Carso
Dio
Il diavolo della
bottiglia
Della
rosa e del serpente
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Per conoscere le lingue
Per chi e' curioso di questioni linguistiche, desidera conoscere la grammatica
e le particolarita' di lingue naturali e artificiali, diffuse o esotiche,
vive o morte, consigliamo di navigare in questo ricchissimo sito:
http://www.ilovelanguages.com/
Per conoscere la lingua internazionale http://www.esperanto.it/
Per chi volesse sapere qualcosa sul Volapük Volapük
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Della rosa e del serpente:
l'arcano del numero 6 nel Piccolo Principe
I. Perche' il sei tenda al sette
Aprite di fronte a me
tutti i passaggi favorevoli,
datemi la forza di portare a compimento
il canto pieno di emozione;
proteggimi da dietro,
ascoltami con attenzione da davanti!
Prego, rimuovete gli ostacoli del cammino,
appianate le irregolarita' della strada!
Agli uomini della terra di mezzo,
prego, non provocate disgrazie.
Al bestiame delle mie divinita' luminose
non create sventure.
Kamlamie, Jakuty (invocazione sciamanica)
Sono gia' sei anni che il mio amico se ne e' andato con la sua pecora
e io cerco di descriverlo per non dimenticarlo.
Antoine de Saint-Exupéry
Il tema sostanziale del Piccolo Principe (da ora in poi PP)
e' quello del viaggio, un viaggio composito ed articolato, viaggio in
cielo e in terra, dove l'interiorita', la vita e la morte, sono le dimensioni
di un cammino il cui motivo intenzionale ultimo e la ricerca di stabilita'.
Una stabilita' anelata, ed in fine raggiunta, quale soluzione perentoria
del conflitto fra se' e Mondo, nella continua ricerca di senso che e'
nella cosciente consapevolezza della necessita' di un rapporto costruttivo
con gli Altri-nel-Mondo.
Il corpo e' nel viaggio il mezzo per il trasporto dell'identita' nei luoghi
di ogni Altro, ed il corpo, strumentale, diviene qui contenitore, luogo
dell'energia cinetica, ma secondario rispetto alla sostanza del viaggio
che diversamente e' spirituale (senza corpo). Il percorso tracciato appare
immediatamente circolare e basato su tappe che si situano sostanzialmente
fra una rosa e un serpente. Due tratti essenziali, dalla rosa al serpente
e, di ritorno, dal serpente alla rosa porteranno il protagonista
(il PP) ed il suo accompagnatore (il Pilota) ad incontrare prima i Demoni
dell'esperienza dello stare-al-mondo e, in un secondo momento, le Vie
relative alla sostanza dei rapporti, fra gli uomini, che permettono
la creazione del tessuto relazionale dell'essere-al-mondo.
L'avvio sostanziale del viaggio e' legato ad una crisi esistenziale del
PP relativa alla scoperta della propria inadeguatezza a sostenere un rapporto
equilibrato fra bisogni personali e prerogative degli altri (la Rosa).
Viaggio che permetta quale risultato intermedio o finale, una emancipazione,
una crescita, sorretta da un rapporto fra corpo e pensiero che privilegi
quest'ultimo quale veicolo per una piu' facile " navigazione"
nelle sostanze dell'esistenza.
L'incontro fra Pilota e PP e' in un percorso che, seppur capace di sovrapporsi
nella sua parte centrale (diverso e' nella sua parte di preparazione e
di compimento) si presenta per i due protagonisti secondo una distinta
qualita' partecipativa: per il PP una partecipazione conoscitivo/esperienziale
di carattere sciamanico nella
quale la vicenda acquista il valore di esplorazione dell'"invisibile
agli occhi"; per il Pilota una partecipazione conoscitivo/emozionale
di carattere educativo per lui il compimento ultimo è nell'uscita
dalla "malattia", propria dello stato di incompiutezza di quella
sfera dell'affettivo
che si considera "fondata e realizzata" nello sguardo "adulto"
sulla realta' del mondo.
(da Mario Turci, Della
rosa e del serpente)
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S. Agostino: I fondamenti del
cristianesimo o Enchiridion
Cap. I Occasione e scopo di questo manuale
1. Non posso dire, mio carissimo figlio Lorenzo, quanto mi faccia piacere
il tuo studio, e quanto io desideri che tu sia sapiente - benche' non
uno di quelli di cui e' detto: "Dov'e' il saggio? Dov'e' lo scriba?
Dov'e' l'investigatore
di questo mondo. Non ha forse Dio reso stolta la sapienza di questo mondo?"
(1 Cor. 1:20)
Piuttosto, dovresti essere uno di quelli di cui è scritto, "La
moltitudine dei sapienti e' la salvezza del mondo" (Sap. 6,24); e
dovresti anche essere il tipo d'uomo che l'Apostolo augura di essere a
quegli uomini a cui disse: "Vorrei che foste saggi in bonta' e semplici
in
malvagita'." (Rom. 16:19)
2. La saggezza umana consiste nella pieta'. Questo lo si trova nel libro
del pio Giobbe, quando scrive che la
Sapienza stessa disse all'uomo: "Ecco, la pieta' e'
sapienza" (Gb 28,28).
Se poi mi chiedi di che tipo di pieta' essa stia parlando,
la troverai più distintamente indicata dal termine greco theosebeia,
letteralmente "il servizio di Dio". I greci hanno anche un'altra
parola per "pieta'", eusebeia, che pure significa "buon
servizio". Anche questo si riferisce in primo luogo al servizio di
Dio. Ma non c'e' termine migliore di theosebeia, che esprime chiaramente
l'idea del servizio dell'uomo a Dio come fonte della sapienza umana.
Quando mi chiedi di essere breve, non ti aspetti che io parli di grandi
questioni in poche frasi, vero? Non e' forse questo che tu desideri: un
breve sommario o un piccolo trattato sul modo giusto di adorare Dio?
3. Se rispondessi, "Dio dovrebbe essere adorato in fede, speranza,
amore", senza dubbio replicheresti che ciò è più
breve di quanto desideravi, e chiederesti una breve spiegazione di ciò
che ciascuno di questi tre significa:
Che cosa bisogna credere? Che cosa bisogna sperare? E che cosa bisogna
amare?
Se io rispondessi a queste domande, avresti certo tutto quello che mi
chiedi nella tua lettera. Se ne hai conservata una copia, puoi facilmente
consultarla. Altrimenti ricordati delle tue domande mentre le discuto.
4. E' tuo desiderio, come hai scritto, avere da me un
libro, una sorta di enchiridion, come si potrebbe
chiamarlo - qualcosa da tenere in mano - che tratti delle tue domande.
Che cosa si deve anzitutto ricercare?
Che cosa, considerate le diverse eresie, si deve anzitutto evitare?
Fino a che punto la ragione e' di aiuto alla religione; o cosa accade
alla ragione quando le domande sul tappeto riguardano solo la fede; qual
e' l'inizio e la fine del
nostro sforzo?
Qual e' la piu' esaustiva di tutte le spiegazioni?
Qual e' la base certa e distintiva della fede cattolica?
Avrai risposta a tutte queste domande se capirai davvero quello che un
uomo dovrebbe credere, quello per cui dovrebbe sperare, e quello per cui
dovrebbe amare.
Poiche' queste sono le tre cose capitali - in effetti le sole cose - da
ricercare in una religione.
Colui che non le considera o e' completamente estraneo al nome di Cristo
o e' un eretico. Le cose che sorgono nell'esperienza sensoriale, o che
sono analizzate dall'intelletto, possono essere dimostrate dalla ragione.
Ma nelle materie che oltrepassano l'ambito dei fisici, che non abbiamo
sistemato col nostro intelletto, ne' potremmo - qui dobbiamo credere,
senza esitare, alla testimonianza di quegli uomini da cui vennero composte
le Scritture (giustamente dette sacre), uomini che furono aiutati in maniera
divina nei loro sensi e nelle loro menti a vedere e anche a prevedere
le cose di cui rendono testimonianza.
5. Ma, come questa fede, che opera per mezzo dell'amore (Gal 5,6), comincia
a penetrare l'anima, tende, attraverso il potere vitale della bonta',
a mutarsi
in visione, cosi' che i santi e i perfetti di cuore
intravedono quella ineffabile bellezza la cui visione piena e' la nostra
piu' alta felicita'.
Qui, allora, di certo, si trova la risposta alla tua domanda sull'inizio
e la fine del nostro sforzo.
Iniziamo con la fede, raggiungiamo la perfezione con la visione (1 Cor
13,10-11). Questa e' allo stesso modo la
piu' esaustiva di tutte le spiegazioni. In quanto alla base certa e distintiva
della fede cattolica e' Cristo. "Perche' altro fondamento - dice
l'Apostolo - nessun uomo puo' porlo oltre quello gia' posto, che e' Cristo
Gesu'" (1 Cor 3,11).
Ne' si dovrebbe negare che questa e' la base distintiva
della fede cattolica, solo perche' appare condivisa da noi come da certi
eretici.
Poiche' se pensiamo attentamente al significato di Cristo, vedremo che
fra alcuni degli eretici che desiderano esser chiamati Cristiani, il nome
di Cristo e' onorato, ma non si trova fra loro la realtà stessa.
Pianificare tutto questo sarebbe troppo lungo - perche' dovremmo passare
in rassegna tutte le eresie che sono state, quelle che esistono adesso,
e quelle che potrebbero esistere sotto l'etichetta "Cristiana"
e dovremmo mostrare che quanto abbiamo detto del complesso e' vero di
ciascuna di esse. Una simile discussione richiederebbe tanti volumi da
farla sembrare infinita.
6. Mi hai chiesto un enchiridion, qualcosa da portare con te,
non un semplice volume per la tua libreria. Percio'
possiamo ritornare a questi tre modi in cui, come abbiamo detto, Dio deve
essere servito: fede, speranza, amore.
E' facile dire che cosa uno dovrebbe credere, in che cosa sperare, e cosa
amare. Ma difendere le nostre dottrine
dalle calunnie di coloro che la pensano diversamente e' un compito piu'
difficile e articolato. Se uno deve ancora avere questa saggezza, non
e' sufficiente mettergli in mano un enchiridion. E' anche necessario
che accenda nel suo cuore il fuoco di un grande zelo.
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Numero 2
Febbraio 2000
Editoriale: Alla
scoperta dell'Africa
L'Africa e' ancora il "continente nero" esotico e lontano di qualche
decennio fa? Quale idea ci facciamo dell'Africa nel nostro immaginario?
Quali legami storici ci uniscono
a un continente che inizia gia' al di la' del Mediterraneo? A queste domande
possiamo trovare alcune rapide risposte in questo secondo numero di Faranews.
INDICE
Il capitolo Zero di "A noi due Africa Nera!"
(Orfeo Bartolini)
Chissa' quante volte ti sara' capitato di sognare l'Africa, magari come
fuga da un ambiente oppressivo. Ebbene, sia che tu abbia gia' realizzato
questo sogno almeno
una volta, sia che tu non ne abbia mai avuto l'occasione (o il coraggio?),
questo libro si rivolge a te.
Siti interessanti
Storia, cultura, etnografia e attualita' dell'Africa.
L'Italia e il Corno d'Africa:
L'insostenibile leggerezza di un colonialismo debole
(Giampaolo Calchi Novati)
Le ragioni per i limiti della politica africana italiana, soprattutto
nel Corno, possono essere sintetizzate come segue.
Da "La foglia di fico"
(Mohamed Ghonim)
Un assaggio...
Altri nostri libri "africani"
Il capitolo
Zero di A
noi due, Africa Nera!
(Ex albergatore, Orfeo
Bartolini coltiva da tempo la passione per la scrittura e il teatro,
cimentandosi in vari generi: commedie, atti unici, romanzi, sceneggiature,
novelle, articoli e reportages. Piu' volte ha attraversato da solo e con
mezzi di fortuna il Continente Nero.)
Chissa' quante volte ti sara' capitato di sognare l'Africa, magari come
fuga da un ambiente oppressivo. Ebbene, sia che tu abbia gia' realizzato
questo sogno almeno
una volta, sia che tu non ne abbia mai avuto l'occasione (o il coraggio?),
questo libro si rivolge a te. Nel primo caso puo' essere interessante
confrontare le tue impressioni con quelle di un altro viaggiatore. Nel
secondo caso, il mio scopo e' fornirti la testimonianza di chi ci e' stato.
A noi due, Africa nera! non vuol essere un dossier su questo continente.
Sull'argomento esiste una sterminata
letteratura e una vera marea di cataloghi turistici. La mia e' anche la
cronaca di un viaggio all'interno di me stesso: lo scopo e' di dare un'idea,
il piu' possibile onesta, dell'impatto che puo' avere il Continente Nero
su di noi, gente comune d'Europa.
Si', gente comune. Perche' tale sono anch'io. Cinema e televisione ci
hanno abituato a figure piu' o meno eroiche, da Reinhold Messner a Indiana
Jones, da Ambrogio Fogar a Rambo. Io non somiglio neppure da lontanissimo
a costoro: somiglio molto di piu' a Fantozzi, altro mito italico. Se un
tizio come me e' in grado di compiere un'impresa come quella narrata in
queste pagine, certamente ne sei capace anche tu. Ecco un altro scopo
di questo libro: far si' che tu possa liberarti da molti pregiudizi e
riscoprirti. E migliorare la conoscenza delle tue possibilita', che sono
certamente maggiori di quanto tu sospetti.
"Se c'e' qualcosa che puoi fare, o che puoi sognare, comincia!". Questo
diceva Goethe. Aveva ragione: il piu' delle volte, cambiare una normale
esistenza in una vera vita dipende solo da noi. Basta conoscersi meglio,
e
credere in se stessi. Se questo libro avra' un minimo di utilita' in questo
senso, la fatica di scriverlo sara' stata ben spesa.
Fatti e persone sono tutti veri. Mi limitero' ad omettere qualche nome,
soprattutto uno. E alla fine capirai perche'.
Dedico questo libro a te che lo leggi, che tu conosca l'Africa o no.
Buona lettura. Anzi, buon viaggio.
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Siti
interessanti
Siti molto ricchi di informazioni sulla storia, cultura, etnografia e
attualita' dell'Africa sono senz'altro quelli delle comunita' missionarie.
Vi consigliamo in particolare i seguenti:
SMA
nigrizia.it
misna.org
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"L'Italia
e il Corno d'Africa:
L'insostenibile leggerezza di un colonialismo debole"
(Giampaolo Calchi Novati)
(...) Le ragioni per i limiti della politica africana italiana, soprattutto
nel Corno, possono essere sintetizzate come segue.
1) L'Italia ha cercato in piu' occasioni di rimediare alla sua debolezza
come "mezza potenza" virtuale moltiplicando le iniziative e compiacendo
le varie parti nello stesso tempo. Questa strategia ha portato a contraddizioni
(Somalia contro Etiopia, autodeterminazione contro integrita' degli Stati,
simpatia per le forze di liberazione contro la cooperazione con i governi)
che alla fine l'Italia stessa non fu piu' in grado di controllare. Di
tempo in tempo e' stato quasi impossibile distinguere le reali intenzioni
della politica italiana in Africa. Trattare con gli Stati, con le nazioni,
con i territori, con i popoli, con le forze politiche, con le classi,
con i dirigenti a titolo individuale? Rispettare le aspettative locali,
migliorare la stabilita' politica o perseguire i propri interessi? La
via d'azione prescelta fu quasi sempre quella di rinviare le decisioni
definitive o di arrangiare precarie e non difendibili sintesi fra le varie
opzioni predicando un po' retoricamente i vantaggi della "conciliazione"
anche quando le parti erano chiaramente irriconciliabili.
2) A parte la confusione sugli obiettivi, l'Italia ha adoperato mezzi
impropri. Data la forte polarizzazione del sistema politico italiano,
specialmente negli anni della guerra fredda, quando l'Italia era un avamposto
molto esposto e la sua scena politica era attraversata dai contrasti connessi
col rapporto Est-Ovest, fu sempre impossibile realizzare una politica
che godesse l'appoggio sia del governo che dell'opposizione, tanto piu'
che il governo stesso era in piu' momenti diviso al suo interno. Invece
di una politica "bipartitica", i partiti della coalizione di maggioranza,
e talvolta addirittura fazioni organizzate all'interno di uno stesso partito,
condussero politiche o fornirono analisi che erano fra di loro molto differenti.
Il governo italiano concentro'
percio' i suoi sforzi, e i fondi resi possibili dalle allocazioni della
politica ufficiale di aiuto allo sviluppo, su
un partner specifico o su uno specifico argomento, aspettandosi dei vantaggi
in termini di lealismo politico, di clientelismo e di ritorni economici
leciti o illeciti.
Questo rese ancora piu' difficile esprimere un approccio coerente e affermativo
che rispettasse i "diritti" delle nazioni africane o anche l'equilibrio
a livello regionale.
3) Finalmente, con il crollo dei regimi militari che erano
stati indulgentemente sostenuti come alleati di fatto per molti anni dalle
autorita' italiane, in Somalia e in Etiopia, cosi' come da molte imprese
pubbliche e private, ciascuno per i propri utili, divenne chiaro che l'Italia
non poteva piu' padroneggiare l'emergenza in Africa con le sue poche risorse
economiche e politiche. Era improbabile che l'Italia avesse la capacita'
di assistere le forze locali nel riassetto delle istituzioni e dell'economia
nell'era della globalizzazione. Gli Stati africani hanno messo da parte
molte delle loro antiche ambizioni e si sono lasciati incorporare nell'economia
mondiale in una posizione di subalternita', ma in tutto questo processo,
del resto ancora non terminato, l'Italia ha dimostrato una capacita' molto
limitata di essere attiva e propositiva ed e' stata di fatto sorpassata
e alla fine quasi accantonata dalle maggiori capacita' di iniziativa politica
di un paese come la Francia e alla lunga soprattutto
degli Stati Uniti, frustrando l'obiettivo da tanto tempo agognato di essere
accreditata, anche dai suoi alleati
del campo occidentale, come il principale punto di riferimento della politica
nel Corno. (...)
dal contributo di Calchi Novati pubblicato in: Sante Matteo e Stefano
Bellucci (a cura di), Africa
Italia (pp. 100-116)
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Da
La foglia di fico
(Mohamed Ghonim)
Il mondo e' vasto.
Cionostante mi sento soffocare; fuggo verso quel luogo pauroso e muto,
spinto contro la mia volonta'.
Cio' che temo di quel luogo non e' un male, non lascia tracce di distruzione
sul mio corpo; cio' che vedo sono fantasmi. Brividi... solo brividi. O
il ritrarsi della mia vista nel mio intimo.
Qui le cose non hanno consistenza e non possono terrorizzare, affamare
o umiliare come quelle che vedo
nella mia stanza, durante il lavoro o lontano da me tra gli spazi e i
continenti - qui le cose danzano sinuose, poi si ritirano in una lunga
fila e, sconfitte, si allontanano.
Sento il gusto della vittoria e rido di un riso incessante fino a che
il mio cuore non e' piu' in grado di sostenerlo.
Le lapidi che vedo non sono molte; non riesco a contarle... forse e' una
lapide sola con qualche pietra vittima delle intemperie che si e' levigata
nei suoi profili appuntiti; la gramigna nasce nei luoghi piu' bassi, aspettando.
Solo tra questo e quello, sposto una pietra e da sotto esce uno scorpione
incurvando le sue chele e la sua schiena, e sguainando il suo aculeo velenoso.
Gli rimetto la pietra sopra. La paura entra furtiva nel mio cuore. Si
sprigiona il vapore, si addensano le particelle e si liquefanno... ogni
elemento perde la sua particolarita', fondendosi e combinandosi.
(Abbandono la mia stanza, la mia citta', per paura di dissolvermi.)
Si accumulano le gocce d'acqua, il vapore le avvolge, le porta nel suo
utero, le nutre, sente la gravita' del loro
peso, le espelle e le pendici montane le accolgono sulla
loro superficie.
Si riempiono le loro arterie, premendosi nel midollo,
cadono lungo le falde del monte, si diramano per i solchi, spingendosi
violente verso il luogo in cui si raccoglieranno.
Abbandonano la cima, scivolano su di essa senza dissetarla, lasciandola
come una testa calva, lucida, poi divengono un lago senza il quale questo
luogo mi soffocherebbe.
Avverto un irrigidimento dell'animo e freddezza nella mia sensibilita'.
Il luogo la interroga... immagino la mia femmina, evoco il suo spettro,
io non ho una donna reale, ma ho
bisogno di stare in intimita' con lei e sussurrarle i miei segreti, sciogliermi
nella sua tenerezza, nei quieti angoli dell'universo femminile, tra le
sue palpebre e il tremito delle sue labbra.
Ne richiamo la visione e la allontano dai letti adulteri, dal vagabondare
sulla piazza e dal marchiare freddi baci.
Questo luogo non mi attira a se', se non quando provo
la condizione di vuoto dell'animo che tende alla fede.
Qui trovo tranquillita' e chiarezza, rinvengo il filo di fumo che si e'
dilatato attraverso gli anni.
Del profumo della loro storia non sono rimaste che le memorie. (...)
(dal racconto che da' il titolo alla raccolta omonima di Mohamed Ghonim,
scrittore egiziano che presso Fara ha pubblicato anche Il
segreto di Barhume)
La foglia di
fico
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Altri
nostri libri "africani"
Racconteatrando d'Africa (tre pièces di ambientazione africana)
Capetown-Bellaria. La sfida (un romanzo di viaggio alla scoperta dell'Africa
meno battuta dalle rotte turistiche)
Il segreto
di Barhume (il lungo cammino di riscatto dalla dannazione del male)
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Numero 3
Marzo 2000
Editoriale:
Il nuovo millennio ha bisogno di idee
Noi, abitanti della parte fortunata del pianeta,
abbiamo forse piu' di altri la responsabilita' di contribuire alla realizzazione
di un mondo piu' giusto: ma quanto spesso pensiamo con una visione che
sia - come dicono i tedeschi - una Weltanschauung, cioe' con una visione
del mondo un po' piu' ampia di quella che puo' intaccare il nostro egocentrico
"particulare"? Questo terzo numero di Faranews offre, oltre ad alcune
riflessioni sulla questione, un velocissimo e parziale panorama di quanto
si puo' trovare in rete per farsi un'idea della realta' in cui
viviamo (che e' anche il frutto delle idee e delle azioni di chi ci ha
preceduto) e magari del ruolo che in essa potremmo giocare per renderla
un po' migliore.
INDICE
La realta': fra memoria e utopia
L'utopia e' non luogo in quanto oltrepassamento della realta',
superamento dell'attualita' verso cio' che si avverte come profondamente
autentico.
Alcuni siti per riflettere ed agire
Alcuni siti che per la ricchezza delle fonti letterarie
scaricabili ci sono sembrati particolarmente stimolanti...
La speranza come virtu'
Come virtu' la speranza si contrappone
alla disperazione...
Tommaseo e la filosofia
"Filosofia S.f. Scienza delle cause prime".
I nostri libri di spiritualita' e filosofia
La realta': fra memoria e utopia
"L'uomo e' per sua essenza proteso al futuro: un
futuro inteso non solo storicamente, ma anche come riserva di senso che
trascende e che attira a se'. La sensazione, tutt'altro che di estraneita',
e' di riconoscimento del "luogo proprio per eccellenza", cio' che e' pienamente
corrispondente con la natura piu' intima, il riposo che da' quiete. Ma
e' ancora lontano: da attendere, da costruire, da compiere. Sempre eternamente.
Questa e' la dimensione propria dell'utopia.
L'utopia e' non luogo in quanto oltrepassamento della realta',
superamento dell'attualita' verso cio' che si avverte come profondamente
autentico. Mai l'utopia si pensa come impossibile da realizzarsi: sarebbe
una contraddizione; cio' farebbe del genere utopico un esercizio letterario
meramente affine al fantastico. Ogni grande utopista e' invece stato,
nei suoi sogni almeno, sovrano a capo del suo progetto."
(dall'Editoriale di Architetture Utopiche, a cura di
Gianfranco Bertagni, gruppo di studi e ricerche filosofiche arcipelago,
Fara Editore, marzo 2000)
"Non ha parlato chiaramente Gesu' di categorie di persone che passano
la vita intera guardando senza mai vedere volti e sguardi, e soprattutto
senza mai cogliere
la relazione di questi volti con il contenuto di fede, con
la loro spiritualita'? La compassione suscitata da questi volti e' stata
spenta e vuotata del suo senso e collocata nella categoria fantomatica
del "merito" per il cielo. Quanti valori reali concreti accessibili al
pubblico
semplice, la teologia (o la sua volgarizzazione catechetica) ha allontanato
collocandoli nel mistero, rendendoli inafferrabili e chiudendo il cammino
all'apparire di un'etica! A volte mi chiedo se questo metodo, l'allontanarsi
dalle semplici pratiche umane per metterle nella categoria misteriosa
della "virtu'" o rendendole misteri inafferrabili, sia dovuto unicamente
al metodo filosofico greco, o se non vi sia in questo un orgoglio di categoria,
quello che Gesu' ha duramente attaccato nell'atteggiamento di certi farisei."
(Arturo Paoli, "Metz: un teologo in cerca di teologia. L'edificazione
del regno", ivi, pp. 122-132)
"A noi, ad ogni singolo individuo, rimane la memoria come compito, come
tentativo personale e responsabile di impegno nei confronti del mondo."
(Marta Cervino, "Romano Guardini. La memoria e il fondamento ontologico
della persona", in Sguardi
sulla memoria, a cura di Luca Verri, Fara Editore, 1999)
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Alcuni siti per riflettere ed
agire
Abbiamo selezionato, fra i tanti, alcuni siti che per la ricchezza delle
fonti letterarie scaricabili, per i link offerti, per gli argomenti affrontati
e anche per il modo di esporli ci sono sembrati particolarmente stimolanti:
Dialegesthai rivista telematica
di filosofia
Filosofi e testi
filosofici (Università di Genova)
Sito Web Italiano per la Filosofia
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La speranza
come virtu'
Come virtu' la speranza si contrappone alla disperazione: non c'e' infatti
virtu' senza volonta', e un atto di volonta' presuppone un'alternativa
fra cio' che essendo virtuoso richiede - etimologicamente - uno sforzo,
e cio' che non essendo virtuoso non richiede sforzo o ne richiede uno
minore. Ci si potrebbe domandare perche' quest'ultimo atteggiamento, in
fondo cosi' orientale (basti pensare al taoistico wu wei, non-agire) e
rasserenante non possa essere considerato a suo modo virtuoso. Se il non-agire
e' mera passivita' puo' essere considerato virtuoso solo contraddicendo
il termine stesso (virtus, in latino, e' la "forza virile"); virtuoso
puo' esserlo se e' un non-agire voluto (vedi Gandhi), implicante il distacco
dalle cose materiali e da fini esclusivamente egoistici: in tal caso c'e'
infatti uno sforzo di volonta', di orientamento dei propri istinti e passioni,
di non-attaccamento idolatrico a cose o situazioni che solo momentaneamente
ci fanno sentire appagati e gratificati.
Mi sembra che il nostro non-agire sia per lo piu' da intendersi in senso
passivo: un modo di vivere che rischia di condizionarci a un agire coatto
(condizionato dai media, dalla pubblicita', da falsi valori) o a un non-agire
di comodo, che rasenta l'indifferenza per tutto quello che non ci tocca
personalmente. Oppure agiamo per impulsi, magari aumentati artificialmente
per appagare piaceri e bisogni in un modo spesso non rispettoso dei valori
dell'altro, del prossimo (e in definitiva di noi stessi). In entrambi
i casi si tende a evitare scelte definitive, a scegliere l'alternativa
che sembra lasciare aperte piu' possibilita' a loro volta alterantive,
o possibilmente a evitare il problema (ad esempio, se gli immigrati stessero
a casa loro, non ci sarebbe piu' il loro problema, almeno da noi). Oppure
si sceglie la strada facile della proiezione delle nostre paure, dei nostri
peccati, sul capro espiatorio (chi non e' integrato, chi non e' funzionale
al sistema, che e' piu' debole): questa scelta non puo' essere considerata
virtuosa per il semplice fatto che attribuisce ad altri la nostra mancanza
di virtu'.
Chi sceglie di non scegliere pensa forse di evitare conflitti (che hanno
un valore educativo, se gestiti in maniera virtuosa), di dilatare il tempo
che gli e' stato concesso, di aumentare le occasioni (limitate) che la
vita offre, di riempire il vuoto che invece cosi' facendo alimenta. Perche'?
Perche' il nostro agire non puo' essere misurato solo sulle conseguenze
piu' immediate o sulla impellenza di bisogni personali piu' o meno artificialmente
e consumisticamente condizionati: il nostro agire ha bisogno di proiettarsi
oltre. Gli idoli (visibili e immediati surrogati di quell'oltre) alla
prima difficolta' si rivelano inutili feticci. Scelte non virtuose non
producono frutti buoni perche' in fondo si vive a ritmo ridotto, e privati
di quell'orizzonte ulteriore agiamo senza intensita', senza quella passione
gratuita (che non pretende ricompensa, ricevendola di fatto dal suo stesso
agire virtuoso) che sta sempre dietro ogni grande gesto.
Ma se quell'oltre riflesso nello spazio-tempo della speranza, fosse una
illusione? Basta considerare evengelicamente il frutti che produce qui
ed ora: se i frutti ci sono, quella speranza non e' una chimera per lo
stesso fatto che ci ha portato ad agire in modo fruttuoso.
Facciamo adesso un passo indietro e domandiamoci in cosa consite la virtu'
della speranza. Come dice Paolo "una speranza che si vede, non e' piu'
speranza: chi infatti spera cio' che vede? Ma se noi speriamo cio' che
non vediamo siamo in attesa mediante la costanza" (Rm 8,24-25).
Per sperare bisogna avere la costanza fiduciosa dell'attesa di un bene
futuro. La disperazione e' l'incostanza sfiduciata che non si attende
dal futuro alcun bene. Ora, se il primo attegiamento, essendo virtuoso,
implica uno sforzo attivo affinche' il bene futuro si concretizzi; il
secondo attegiamento, quello disperato, non implica alcuno sforzo in tal
senso. Nel primo caso si vive, nel secondo ci si lascia vivere (a volte
costretti da situazioni esterne che il singolo non puo' controllare: in
questi casi l'atteggiamento non virtuoso e' ovviamente comprensibile).
Entrambi gli atteggiamenti scommettono sul futuro, dunque anche la disperazione
sussiste solo se c'e' la possibilita' di proiettarsi in un poi (spesso
assolutamente immediato) che ci si prefigura peggiore del presente: tale
atteggiamento implica un'impotenza, un'incapacita' di mutare le cose negative.
La speranza cerca invece di vedere oltre il male presente e per quanto
possibile di trasformarlo in bene. Oggi questa virtu' non sembra molto
praticata, se non per stereotipi o per estensioni cosi' limitate nel tempo
da non poter dar spazio che a una disperazione appena edulcorata. La speranza
svilita al superamento della mera difficolta' contingente, alla prospettiva
del giorno per giorno, rischia infatti di essere facile preda della disperazione.
Dovrebbe essere piuttosto l'atteggiamento disperato ad avere un'estensione
limitata in modo da dare spazio progettuale alla speranza.
La speranza ha bisogno di spazi piu' grandi, di rapporti piu' autentici,
di valori piu' profondi.
Certo trovare un equilibrio fra aspirazioni e realizzazioni e' ontologicamente
(esistenzialmente) difficile: le nostre coscienze oscillano sempre tra
l'abisso del nulla e quello di un tutto-amore che pur sempre abisso e'.
Inoltre le oscillazioni sono condizionate da eventi esterni e interni
che a volte tendono a confondersi con meri immaginari virtuali, e - come
si puo' facilmente "immaginare" - in
tali condizioni uno spazio "etico" e' quantomeno illusorio o comunque
inefficace. E' qui, pero', che un sentimento autenticamente religioso
puo' aiutarci ad uscire dall'impasse, perche' il (vero) senso religioso
e' sempre teso ad ampliare le possibilita' della speranza. Anche religioni
che sembrano piu' filosofiche che etiche, come il buddismo o il taoismo,
pur considerando la realta' illusoria, danno allo spirito la speranza
in un ordine dell'universo che implica un modo d'agire in cui ogni atto
compiuto o non compiuto avra' delle conseguenze: ed e' dunque bene compiere
le azioni giuste.
L' atteggiamento intermedio, di una atarassia fra disperazione e speranza,
e' forse perseguibile concettualmente, ma difficilmente realizzabile,
per il semplice fatto che la stasi non e' piu' vita (che e' piuttosto
movimento, spostamento, cambiamento, cammino), e anche se a volte possiamo
raggiungere un certo controllo della realta' interna (quella dentro di
noi, psicologica, spirituale), non abbiamo il controllo di quella esterna,
che potra' essere tutt'al piu' rifiutata o emarginata ma non cambiata:
il cambiamento puo' aver luogo solo particando la virtu' di una speranza
che
lo prepari, specie se tale speranza non e' limitata al singolo ma diventa
una speranza condivisa con gli altri.
(Johan Thor
Johansson)
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Tommaseo e la filosofia
Filosofia S.f. Scienza delle cause prime. (Rosm.) Delle ragioni
supreme. Dei primi principii o delle ragioni ultime.
Scienza della scienza. (Rosm.) L'uso ha ristretto il significato
della parola filosofi... complesso delle verita' generali e supreme che
devono illustrare e annobilire l'umano intendimento.=D. Conv. 57 Filosofia
e' un amoroso uso di sapienza. E II.3. Amistanza di sapienza. V. l'etim.
in Filosofo.=Sen. Pist. 88 Sapienza si e' perfetto bene della
mente; filosofia si' e' amore e affezione di sapienza. Albert. 51
Filosofia e' perfetto conoscimento dell'uomo, che ricerca la verita'.
Quanto puo' l'uomo averlo perfetto. Ma questa def. ha il vantaggio di
distendere l'uso e il pregio della filosofia anco al conoscimento parziale
d'una serie di verita', purche' pieno nel genere suo, in premio del ricercarla
con amore.
Sarebbe un limitarla chiamandola Scienza della ragione umana. Kant. Scienza
della ragione per via delle idee. Schelling. Scienza delle idee.
Cic. Ne' filosofia e' altro che
studio della sapienza; e sapienza, che la scienza delle cose
divine e delle umane, e delle ragioni che le collegano insieme.=Tes.
Br. 1.2. Filosofia e' verace cognoscimento
delle cose naturali, delle divine e delle umane, tanto l'uomo
e' possente d'intenderne. Pico: La filosofia cerca il vero, la
teologia lo ritrova, la fede lo possiede.
2. Cose da essa trattate. Il seg. intende abbracciarle tutte. D. 1.11
Filosofi... a chi l'attende, Nota, non pure in una sola parte, Come natura
lo suo corso prende Dal divino intelletto e da sua arte. E, se tu ben
la tua fisica (d'Aristotele tuo maestro) note (osservi), Tu
troverai, non dopo molte carte, Che l'arte vostra quella, quanto puote,
Segue (l'arte umana segue la divina. E con Aristotele cita la Genesi).
- Dalla filosofia si divisero poi le scienze de' corpi, e ora esse sole
vorrebbero essere filosofia. Anche in cio' D. e gli ant. son piu' filosofi.
D. Conv. II.13. Giudicava bene, che la filosofia, ch'era donna di questi
autori, di queste scienze, di questi libri, fosse somma cosa.
Parti della filosofia. Gell. in questo senso usa il pl.
Filosofie, impropriam.; che a noi varrebbe il senso del § 3. Prima
filosofia, la Metafisica, poi detta cosi' per
trovarsi il trattato d'Aristotele sopra questa seguente ai libri della
fisica. Altri ora la dice Protologia, che pero' ha senso men generale
di Metafisica. D. Conv. I.1 Siccome dice il Filosofo nel principio
della prima filosofia. E E II.14.
La prima scienza che si chiama Metafisica. Salvin. Disc. 2.466 Oltre
al possedere (gli antichi) in perfetto grado la dialettica,... e appresso
il tenere in grado sublime l'istoria natural... alla prima filosofia s'innalzavano.
Cic. che non era Paolotto, comprendendoci le cose divine, prega in grazia
gli uomini della scimmia ch'e' vogliano pazientemente concedere anco una
Filosofia teologica. Nell'uso ordin. Lo studio della filosofia si parte
in Logica, Metafisica ed Etica; e tra la Metafisca e l'Etica sta la Teologia
naturale; in cima alla Metafisica, l'Ontologia e le scienze de' corpi,
la Cosmologia; la Psicologia tra l'Etica le scienze de' corpi. L'insegnamento
che suol cominciare dalla Logica, dovrebbe dall'Etica congiunta alla Teologia
naturale, per ascendere alla Cosmologia, e quindi venire alla Psicologia,
che prepari solido fondamento alle Scienze naturali; da ultimo la Logica
che addestri a schivar
l'errore nell'applicare alle inferiori le scienze superiori, e
a persuadere e a se' e ad altri la verita'(...)
(dalla voce Filosofia, del Dizionario della lingua italiana, a
cura di Nicolo' Tommaseo et alii, Torino, 1858-79)
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I nostri libri di spiritualita'
e filosofia
Trovate i nostri titoli nella sezione spiritualità
e filosofia del nostro catalogo in rete. La collana arcipelago
e' specificamente dedicata al dibattito filosofico contemporaneo.
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